È in vista un superciclo trainato dal rame? La parola a Jean-Baptiste Berthon

fonte: Unplash
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L'impennata dei prezzi del petrolio, del ferro e del rame osservata negli ultimi mesi ha indotto molti a parlare di un superciclo delle materie prime. In un ciclo delle materie prime ordinario, i prezzi aumentano con la domanda. I produttori di commodity incrementano la produzione fino a quando l'offerta supera la domanda, dopodiché i prezzi diminuiscono. In un superciclo, invece, l'offerta non riesce a soddisfare la domanda per un periodo prolungato, così che i prezzi continuano a salire per anni o addirittura decenni. Cosa impedisce all'offerta di soddisfare la domanda? Risponde Jean-Baptiste Berthon, senior Cross-Asset strategist di Lyxor Asset Management: “Accrescere le capacità di estrazione di metalli o di petrolio delle aziende richiede tempo, così come assumere e formare i lavoratori. Questo processo può durare anni. Quindi, quando la domanda aumenta più bruscamente di quanto anticipato dai produttori, per questi ultimi può essere difficile recuperare il ritardo. È in quel momento che può cominciare un superciclo”.

Un secolo di supercicli

I supercicli sono il frutto di cambiamenti profondi nel nostro modo di vivere, che hanno aumentato drasticamente il nostro appetito per le materie prime. “Negli ultimi 120 anni, ci sono stati quattro supercicli di questo tipo”, spiega Berthon.

Il primo è cominciato negli anni '90 dell'800, con l'inizio dell'industrializzazione negli Stati Uniti, ed è proseguito sino alla fine della Prima guerra mondiale, alimentato dalla domanda di armamenti. Il secondo è iniziato negli anni '30 del '900 ed è durato fino agli anni '50. È stato trainato dall'adozione generalizzata di automobili e dalla Seconda guerra mondiale. Il terzo è avvenuto tra la fine degli anni '60 e i primi anni '80, con un'accelerazione negli anni '70, a causa delle tensioni in Medio Oriente e della conseguente interruzione della fornitura di petrolio. Alla fine, però, le fonti di energia alternative hanno provocato un controshock petrolifero negli anni '80. Il superciclo più recente è iniziato con l'ingresso della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio nel 2001. Le riforme economiche e l'urbanizzazione massiccia del gigante asiatico hanno spinto la domanda di materie prime verso nuovi massimi. Nel 2008, però, la crisi finanziaria globale ha interrotto bruscamente questa corsa”.

Potremmo allora trovarci nelle fasi iniziali di un nuovo superciclo. “Questa volta, i cambiamenti profondi potrebbero essere la crisi del Covid-19 e la transizione energetica – spiega il senior strategist di Lyxor -. Mentre i prezzi del petrolio e dei metalli sono schizzati alle stelle negli ultimi mesi, i produttori hanno faticato a soddisfare la domanda. La guerra commerciale sino-statunitense e la pandemia hanno indotto molti di loro a ridurre le capacità e i nuovi investimenti sono stati scarsi. La domanda è destinata a crescere ancora. Con la distribuzione dei vaccini contro il Covid-19, le economie stanno riaprendo. I governi hanno annunciato massicci programmi di stimolo fiscale e le banche centrali stanno mantenendo i tassi d'interesse su livelli pari o prossimi allo zero. I tassi bassi possono contribuire ad alimentare un boom delle materie prime, dato che gli investitori utilizzano le commodity (e in particolare l'oro) per ottenere rendimenti più elevati e sfuggire all'inflazione. Parallelamente, il dollaro statunitense di recente si è indebolito; poiché le materie prime sono scambiate in questa valuta, un dollaro più debole può alimentare la domanda”.

In cosa sarebbe diverso questo nuovo superciclo?

Il superciclo, qualora dovesse effettivamente verificarsi, potrebbe essere per certi versi differente da quelli precedenti visto che gran parte degli stimoli fiscali pianificati in tutto il mondo ha un carattere fortemente "green". Prosegue Jean-Baptiste Berthon: “L'American Jobs Plan del presidente Biden prevede un investimento di 174 miliardi di dollari in veicoli elettrici, parallelamente agli impegni presi sul fronte dell'energia pulita e delle infrastrutture green. L'Unione europea, dal canto suo, ha annunciato il più grande pacchetto di stimoli green di sempre, del valore di oltre 500 miliardi di euro, mentre il Regno Unito si è impegnato a favore di una migliore ricostruzione. Infine, la Cina ha annunciato obiettivi di emissioni di carbonio ambiziosi per i prossimi decenni”.

