Disfare o non disfare? L’incognita dell’obbligazionario

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Michael Vallejo, Flickr, Creative Commons

Quanto conviene veramente riservare parte del proprio portafoglio agli investimenti in obbligazioni, dato lo scarso rendimento previsto nel medio/lungo termine? È una delle grandi questioni che attanaglia ultimamente gli investitori. Sono sempre di più, infatti, quelli che hanno sostituito parte delle loro posizioni nell’obbligazionario con altri tipi di strategie, soprattutto alternative. “Tutti gli analisti sono d’accordo sul fatto che con tassi di interesse a livelli così bassi (e che, tra l’altro, potrebbero continuare a calare) lo scenario più probabile è che i rendimenti dei fondi obbligazionari siano piuttosto ridotti e che sia meglio investire nell’azionario. E forse hanno proprio”, sostiene Fernando Luque, editor di Morningstar.

C’è il rischio, inoltre, che i tassi di interesse nel lungo termine inizino ad aumentare (lo stanno già facendo, in realtà) il che si tradurrebbe in perdite per i fondi con una maggiore duration. È necessario che le previsioni cambino affinché si produca il movimento. A novembre, il volume di asset con TIR negativi si è ridotto di un 23% durante il mese. Attualmente, sono 7 i miliardi di dollari con TIR negativi rispetto agli 11 raggiunti nel mese estivo.

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Questo trend potrebbe provocare danni non indifferenti sui portafogli degli investitori, soprattutto in quelli più conservatori che, di norma, hanno posizioni in questo tipo di emissioni. Lo dimostra il fatto che, dall’inizio del mese, i fondi delle quattro principali categorie obbligazionarie dell’eurozona stanno sperimentando cadute superiori al punto percentuale.

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Se l’obbligazionario offre scarse prospettive di rendimento futuro, allora, che fare? Disfiamo tutte le posizioni per passare a un portafoglio 100% azionario? “Ovviamente no, soprattutto perché in caso di crollo delle quotazioni (e ci saranno in futuro) i fondi obbligazionari saranno probabilmente quelli che meglio di tutti potranno bilanciare queste cadute, com’è successo nel 2008”, afferma Luque. L’esperto di Morningstar mostra la correlazione a tre anni della categoria Morningstar Obbligazionario Diversificato Euro con l’Eurostoxx 50.

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La chiave è tutta lì: nella decorrelazione che le obbligazioni apportano in caso di caduta dei mercati azionari. “Una delle soluzioni per le quali gli investitori stanno optando è coprire il rischio di duration per eliminare così il rischio di tassi di interesse. “Il motivo per il quale investire in una classe di azioni di un fondo con copertura di duration è più convincente quando gli investitori credono che è probabile che i tassi di interesse aumentino. Le classi di azioni con copertura di duration saranno interessanti per gli investitori che cerchino maggiore esposizione al rischio di credito con meno esposizione al rischio di tassi di interesse”, spiegano da Goldman Sachs AM, da cui fanno stanno percependo un notevole propensione dei propri clienti verso questa soluzione.

Un’altra delle soluzioni adottate tra gli investitori è ridurre la duration nei loro portafogli, incorporando fondi obbligazionari a breve termine. È quanto stanno facendo anche molti gestori di fondi multiasset, riducendo la duration dell’obbligazionario per risentire il meno possibile della correzione in questo comparto. Uscire totalmente dal mercato obbligazionario non sembra essere una soluzione valida, perché verrebbe meno il motivo principale dell’esistenza dei fondi misti: diversificare l’investimento per non concentrare il rischio in un’unica asset class.