Ecco come scegliere un fondo a scadenza

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bitslammer, Flickr, Creative Commons

Finora, a decretarne il successo, sono state la forte spinta commerciale da parte delle reti di collocamento e la bontà dei rendimenti grazie ai tassi bassi. I fondi a scadenza con cedola (che nel panorama italiano, si può dire, coincidono) hanno quindi riscosso molto interesse da parte degli investitori, soprattutto del segmento retail. Del resto, se si guarda ai dividendi europei, negli ultimi dieci anni questi hanno rappresentato più del 100% dello Stoxx 600. “Questi fondi sono appositamente costruiti per dare l’impressione di somigliare a titoli obbligazionari, con una scadenza definita e delle cedole periodiche (in genere annuali). Una forma chiaramente proposta per cercare di rintracciare i bot people, ovvero gli investitori tradizionali italiani che tendono a preferire il reddito fisso (titoli di stato o buoni postali in misura principale), soprattutto ora che i rendimenti e le cedole dei titoli obbligazionari sono basse”, spiega Piermattia Menon, analista in Consultique.

I fondi a cedola con scadenza nel 2017 mostrano rendimenti interessanti (come si vede dalla tabella sotto), “poiché hanno generalmente beneficiato di un periodo di tassi di interesse in diminuzione. C’è da dire però che in questo contesto anche l’investimento in titoli di Stato italiani con scadenza 2017 avrebbe garantito performance in doppia cifra. Se poi si fossero usati strumenti diversificati sui titoli di Stato dell’area euro (per esempio ETF ishares Euro government Bond) si avrebbe ottenuto il 34% circa in cinque anni, con un livello di rischio paragonabile", aggiunge ancora. C’è un però. È praticamente impossibile, per l’investitore, capire cosa realmente si cela all’interno del fondo stesso e quindi valutare l’effettiva corrispondenza alle sue necessità”.

"Per garantire cedole elevate in un periodo in cui i tassi sono molto bassi questi strumenti devono investire in asset class più rischiose, come il debito dei Paesi emergenti oppure l’azionario. Inoltre, anche all’interno dell’obbligazionario potrebbero esservi nascosti titoli molto rischiosi, come i subordinati bancari”, dice l'esperto. Ovviamente le SGR sono dotate di funzioni di controllo dei rischi assunti che valutano la corrispondenza tra i rischi e gli obiettivi di rendimento ma la gestione flessibile, la mancata dichiarazione di un benchmark oggettivo di riferimento e le stesse denominazioni generiche riducono la trasparenza verso l’investitore finale. Precisa Menon che “questi fondi sono principalmente rivolti alla clientela retail che ha bisogno di integrare i propri redditi con una fonte diversificata, mentre si rivelano molto meno indicati per la gestione di patrimoni importanti e sono, quindi, molto poco utilizzati tra la clientela private”.

Nome del fondo Asset Rendimento conseguito Rendimento distribuito in cedole
Anima Traguardo 2017 Cedola 4  55.377.350 14,20% 15,14%
Anima Traguardo 2017 Cedola 4 II  109.350.958 17,19% 12,00%
Anima Traguardo 2017 Cedola 4 III  122.751.433 12,35% 12,00%
Anima Traguardo 2017 Multicedola  25.121.234 11,25% 12,00%
Arca Cedola Bond 2017 Alto Potenziale IV  140.851.987 25,39% 16,40%
Arca Cedola Bond 2017 Alto Potenziale V  94.090.795 21,64% 14,96%
Arca Cedola Bond 2017 Alto Potenziale VI  214.564.371 11% 10,50%
Aureo Cedola II - 2017  156.199.882 20,25% 11,58%
BCC Cedola III - 2017  119.261.245 11,35% 9,40%
BCC Cedola III Opportunità - 2017  128.651.730 11,22% 11,21%
Cedola Italia 2017  7.847.297 21,30% 16,38%
Cedola Paesi Scandinavi 2017  10.035.043 30,50% 19,54%
Euromobiliare Cedola 3 - 2017  113.476.143 11,48% 6,00%
Sol Eurizon Cedola Doc 05/2017 RD  30.974.267 15,63% 8,60%
Sol Eurizon Cedola Doc 07/2017 RD  15.816.089 15,50% 9,20%
Sol Eurizon Cedola Doc 09/2017 RD  10.516.650 12,33% 6,60%
Sol Eurizon Cedola Doc Italia 11/2017 RD  44.775.539 16,61% 8,10%
UBI SICAV Cedola Certa 2013-2017 R  334.903.159 20,45% 14,00%

Dati mensili: Fonte Bloomberg

Occhio al meccanismo di distribuzione della cedola 

“Questo è dubbio perché i regolamenti dei fondi consentono ai gestori di prelevare la cedola da distribuire direttamente dal capitale investito”, dichiarano Bruno Fanan, consulente finanziario indipendente e Marco Busato, analista finanziario indipendente di Tutela del Risparmio di Torino, studio di consulenza e pianificazione finanziaria indipendente nata nel 2006. Un esempio? Se il fondo ha avuto un rendimento del 3,5% ma deve pagare una cedola del 5%, la differenza (1,5%) viene prelevata dal capitale investito attraverso un rimborso di quest’ultimo. Come riportato nei prospetti informativi: l’importo da distribuire potrà anche essere superiore al risultato di gestione del fondo, in tal caso la distribuzione rappresenterà un rimborso parziale del valore delle quote.

I fondi a cedola presentano altre inefficienze: fiscali perché quando la cedola viene tassata come un capital gain, pur trattandosi di rimborso di capitale e non di utile il cliente paga le tasse sui propri soldi investiti e non su un reale guadagno. Inoltre le commissioni di entrata sono elevate, pagate subito o prelevate annualmente dal patrimonio del fondo insieme ai costi di gestione, della banca depositaria, e eventuali di uscita. Tra oneri di collocamento, di gestione, di performance e accessori, ogni sottoscrittore pagherà anche oltre il 3%, pure in caso di rimborso inferiore al capitale versato”, precisa Fasan.

E aggiunge: “per la scadenza del fondo a cedola è il sottoscrittore a dover comunicare le modalità di rimborso, altrimenti la liquidità non viene rimborsata ma reinvestita in un altro fondo: il risultato è ritrovarsi un prodotto che non si era scelto e non funzionale alle esigenze della propria pianificazione finanziaria. Quindi bisogna scegliere bene, se no ci si può trovare nella situazione in cui alla sicurezza di una cedola non corrisponde la restituzione del capitale”. Come? “L’investitore dovrebbe prestare molta attenzione nella sottoscrizione di questi fondi, verificando ad esempio il livello di rischio segnalato nel KIID (il documento con le informazioni chiave per gli investitori). Questo è un numero da 1 a 7 e si dovrebbe tener conto del fatto che l’investimento in titoli di Stato dell’area euro dovrebbe avere un indice non superiore a 3. Inoltre lo stesso documento riporta sinteticamente la descrizione dei rischi assunti” conclude l’analista di Consultique.