È ufficiale. Dal 1° luglio la tassazione sulle rendite lieviterà dal 20 al 26%

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foto: autor Dave Dugdale, Flickr, creative commons

I back office delle banche stanno lavorando a pieno ritmo per rispettare la data del 1° luglio, quando partirà l’inasprimento della tassazione sulle rendite finanziarie dall’attuale 20% al 26%. Lo scorso 18 giugno, infatti, il Parlamento ha approvato il decreto Irpef che contiene appunto, tra le altre cose, le disposizioni in materia di rendite finanziarie. Fanno eccezione i titoli di Stato e i buoni fruttiferi postali, la cui aliquota rimarrà il 12,5%, e i fondi pensione che però saranno colpiti da un piccolo inasprimento tanto che passeranno dall’11 all’11,5%.

Un cambiamento non da poco conto, che mette a dura prova intermediari e risparmiatori i quali, esattamente come in presenza del precedente incremento, ovvero quello varato a inizio 2012 dal governo Monti che aumentò l’aliquota dal 12,5 al 20%, si trovano proprio ora a decidere quali mosse fare sul fronte dell’affrancamento. Gli istituti di credito, quindi, a questo punto, oltre ad adeguare le procedure, devono informare la clientela sulla possibilità di affrancare i capital gain maturati sugli strumenti finanziari detenuti su un certo conto titoli alla data del 30 giugno.

In questo caso il contribuente potrà scegliere di assicurarsi la tassazione al 20% pagando, senza vendere i titoli, un’imposta sostitutiva sulla plusvalenza latente ai valori di borsa del 30 giugno, con l’effetto che solo i proventi realizzati dopo tale data saranno tassati al 26%. In ogni caso, tutte le situazioni vanno valutate singolarmente.