Decarbonizzazione e investimenti, il punto di vista di HANetf

Maxim Tolchinskiy, Unsplash_news
Maxim Tolchinskiy. (Unsplash)

Si avvicina l'appuntamento con la COP27 in Egitto. Nel programma dell'evento il tema del riscaldamento globale e della sostenibilità è al primo posto. Se c'è stato un tempo in cui la finanza si è trovata a confrontarsi tra ritorno economico e sostenibilità, ora quei tempi sembrano finiti. "Il sentiment degli investitori sta cambiando, ma a oggi non sono stati fatti grandi passi in avanti. Basti pensare a cosa è accaduto in Europa con la crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina. Molti Paesi si sono automaticamente rivolti nuovamente al carbone per alimentare le proprie fabbriche, sebbene i finanziamenti nel settore più inquinante di tutti siano oggi limitati" spiega Phil Beattie di SparkChange, insieme ad HANetf ha quotato lo SparkChange Physical Carbon EUA ETC.

Raggiungere il net-zero è però un obiettivo necessario. Ed è possibile farlo attraverso un processo di decarbonizzazione dei settori altamente inquinanti, "o attraverso la strada dell’innovazione, individuando percorsi nuovi che aiutino l’ambiente. Bisogna quindi cambiare il modo in cui viviamo la nostra quotidianità e puntare su quelle aziende che offrono soluzioni e prodotti alternativi che permettono di decarbonizzare l’economia" commenta Gabriela Herculano di iClima Earth, fintech a impatto che collabora con HANetf dal 2020 quando ha quotato iClima Global Decarbonisation Enablers UCITS ETF e lo iClima Smart Energy UCITS ETF.

Per selezionare questo tipo di aziende l'esperta la fintech utilizza una sistema tangibile, il Potential Avoiding Emission, uno strumento che permette di stimare le emissioni di gas serra evitate ogni anno" gli fa eco

La strategia

Come spiega Beattie, intervenuto di recente a Milano, "lo SparkChange Physical Carbon EUA ETC è un prodotto che consente di investire direttamente sulle quote fisiche di carbonio emesse dall’UE, i famosi "permessi a inquinare", ossia quei certificati che la Commissione europea predispone per gli impianti industriali che superano i limiti di emissione consentiti". Il prodotto funziona come un ETC sull’oro fisico, la società acquista direttamente le quote che detiene in account come garanzia fisica dell’investimento. "Il prezzo di questi certificati a inquinare sale al ridursi della domanda, costringendo così chi inquina a trovare soluzioni alternative, e quindi green, per sviluppare gli stessi processi produttivi. Inoltre, è decorrelato dalle principali asset class di investimento" commenta .

Inoltre, Herculano ricorda che negli ultimi due anni sono stati quotati grazie ad HANetf due prodotti, l’iClima Global Decarbonisation Enablers UCITS ETF (Acc), articolo 9 Sfdr che "è stato il primo ETF al mondo a offrire un’esposizione ad aziende dedicate a servizi e prodotti che evitano o riducono l’emissione di gas serra nell’atmosfera". Il secondo prodotto lanciato nel 2021, l’iClima Smart Energy, è un ETF "che offre esposizione alla decentralizzazione della produzione di energia pulita, ossia la generazione di energia rinnovabile in prossimità del punto di utilizzo, di cui il fotovoltaico domestico è l’esempio più noto" prosegue. Sullo sfondo c'è infatti un dato, gli stati membri europei hanno stabilito che il solare termico dovrà triplicare entro il 2030, arrivando ad una capacità di circa 600 gigawatt. "Se si pensa che metà di questa quota dovrebbe arrivare dal classico pannello solare sul tetto di casa, possiamo immaginare il potenziale di investimento di cui stiamo parlando" sottolinea l'esperta.

Il potenziale di ETF tematici

Perché dunque l'investitore finale dovrebbe indirizzarsi verso un ETF tematico? Secondo Annacarla Dellepiane, head of Sales Italy di HANetf ci sono molti vantaggi come "una totale trasparenza sui sottostanti, che permette di conoscere in ogni momento tutte le posizioni e le partecipazioni possedute; una maggior efficienza fiscale rispetto all'investimento in un fondo e una maggior liquidità".

Inoltre, secondo l'esperienza della professionista: "In Italia sempre più investitori scelgono di ricorrere a uno strumento passivo come un ETF per i molteplici motivi qui presentati, inoltre molti dati hanno messo in evidenza che non esiste alcuna prova tangibile che la gestione attiva performi meglio di quella passiva, soprattutto nel lungo periodo" conclude.