Dei 75 miliardi messi a disposizione, le banche italiane ne hanno chiesti solo 58

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foto: autor aranjuez 1404, Flickr, creative commons

Per gli istituti bancari italiani sul piatto, da parte della BCE, c’erano fino a 75 miliardi di euro, da restituire dopo quattro anni a un tasso vantaggioso, ovvero dello 0,15%. A una condizione: quella di far ripartire la spirale virtuosa del credito e, a cascata quindi, quella dei consumi. Ma le banche italiane principali si sono limitate a chiedere 58 miliardi, divisi in proporzioni quasi uguali nelle due aste di settembre e dicembre. Le attese, da parte degli analisti, erano di un maggiore entusiasmo. Se, infatti, nella prima operazione a pesare è stata la cautela, anche per il fatto di avere la spada di Damocle del risultato degli stress test che allora non erano stati ancora pubblicati, in quest’ultima occasione non c’erano veri e propri spettri che incombevano.

Ma anche in questo caso la richiesta si è fermata a 29 miliardi di euro. I motivi sono più di uno. Il primo è tecnico: i 75 miliardi totali erano riferiti a tutte le banche del Paese, anche quelle di piccole dimensioni che di solito non partecipano ai rifinanziamenti BCE (per ogni istituto era previsto un tetto massimo pari al 7% degli impieghi). Chi ha aderito lo ha fatto raccogliendo una quota elevata dell’ammontare disponibile. Molti analisti si aspettavano comunque che tutti i 75 miliardi sarebbero stati ritirati, anche perché il costo della Tltro per le banche è molto inferiore a quello medio della raccolta, soprattutto a lungo termine. C’è poi il problema della debolezza della domanda di credito delle aziende. “Vedremo se le imprese hanno davvero bisogno di fondi per nuovi investimenti, visto che grandi percentuali di capacità produttiva restano inutilizzate”, ha ammesso il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. In questo senso la Tltro potrebbe essere un segnale negativo per il credito. È un circolo non virtuoso dato che le banche non vedono una domanda delle imprese tale da richiedere il denaro gratuito della BCE.

“Per le banche intervistate la domanda di prestiti da parte delle imprese è tornata a flettere”, ha rilevato Banca d’Italia nell'ultimo Bank Lending Survey relativo al terzo trimestre. La differenza degli importi richiesti nella Tltro rispetto al massimo ottenibile “sembra confermare le deboli prospettive di una ripresa della domanda di credito in Italia”, hanno sottolineato gli analisti di Icbpi. Il problema è soprattutto la carenza di domanda per investimenti da parte di imprese non in difficoltà finanziaria: le imprese sane hanno tanta liquidità e molte banche disposte a erogare credito (di cui però non hanno bisogno), mentre le aziende in difficoltà lo vorrebbero ma non trovano banche disponibili a prendersi il rischio, con Basilea 3 che incombe. Per questo il mercato del credito si blocca, pur davanti a una corposa iniezione di liquidità a costo zero della banca centrale.

Quel denaro resta intrappolato e non entra nel sistema: un problema di grande rilievo anche per la politica monetaria della BCE, che così non riesce a far risalire l’inflazione verso il 2% e, anzi, vede avvicinarsi l’incubo della deflazione. Secondo l’ABI, l’Unione bancaria sembra chiudere gli occhi sulla finanza speculativa dei gruppi tedeschi e francesi, per tenerli invece troppo aperti sulla qualità del credito, che ora, dopo l’AQR, rischia una nuova stretta da parte di Eba e nuovi principi contabili. 

Ecco come sono andate le 2 Tltro delle principali banche italiane:

Banca 1ª asta del 18 settembre 2ª asta dell'11 dicembre Totale
Unicredit 7,82 2,2 10,02
Intesa Sanpaolo 4 8,59 12,59
Banca Mps 3 3,3 6,3
Iccrea 2,242 1,7 3,942
Po. Emilia Romagna 2 0 2
Banco Popolare 1 2,7 3,7
Creval 1 0 1
Credem 0,735 0 0,735
Banca Carige 0,7 0,4 1,1
Mediobanca 0,578 0 0,578
Banca Sella 0 0,2 0,28
Popolare di Vicenza 0 1,249 1,249
Veneto Banca 0 0,97 0,97
Popolare di Milano 0 1,5 1,5
Ubi Banca 0 3,2 3,2
Popolare di Sondrio 0,35 0,75 1,1
Popolare di Marostica 0 0,075 0,075
Totale 23,5 26,76 50,339