Dieci anni di green bond

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Romolo Tavani / Shutterstcok

Quest’anno ricorre il decimo anniversario dalla nascita del primo green bond (o climate bond). Questa tipologia di obbligazione è nata per iniziativa della Banca europea degli investimenti nel 2007 e in questi dieci anni ha attirato sempre di più l’interesse dei risparmiatori. Il funzionamento del green bond è identico a quello di una normale obbligazione, ma le finalità d’investimento ricadono in progetti sostenibili, legati alla gestione dei cambiamenti climatici, alla prevenzione dell’inquinamento atmosferico e alla promozione dell’efficienza energetica.

RENDIMENTI % 2017 DEI FONDI GREEN BOND PRESENTI SU MORNINGSTAR DIRECT

Fondo Data di lancio Patrimonio (mil. euro) Rend. % ottobre 2017 (€) Rend. % 3 mesi (euro) Rend. % 6 mesi (euro) Rend. % YTD (euro)
Allianz Green Bond 5/10/16 163,92 0,57 0,65 1,14 1,81
Credit Suisse (Lux) Green Bond 24/3/06 15,47 0,79 1,04 0,36 -0,22
Mirova Euro Green & SustCorpBd 8/7/11 200,20 1,12 1,15 1,65 1,97
Parvest Green Bond Classic 7/9/17 101,40 0,53 - - -

 

Come ricorda Aldo Romani, deputy head of funding alla Banca europea degli investimenti, durante l’Investment Conference di Morningstar, “i green bond non a caso sono nati nel 2007 dopo la dichiarazione di Berlino”. L’articolo II della dichiarazione sancisce: “Vogliamo portare avanti assieme la politica energetica e la protezione del clima e contribuire a sconfiggere la minaccia globale rappresentata dal cambiamento climatico”. 

Dal primo green bond del 4 luglio 2007, la BEI ha emesso più di 19 miliardi di euro di obbligazioni climatiche con 11 valute diverse. Le obbligazioni sul clima della BEI hanno finanziato gli investimenti in 146 progetti di energia rinnovabile e di efficienza energetica in 44 Paesi in tutto il mondo. 

Il boom degli ultimi anni 

I green bond non sono emessi solo dalla BEI, ma anche da imprese e istituzioni con meriti di credito molto alti (investment grade). Come precisa Euan McNeil, investment manager del fixed income team di Kames Capital, “le obbligazioni green sono emesse da blue-chip consolidate (come Lloyds e Apple) allo scopo di finanziare progetti sociali o ambientali”. 

Yo Takatsuki, associate director of governance & sustainable investment di BMO Global Asset Management spiega che “per i primi anni il mercato dei green bond era molto piccolo, di nicchia. È stato solo dal 2013 che questo ha cominciato a crescere. Ciò è avvenuto in seguito alle prime emissioni da parte di aziende, come l’utility francese EDF. Da allora, il mercato è cresciuto molto, molto rapidamente”. 

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Dagli 11 miliardi di dollari di emissioni totali nel 2013 a 42 miliardi nel 2015, per arrivare oggi, nel 2017, alla soglia dei 120 miliardi di dollari di emissioni. E il mercato ha visto l’ingresso di molti nuovi emittenti, tra cui Stati sovrani (come il governo francese), emittenti degli Emergenti e sempre di più anche emittenti high yield. Takatsuki continua: “Ci aspettiamo che il mercato continui a crescere e abbiamo speranza che questo possa diventare un mercato da 250 miliardi di dollari entro il 2020”, anche se per Romani, invece, il mercato potrebbe arrivare perfino a una cifra di 1 trilione di dollari entro quella stessa data. “Per la selezione dei titoli verdi, BMO ha un team di green bond che è indipendente rispetto a quello degli analisti degli investimenti. Il team conduce analisi sulle caratteristiche ambientali, sociali e di governance dell’emittente (governi, banche di sviluppo, società, etc.). Insieme a questo, misura anche le caratteristiche specifiche dell’emissione”. 

“Guardiamo a come verranno utilizzate e gestite le risorse derivanti dall’obbligazione”, continua Yo Takatsuki. “Spesso teniamo anche incontri con gli emittenti prima del lancio, in modo da acquisire una conoscenza completa del loro approccio. Inoltre, stabiliamo un approfondito rapporto con gli emittenti dopo il lancio dell’obbligazione. Questo per fornire agli emittenti un riscontro sul loro approccio ai green bond e sulla rendicontazione. Stimoliamo le società a migliorare costantemente le proprie emissioni di green bond, in quanto crediamo che questo possa essere uno strumento cruciale nell’aiutare a mitigare gli impatti sociali dei cambiamenti climatici”.

Ormai molte case di gestione utilizzano questi strumenti nella selezione dei titoli all’interno dei loro portafogli. Il concetto innovativo dei green bond è quello di accountability. L’investitore è puntualmente informato sullo stato di sviluppo del progetto, grazie a una maggiore trasparenza e una rendicontazione sistematica dell’emittente. Hervé Guez, global head of research e CIO of equities & fixed income di Mirova, ricorda però che “è ancora difficile misurare l’impatto delle obbligazioni verdi. A livello obbligazionario, è possibile utilizzare strumenti molto diversi per misurare l’impatto a seconda del tipo di progetto finanziato, quindi il tipo di vantaggio ambientale generato. 

Sul piano del portafoglio, poiché i progetti sono molto diversificati, trovare un quantitativo rilevante è difficile. Uno dei temi cruciali che rimane al centro di ogni progetto è la carbon footprint. Mirova ha sviluppato una metodologia per valutare l’impronta di carbonio dei nostri portafogli, connessa agli investimenti green e per ogni classe di attività in cui investe”.