Dishnica (Pictet AM): "Nell’obbligazionario si è ricostruito già tanto valore"

Flora Dishnica News
Flora Dishnica, immagine concessa (Pictet AM)

I mercati stanno attraversando uno scenario complesso per l’inflazione persistente e le banche centrali che adottano politiche restrittive per cercare di arginarla, con il rischio però di portare l’economia globale in una fase recessiva. Un mix di fattori negativi che penalizza i listini globali ed è causa di perdite consistenti per le principali asset class. “Il cambio di passo delle Banche Centrali avviato con i verbali della Fed di gennaio è sicuramente uno dei principali rischi per gli investitori in vista dei prossimi mesi”, spiega Flora Dishnica, Investment manager del team Euro Multi Asset di Pictet Asset Management in un’intervista a FundsPeople. “Da quel momento, abbiamo assistito al continuo rafforzamento di un messaggio ultra-restrittivo, e di una prospettiva di tassi al rialzo che ha causato forti perdite su obbligazionario e parecchi timori sull’azionario”, continua.

L’inflazione si è dimostrata estremamente ‘testarda’”, ricorda l’esperta ripercorrendo la sequenza di shock che nel corso degli ultimi due anni ha generato la fiammata dei prezzi. “Durante il primo shock da Covid, la domanda era rimasta forte, ma con una produzione quasi azzerata per via dei lockdown. A ciò hanno fatto seguito riaperture non sincronizzate che hanno causato problemi di catene di approvvigionamento e reperibilità delle forniture di vari componenti. Infine, questa dinamica inflattiva si è scontrata con un altro grande shock: la guerra in Ucraina”, spiega Dishnica.

Atterraggio morbido da verificare

Qui sta, però, secondo l’esperta di Pictet AM la difficoltà per le banche centrali: cercare di raffreddare la domanda per venire incontro a una offerta che non ha mai recuperato la capacità pre-Covid. “In questo scenario, le Banche Centrali possono solamente modificare la domanda, aumentando i tassi e restringendo le condizioni finanziarie, con la speranza che la domanda rallenti quanto basta per essere ribilanciata con l’offerta”, dice. “Questo è lo scenario del ‘soft landing’: rallentare senza troncare completamente la domanda”, continua. “Il problema è che, per i mercati, l’atterraggio morbido è ancora tutto da verificarsi: i dati dell’economia reale negli USA rimangono ancora solidi, mentre l’inflazione persiste e sembra che la Fed dovrà continuare ad alzare i tassi”, osserva.

L’Europa rallenta più degli USA

L’Europa ha lo stesso problema degli USA in termini di inflazione complessiva fuori controllo. Ma diversamente dagli Stati Uniti, l’inflazione europea è guidata soprattutto dall’aumento dei prezzi energetici. “Nel medio-termine, ci possiamo aspettare un raffreddamento della domanda indotto dal caro-energia. Tuttavia, vari esponenti della Bce, tra cui Isabel Schnabel, hanno commentato che non si è certi che la distruzione di domanda derivante dall’aumento dei prezzi dell’energia sia sufficiente a far rientrare l’inflazione. Per questo motivo la Bce continuerà con la politica monetaria restrittiva nel prossimo futuro”, analizza Dishnica. “Per la Bce è importantissimo ancorare le aspettative di inflazione, per questo deve essere molto decisa sul messaggio e sulla direzione della politica monetaria restrittiva”, afferma.

E a ciò bisogna aggiungere il rischio legato alla situazione geopolitica, dato che a oggi appare altamente probabile che la guerra in Ucraina continui e che il gas russo terminerà o non verrà recuperato. Questi mesi secondo la manager saranno perciò fondamentali per capire come i governi si muoveranno per assicurarsi fonti alternative di approvvigionamento, anche oltre questo inverno. “L’economia europea sembra comunque più vicina a un rallentamento economico rispetto a quella americana, con effetti anche sul corso dell’inflazione”, aggiunge l’esperta. “Sul fronte economico, riteniamo che i primi segnali di cedimento della domanda arriveranno dall’Europa”, aggiunge.

Mercati emergenti

Anche i mercati emergenti navigano in acque agitate per il dollaro forte, condizioni finanziarie restrittive e tassi americani in aumento. Eppure, secondo Dishnica, ci sono aree che si distinguono in positivo. E ciò dipende dal fatto che la crisi che l’economia globale sta attraversando è nata con dinamiche specifiche legate alle materie prime, di cui alcuni Paesi del comparto emergente sono esportatori. “L’America Latina ne ha beneficiato grazie alla distanza geografica dall’Europa e alla connessione più forte con l’economia americana”, dice l’esperta. Inoltre, moltissime banche centrali emergenti hanno cominciato ad alzare i tassi in anticipo rispetto alla Fed per far fronte ai rischi inflittavi. “Il Brasile è tra quei Paesi che si stanno fermando con i rialzi e dove ci sono segnali di rientro dell’inflazione”, spiega. “Favoriamo anche paesi come il Messico per la vicinanza all’America. La deglobalizzazione, infatti, andrebbe a beneficiare gli stati più vicini agli USA, in quel processo chiamato ‘re-shoring’ per ridurre i rischi di approvvigionamento”, dice. Infine, per quanto riguarda la Cina, a pochi giorni dalla fine del congresso del Partito Comunista Cinese che ha riconfermato la leadership di Xi Jinping, l’esperta non vede segni di svolte significative nel breve sulla politica zero-Covid, che continua a incidere sulle prospettive di crescita economica.

Asset class su cui puntare

In base a questo scenario, nell’ottica di un approccio multi asset, l’idea dell’esperta di Pictet AM è di iniziare ad accumulare maggiormente sull’obbligazionario, in particolare parti lunghe in America. “Più la Fed deve essere aggressiva e più il mercato inizierà a prezzare la probabilità di una recessione: la parte lunga incorpora i futuri tagli, che avverranno nel momento in cui l’economia andrà in recessione”, afferma Dishnica. In Europa, invece, si sta concentrando sulle parti brevi fino ai 5 anni. “La Bce ha dichiarato intenzioni molto forti in termini di restringimento monetario ma la dinamica recessiva sembra più probabile in Europa”, dice. “Riteniamo per tanto che il mercato abbia già prezzato generosamente l’ammontare complessivo di rialzi che la Bce potrà effettuare, e che sarà probabilmente obbligata a fermarsi in tempi più rapidi di quanto si pensi nel contesto ipotizzato”, dichiara. Più cauta invece la view sull’azionario. “Le azioni sono più protette in America che in Europa per via della situazione geopolitica. Le valutazioni non sono più care, ma non si è ancora assistito a una revisione sugli utili”, dice. “In America la earning season è appena cominciata: le prossime settimane saranno importanti per capire dove si assesteranno gli utili societari e come si muovono le previsioni”, argomenta. “Nell’obbligazionario si è ricostruito già tanto valore, con molti rendimenti a scadenza aumentati di 3 o 4 volte rispetto a inizio anno, e per questo motivo inizia a essere il settore verso cui riposizionare il portafoglio multi asset rispetto all’azionario”, conclude.