In virtù di questa enfasi sulla transizione energetica, è probabile che un eventuale nuovo superciclo sarà trainato non tanto dai combustibili fossili, bensì dal rame, il cui prezzo ha raggiunto un livello record a maggio. Secondo lo strategist di Lyxor questo metallo, usato sia nelle infrastrutture tradizionali sia in quelle green, svolge anche un ruolo cruciale nella produzione di veicoli elettrici: “Ci aspettiamo una carenza di rame nel corso di quest'anno. L'attuale impennata è stata trainata dalla domanda proveniente dalla Cina ed esacerbata dalle perturbazioni legate al Covid nelle miniere del Cile e del Perù. Anche se probabilmente la domanda cinese si ridurrà, il resto del mondo dovrebbe colmare il vuoto lasciato. Il prezzo del rame sembra quindi destinato a raggiungere nuovi massimi”.

Anche i prezzi del petrolio e del gas naturale sono nettamente aumentati. Il gruppo OPEC+ ha iniziato ad allentare i recenti tagli alla produzione, ma è probabile che la nuova offerta venga assorbita alquanto rapidamente. Parallelamente, il gas da scisti statunitense ha da poco iniziato a generare profitti dopo anni di perdite, ragion per cui i produttori prudenti non stanno apportando modifiche alla capacità. L'enfasi sull'energia pulita nei vari pacchetti di stimolo non avrà un impatto immediato sulla domanda di combustibili fossili; la costruzione delle infrastrutture verdi richiede infatti energia tradizionale. Tuttavia, le implicazioni a lungo termine non sono altrettanto chiare.

Quali sono le conseguenze di un possibile superciclo?

Berthon presenta le possibili implicazioni di un superciclo per gli investitori: “L'aumento dei prezzi delle materie prime è il segnale di un dato importante: l'inflazione. Un boom delle commodity determinerà, prima o poi, un aumento generalizzato dei prezzi. Si tratta di una brutta notizia per gli obbligazionisti, poiché la maggior parte dei prodotti a reddito fisso non offre protezione dall'inflazione”. Senza dimenticare l’azionario. Prosegue lo strategist: “I supercicli precedenti sono iniziati in un contesto caratterizzato da prezzi delle materie prime bassi e quotazioni azionarie elevate: esattamente le stesse condizioni che prevalevano quando è ha avuto inizio l'attuale impennata delle commodity. Le azioni quotano ancora a livelli record, il che potrebbe però anche suggerire che siamo prossimi all'inizio di un superciclo. I supercicli passati hanno coinciso con il crollo dei listini dai massimi. Ma le azioni non sono tutte uguali. Le quotazioni azionarie delle società attive nei settori dei materiali e dell'energia potrebbero registrare un ottimo andamento in caso di un nuovo superciclo, e anche altri titoli ciclici potrebbero beneficiare di un boom delle materie prime”.

Fattori a sfavore dell'inizio di un nuovo superciclo

Ci sono, tuttavia, alcuni fattori che potrebbero impedire l'instaurarsi di superciclo. Conclude Berthon: “Se il tasso di crescita della Cina dovesse rallentare significativamente, anche la domanda globale di commodity scenderebbe. La tecnologia rappresenta un'altra incognita. La domanda di combustibili fossili potrebbe ridursi a seguito di miglioramenti sul fronte dell'efficienza energetica, tecniche di riciclaggio più efficienti e una maggiore digitalizzazione industriale.

Infine, qualora l'amministrazione Biden non dovesse essere in grado di attuare pienamente i suoi pacchetti di stimolo, il boom delle materie prime potrebbe non raggiungere la scala prospettata da molti. Se gli eventi del 2020 ci hanno insegnato qualcosa, è che le nostre capacità previsionali sono limitate. Pertanto, non è detto che assisteremo a un nuovo superciclo delle materie prime, sebbene ciò rimanga una possibilità che gli investitori dovrebbero prendere seriamente in considerazione nel valutare il posizionamento dei loro portafogli”.

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