Degroof Petercam AM, il mercato del lavoro del 2018

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Justin Lynham, Flickr, Creative Commons

Ormai sono passati dieci anni dall'inizio della crisi finanziaria e l'economia mondiale mostra i chiari segni di una ripresa uniforme. Ci sono diversi indicatori positivi, tra cui l’aumento del volume degli scambi, i profitti aziendali in crescita e i tassi di disoccupazione in riduzione, che dipingono un quadro ottimistico. Due sono le variabili ancora da tenere sotto controllo: la crescita dei salari e l’inflazione. La sfida delle banche centrali sarà quindi di riuscire a ridurre la quantità di moneta in circolazione senza però ostacolare la crescita globale.

Il mercato del lavoro americano

Gli Stati Uniti stanno assistendo alla terza più lunga espansione economica della storia. Tuttavia, secondo la casa di gestione, la probabilità di una nuova recessione rimane per ora piuttosto bassa. Secondo Degroof Petercam AM, la controversa riforma fiscale del Presidente Trump, supportata dalla maggioranza del partito repubblicano, che mira alla riduzione della tassazione sulle imprese e sui singoli individui, “darà impulso alla crescita economica, ma comporterà in primo luogo un deterioramento delle finanze pubbliche e una crescente disuguaglianza”. Donald Trump ha ridotto l’imposizione fiscale per la maggior parte delle aziende (dal 35% al 21%), e diminuito le aliquote fiscali dei singoli cittadini (dal 39,6% al 37%). Secondo molti analisti questa riforma è molto pericolosa, in quanto andrà a vantaggio solo delle persone più ricche, ma a discapito invece di quelle più povere e della classe media. Nonostante ciò, il tasso di disoccupazione dell’economia americana rimane ancora il più basso degli ultimi diciassette anni, registrando un valore pari al 4,1% a novembre 2017, con la creazione di 228.000 nuovi posti di lavoro nello stesso mese.

Il mercato del lavoro europeo

Negli ultimi due anni, la crescita in Europa ha mantenuto un ritmo sostenuto: questa positività si rileva in tutti i settori, con un riflesso ottimistico anche sul mercato del lavoro. “Tuttavia, non vi è ancora un recupero a pieno titolo: la disoccupazione resta al di sopra dei livelli pre-crisi e vi sono notevoli divergenze tra i Paesi. Ci sono inoltre molti lavoratori scoraggiati che hanno abbandonato la forza lavoro negli ultimi anni, così come lavoratori part-time che preferirebbero lavorare a tempo pieno. Non sorprende quindi che le pressioni salariali restino modeste e che l'inflazione rimanga al di sotto dell'obiettivo del 2%”, considerano dall'asset manager. In Europa, il tasso di disoccupazione a fine ottobre si attesta al 7,4%, con l’Italia all’11,1%. Un dato di rilievo è anche la percentuale di inoccupati in Germania nel 2017 che è scesa al 5,7%, (un livello che non raggiungeva dalla riunificazione). Tuttavia, in Europa rimane il problema strutturale della bassa propensione salariale che riduce i consumi e la crescita dei prezzi. 

La Banca centrale europea mantiene una politica monetaria accomodante, sebbene abbia ridotto il programma di quantitative easing in modo da contenere l’apprezzamento dell’euro e il rischio quindi di allontanarsi dagli obiettivi d’inflazione dei target prefissati. Secondo la casa di gestione, “un rialzo effettivo dei tassi avverrà solo dopo che la BCE avrà posto fine al suo programma di acquisto, presumibilmente nel settembre 2018. Ci si potrebbe dunque aspettare un primo rialzo dei tassi nella primavera del 2019. Per il prossimo anno vediamo opportunità soprattutto nel mercato europeo”, concludono da Degroof Petercam AM.