Dollaku (State Street): “Perché è inevitabile investire nell’asset intelligence”

Denis Dollaku, Country Head per l’Italia, State Street
Denis Dollaku, Country Head per l’Italia, State Street

“Alpha” è la parola che sintetizza il concetto di creazione di valore associato alla gestione attiva ma, significativamente, è anche il nome scelto da State Street per identificare l’universo di servizi relativo a quella che è vista dalla società statunitense come la più grande sfida che si trova ad affrontare l’industria finanziaria: la gestione efficiente dei dati. È questo il principale argomento dell’intervista che Funds People ha potuto realizzare in esclusiva con il nuovo country head di State Street per l’Italia, Denis Dollaku, che sostituisce nel ruolo Riccardo Lamanna dopo la recente nomina a responsabile di State Street Global Exchange in EMEA.

Dollaku, che festeggerà nel 2020 i venti anni di attività nel colosso statunitense per cui ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità nelle sedi di Boston, Londra e Monaco di Baviera, è in forza alla branch italiana da 8 anni. Da direttore generale ha guidato la divisione Operations, Product & Information Technology, assumendo, infine, con il nuovo incarico la responsabilità dell’intera offerta di State Street Global Services in Italia.

Il nuovo panorama dei servizi finanziari

“Assistiamo a un cambiamento significativo nel campo del risparmio gestito, un settore cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni. Insieme alla crescita è arrivata anche la competizione con conseguente pressione sui margini di profittabilità. I costi sono inoltre diventati più onerosi a causa anche dei cambiamenti normativi e contemporaneamente è visibile una mutazione delle strategie di investimento a causa dei tassi negativi e degli loro effetti sui rendimenti. I gestori oggi per fare la differenza hanno bisogno di asset intelligence, ossia di avere a disposizione a costi accessibili una grande quantità di dati preorganizzati e razionalizzati con una modalità uniforme in modo che siano analizzabili in funzione della ricerca di alpha”, afferma Dollaku.

La rincorsa alla pluralità di esigenze emerse nel corso degli ultimi anni relativamente alla gestione dei dati associati all’attività di investimento ha portato all’introduzione di sistemi all’interno della catena del valore chiamati a soddisfare funzioni specifiche. “Questi”, afferma il country head per l’Italia di State Street, “in molti casi non comunicano, o lo fanno in modo inefficiente, l’uno con l’altro”. “Front office, middle office e back office formano molto spesso un mosaico composto da tessere che faticano a dialogare tra loro. La nostra missione è quella di portare organicità in questo sistema frammentato”, aggiunge.

La forza della specializzazione

“Siamo una banca ma non una banca tradizionale: non offriamo servizi di investment banking e commercial banking. Siamo specializzati nelle attività di sercuty services e questo è il nostro punto di forza", chiarisce Dollaku, che rivela come i gestori siano consapevoli della potenzialità associata all’innovazione nella gestione dei dati e stiano investendo in modo significativo nel comparto. La cifra messa in campo da State Street in tale ottica è 2,6 miliardi di dollari statunitensi, pari al costo dell’acquisizione di Charles River Development, provider leader di strumenti e soluzioni di front office nel settore degli investimenti. “L’origine dell’operazione è una specifica esigenza della nostra divisione asset management, State Street Global Advisors, che ha espresso la necessità di una maggiore efficienza nell’utilizzo delle differenti piattaforme utilizzate. Le nostre valutazioni hanno identificato in Charles River Development la migliore soluzione presente sul mercato, con un ulteriore punto a favore rappresentato dal fatto che una grossa fetta dei clienti di State Street già utilizzavano i servizi della società”.

Dall’operazione, completata ad ottobre del 2018, ha origine la visione front-to-back che ha portato alla nascita di Alpha che, spiega Dollaku, non deve essere inteso solo come integrazione dei servizi di front, middle e back office, ma come un universo il cui legante è un concetto di data management che fa dell’armonizzazione e consistenza del dato un fattore di contenimento del costo e potenziale generazione di valore. “L’obiettivo”, chiarisce, “è fornire ai gestori una piattaforma tecnologica il più possibile integrata, un centro di controllo unificato in cui trovare tutti gli strumenti per ottimizzare la propria attività. La riduzione dei costi è una conseguenza poiché si minimizza l’attività di riconciliazione dei dati poiché nel momento in cui siamo in grado di creare una “gold copy” tale operatività risulta superflua”. “Ciò non si traduce però in un sistema autoreferenziale poiché Alpha è concepito in un’ottica di architettura aperta, in grado cioè di dialogare con differenti sistemi, uniformando il flusso di informazioni anche nel caso di implementazione di singoli moduli”, completa.

Non solo asset management

“Oggi la nostra sfida è quella della definitiva implementazione di Alpha e cioè di una infrastruttura tecnologica flessibile e sinergica per arrivare a coprire l’intera catena del valore attraverso dati uniformati”, dichiara il manager. Un obiettivo che punta alla creazione di un grado di efficienza e trasparenza che è interessante non solo per il settore asset management. “Nel mercato italiano vediamo importanti opportunità nei campi del wealth management, delle assicurazioni e dei fondi pensione, anche se per quanto riguarda quest’ultimo comparto molto dipenderà dal grado di evoluzione permesso da una cultura finanziaria ancora deficitaria nel Paese. Il settore degli alternativi è, ad esempio, una porzione di mercato che interessa in modo trasversale tutti questi attori e in cui la gamma di servizi che siamo oggi in grado di fornire può dare un apporto decisivo”.