Ecco come si svilupperanno i futuri progetti di La Française

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L’innovazione continua e costante è una delle caratteristiche principali che permettono ad ogni impresa, operante in qualsiasi settore, di far fronte ad un mondo in continua evoluzione. Lo stesso vale per l’industria dell’asset management; società di gestione lanciate in nuovi e ambiziosi progetti attirano infatti l’appetito del mercato, ed è quello che cercano di fare da La Française AM

In occasione del sesto “Journalist Day” organizzato nell’headquarter parigino, Patrick Rivière (foto), managing director della casa di gestione, illustra i principali progetti facenti parte del processo di product development dell’asset manager focalizzati principalmente sui segmenti real estate e fixed income, note expertise della casa.

Il primo è il Grand Paris Project, vincitore di tre luoghi iconici di sviluppo della capitale francese. In particolare, come spiega Guillaume Pasquier, head of Business Development, Grand Paris Project di La Française Real Estate Managers, il progetto coinvolge Parigi e provincia, area considerata dal manager “il maggior business center per uffici d’Europa, e il terzo al mondo, con 53.000 metri quadrati di spazi dedicati ad uffici nella regione parigina. Un centro economico che ospita le maggiori imprese globali operanti in un vasto numero di settori, nonché il centro turistico più visitato al mondo che prevede ancora significative prospettive di crescita data la favorevole posizione nel costesto di post-Brexit, i futuri Giochi Olimpici 2024 e la sua candidatura all’EXPO del 2025”. La proposta di La Française è quella di offrire accesso al progetto creando potenziale per gli investitori internazionali, assicurando posizioni iniziali sui terreni e monitorando lo sviluppo dei luoghi chiave.

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Fonte: La Française.

Annesso al suddetto progetto vi è il lancio di due veicoli tematici di investimento immobiliare, uno per ogni target di mercato, sia per investitori istituzionali sia retail. “I portafogli includeranno alloggi, uffici e spazi retail”, commenta Rivière. L’offerta della casa prevede inoltre soluzioni alternative di finanziamento per proprietari, come il Property for Life; il lancio di un fondo real estate a valore aggiunto; la chiusura del fondo tematico senior housing; il lancio di un nuovo veicolo di investimento con scadenza fissa al 2025.

Il managing director sottolinea inoltre il lancio del nuovo sustainable global real estate index in partnership con Global Property Research, nonché la premiazione di La Française come “Best Sustainable Real Estate Fund Manager of the Year” da parte del Property Funds World, 2018. “Ci teniamo a sottolineare anche il successo riscontrato da NewAlpha, un fondo fintech chiuso in giugno 2017 che ha raccolto 56 milioni di euro in soli otto investimenti. Siamo inoltre cofounder di Suave, il primo incubatore fisico dedicato al 100% al settore finanziario. Infine, proponiamo ed esportiamo la strategia Premia sia in Francia che all’estero (2,6 miliardi di euro di masse gestite a maggio 2018)”, afferma Rivière. 

A fargli eco è Philippe Lecomte, CEO della casa, che focalizzandosi sullo sviluppo a livello internazionale spiega le tre strategie core della società:

  • “Per essere ‘esportatori’ delle proprie soluzioni di investimento, queste dovrebbero soddisfare tre condizioni: soddisfare la domanda locale, offrire un vantaggio competitivo e riuscire ad esportare le proprie expertise. Nel caso di La Française, expertise nelle strategie di investimento fixed income, ma in particolare fixed maturity, real estate, impact investing e strategie di investimento quantitative e alternative. Prima di esportare all’estero bisogna essere leader nel proprio mercato locale”, appunta Lecomte.
  • Cercare di soddisfare gli standard internazionali. “La domanda straniera è simile a quella locale. Le esigenze degli investitori italiani, spagnoli o tedeschi non sono molto diverse da quelle degli investitori francesi”, commenta il CEO.
  • Soddisfare le esigenze della clientela attraverso opportunità cross-selling up-selling.

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Fonte: La Française.

In ultima istanza, ma non per importanza, Laurent Jacquier-Laforge, CIO dell’asset manager, introduce l’ennesima expertise della casa, il La Française Inflection Point, un team London based integrato di esperti portfolio manager supportati da un team di ricerca specializzato in climate finance e fattori ESG/carbon research. Laforge spiega quindi il perché i cambiamenti climatici rappresentino un’effettiva soluzione di investimento date le sfidanti prospettive climatiche, e dove, a detta del manager, i risparmi degli investitori globali dovrebbero offrire un supporto finanziando la transizione energetica. “Un focus particolare va sulla decarbonizzazione, un fenomeno che sta registrando non poche pressioni da parte degli investitori, regolatori e politici; bisogna infatti aumentare i requisiti riguardanti la climate finance transparency. La carbon footprint è ormai resa pubblica da molti dei più rilevanti investitori globali”, afferma Laforge. 

Il fondo zero carbon

Secondo il manager, l’investimento “carbon-conscious” rappresenta una necessità, ed è già uno standard in molti Paesi. “Un impatto low-carbon può contribuire alle performance di un investimento grazie alla correlazione positiva tra fattori ESG e rendimenti, diversificando fortemente il portafoglio e considerando un monitoraggio superiore del rischio”, dichiara.

Come sottolinea il CIO, in Svezia, ad esempio, i fondi pensione pubblici devono riportare le proprie carbon footprint; SIFA (the Swedish Investment Fund Association) sta infatti lavorando sulle relative linee guida di reporting, così come altre entità quali FRRERAFPUK EAPF, ecc. “Crediamo che imprese prive di un approccio al carbone siano esposte a maggior rischio rispetto a quelle maggiormente preparate al tema. Ciò potrebbe infatti comportare un aumento dei rischi regolamentari, non-compliance, con possibili multe future; una maggiore e significante esposizione ai rischi climatici; un rischio di diminuzione del supporto finanziario da parte degli investitori alla ricerca di opportunità low carbon”, spiega Laforge.

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Il CIO fa sapere come i temi su cui investe il team siano principalmente l’automazione, i semiconduttori,elettricità/energy storage rinnovabili. “Il processo di investimento applicato alla strategia carbon neutral è molto innovativo e ampiamente discrezionario,ed è composto in tre fasi:

  1. 1) Applichiamo un filtro sistemico ESG che esclude sistematicamente, appunto, quelle società che risultano nell’ultimo decile dell’universo ottenuto. 
  2. 2) Svolgiamo un’analisi fondamentale valutando i rispettivi fattori: carbon efficiency, energy efficiency, material efficiency, water efficiency, gestione dell’inquinamento, governance ambientale e dati di ricerca utilizzati dal modello proprietario del team Inflection Point. Vi è quindi un’analisi strategica del settore e del posizionamento competitivo dell’azienda, della sua capacità di innovazione, della sua adattabilità e responsabilità. Infine viene svolta una valutazione da parte degli analisti e portfolio manager attraverso modelli di valutazione per definire il prezzo target.
  3. 3) A conclusione, vi è la costruzione di un portafoglio interattivo considerando il controllo delle esposizioni, la gestione del rischio e l’ottimizzazione del CO2”.

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Fonte: La Française.