Donald (Lazard AM): l’approccio relative value all’azionario dei mercati emergenti

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James Donald, head of Emerging Markets, Lazard AM

Battuta d’arresto per i mercati emergenti per la diffusione del Coronavirus. L’ottimismo con cui gli investitori avevano salutato la sigla della “fase uno” dell’accordo fra Cina e Stati Uniti sembra ormai far parte di un’epoca passata. Quella che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato ufficialmente essere una pandemia, sopraggiunge dopo un 2019 di buone performance azionarie degli emergenti, con l’indice MSCI Emerging Markets che era salito lo scorso anno del 19%. Ma lo scenario è stato stravolto dall’avvento di questo “cigno nero”. Dal picco di metà gennaio l’azionario dei mercati emergenti è sceso di oltre il 7% nelle due settimane successive. Le perdite sono continuate in questi mesi portando l’MSCIEF a toccare il punto più basso dal 2017. A completare il quadro a tinte fosche si è aggiunta la contesa tra Russia e Arabia Saudita che ha portato ad una caduta dei prezzi del petrolio.

Se sul breve periodo la situazione appare molto incerta, ci sono tuttavia dei fattori da tenere in considerazione per far luce sul futuro di questo comparto. Ne abbiamo discusso con James Donald, head of Emerging Markets di Lazard AM e gestore del fondo Emerging Markets Equity, che nel 2020 ha ottenuto il marchio Blockbuster di FundsPeople. Donald vanta un’esperienza nel settore degli investimenti di oltre 35 anni e da più di 20 anni lavora per l’asset manager statunitense. Grazie ad un team di sei specialisti amministra un fondo con oltre 800 milioni di euro di masse che, con una gestione attiva, punta a generare rendimento investendo in titoli azionari di società che hanno sede o detengono importanti interessi economici nei mercati emergenti. Tramite un approccio relative value, a partire da un universo investibile di 1500 aziende il fondo seleziona 70-90 titoli, che compongono il portafoglio finale. Grande attenzione anche per i criteri ESG, tema su cui, spiega il manager, è al lavoro da quasi 20 anni, con uno screening delle società in base ad un punteggio sulla loro sostenibilità.

Già a margine di un incontro con gli investitori in Italia di febbraio Dondald individuava tra le principali fonti di rischio per il comparto, oltre alle elezioni negli Stati Uniti di novembre e ad un dollaro forte, l’arrivo di una recessione globale. Pericolo che sembra ora più tangibile per gli impatti che il Coronavirus potrebbe avere sulla crescita.

Coronavirus e prezzo del petrolio pesano sugli emergenti

“Il COVID-19 stava già pesando sulle prospettive della domanda di petrolio e sulla crescita globale. La decisione di aumentarne la produzione ha aggiunto ulteriore pressione sul prezzo del greggio, sul mercato azionario e sulle stime di crescita globali”, osserva Donald. “Un continuo calo del prezzo del petrolio potrebbe essere più impegnativo per gli esportatori, tra cui Russia, Colombia, Messico, Brasile. Sebbene i prezzi più bassi potrebbero essere vantaggiosi per gli importatori dei mercati emergenti come India, Indonesia, Filippine, Corea del Sud, Turchia ed Europa centrale ed orientale, sarà fondamentale prestare attenzione agli afflussi di portafoglio per colmare gli attuali deficit”, spiega.

Secondo il gestore nelle scorse settimane si è notevolmente aggravato il divario growth/value e, se la situazione dovesse continuare ad evolvere in questa direzione, potremmo essere vicini ad un grande cambiamento nella leadership di mercato. “I mercati emergenti dipendono dalla crescita e quest'anno ci si aspettava che il premio per la crescita andasse a loro favore”, sottolinea Donald, “tuttavia, i recenti avvenimenti hanno ritardato tutto ciò, spostandolo alla seconda metà di quest'anno o potenzialmente al 2021”, afferma.

I Paesi e i settori su cui concentrarsi

In questo scenario, come è cambiata l’esposizione del portafoglio dell’Emerging Markets Equity? Abbiamo un'esposizione relativamente superiore all'indice nei settori dell’IT e dell'informazione, della finanza e dell'energia, ed un'esposizione inferiore all'indice nel settore dei consumi discrezionali”, illustra Donald. “Dal punto di vista dei singoli paesi, l'esposizione è relativamente superiore all'indice per Russia, India e Indonesia, ed inferiore per Cina e Taiwan”, evidenzia.  

Abbiamo anche utilizzato il sell-off di YTD come opportunità per raccogliere aziende di alta qualità, in particolare in India, aumentando l'esposizione alle nostre posizioni in servizi IT, prodotti chimici per l'agricoltura, energia e servizi di comunicazione”, aggiunge il gestore. “Infine sono state anche leggermente ridotte le posizioni che hanno sovraperformato in tutto il settore del gaming e degli industriali in Cina, nonché nell'industria dei semiconduttori coreana”, conclude.