Diversificare non solo il portafoglio, ma anche il team. Il nuovo obiettivo delle SGR

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Il principio di diversificazione è la base della teoria del portafoglio, ma questo vale anche per il capitale umano? La diversity e l’inclusione, che siano di genere, culturali o religiose, rappresentano ancora una sfida importante per governi e aziende che mirano ad uno sviluppo e una crescita sostenibile. Ne è la prova un ambizioso programma della Commissione Europea promosso da Ursula von der Leyen che ha posto tra le sue priorità “la parità, in tutti i sensi del termine”, come garanzia di un’Europa più prospera. Anche gli asset manager sentono una tale esigenza e prendono atto dei benefici che derivano da un team di investimento misto e i fund selector sono sempre più attenti a questa caratteristica nella scelta dei gestori terzi. Ne abbiamo discusso nell’ultima parte della tavola rotonda sull’evoluzione degli investimenti sostenibili.

Un aspetto peculiare della diversity è che è oggettiva, ciò vuole dire che se esiste un gap, quello è evidente e misurabile. D’altro canto gli sforzi impiegati da parte delle società per colmarlo portano a risultati chiari e tangibili, per questo motivo l’industria dell’asset management ha deciso di puntare su qualcosa che permetta di dimostrare l’impegno verso un’economia più sostenibile.