Ecco i numeri dell’operazione Unicredit-Santander

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Ken Teegardin, Flickr, Creative commons

Sono passati 14 anni da quando Unicredit (l’allora Credito Italiano) ha acquistato l’americana Pioneer Investments. Ora è la volta di una nuova operazione industrial-finanziaria: la creazione di un polo europeo dell’asset management, insieme al Santander. L’obiettivo, nel dettaglio, è costituire un colosso del risparmio gestito del valore di 350 miliardi di euro di asset in gestione. Del resto, è proprio questo il settore che sta dando una grande mano alle banche italiane per macinare commissioni. Se si guardano i bilanci delle banche, infatti, una cosa salta subito all’occhio: che negli ultimi 12 mesi il peso delle commissioni di negoziazione, gestione e consulenza sul totale delle commissioni nette è cresciuto. In altre parole, fino a quando non ripartirà la macchina del credito, il settore del risparmio si farà sempre più prezioso per gli istituti di credito.

Unicredit ha così deciso di proseguire le trattative per la cessione del 50% di Pioneer con Santander ritenendo l’offerta migliore per prezzo e strategia rispetto a quelle (alternative) con i private equity Cvc Capital Partners, in partnership con il fondo sovrano di Singapore Gic, e Advent International. Così, se l’operazione dovesse andare in porto, si arriverebbe alla creazione di una società “con 350 miliardi di euro di masse gestite, tra le prime 15 in Europa e tra le prime 25-30 al mondo”, ha fatto sapere Federico Ghizzoni, ad del gruppo che a Milano ha sede in Piazza Gae Aulenti. Illustrando le sinergie, ci sono potenziali importanti per la rete distributiva di oltre 20 mila sportelli, presenti in Europa e sud America, senza contare e la presenza di Pioneer negli Stati Uniti. “Partiamo con una posizione sul mercato captive invidiabile perché pochi hanno a disposizione oltre 21 mila sportelli. Si parte subito con masse importanti”, ha continuato il numero uno di Unciredit escludendo tagli di personale a seguito della fusione. Nessun interesse, invece, a prendere parte a acquisizioni sul territorio italiano. Inoltre, il modo in cui l’accordo con Santander è strutturato permetterà a Pioneer di avere accesso ai canali di distribuzione della banca spagnola, che si andranno così a sommare alla rete di Unicredit.

Attualmente, Pioneer gestisce il 69% delle sue attività per conto di clienti dell'Europa occidentale, di cui molti italiani, e dell’America Latina e un altro 19% per conto di clienti statunitensi. Nel dettaglio, il progetto in discussione prevede un’aggregrazione, probabilmente attraverso una fusione, tra Pioneer e Santander Asset Management. Unicredit, Santander e l'accoppiata Warburg Pincus e General Atlantic (attuali soci degli spagnoli in Santander AM) deterranno un terzo a testa della realtà che nascerà dalla fusione. Negli anni a venire “i fondi usciranno, probabilmente tramite un Ipo, e la nuova realtà diventerà una società quotata con due soggetti paritetici: Unicredit e Santander”, ha aggiunto Ghizzoni. Oggi Unicredit detiene il 100% di Pioneer Investments, mentre Santander Asset Management è controllata per il 50% da Banco Santander e per la restante parte da Warburg Pincus e General Atlantic.

L’operazione dovrebbe assegnare a Pioneer Investments un valore tra 2,7 miliardi e 3 miliardi di euro, pari al 10-11% dell’ebitda della divisione e la transazione potrebbe includere un pagamento in contanti da parte di Banco Santander e dei due fondi. Banca Akros ha fatto sapere che “Santander Asset Management nel maggio 2013 era stata valutata 2,05 miliardi di euro, l’1,3% degli asset in gestione. Una valutazione simile di Pioneer oggi sarebbe quindi pari a 2,5 miliardi”. Anche secondo gli analisti di Equita SIM 2,5 miliardi di euro sono una cifra coerente e pari a 11 volte il rapporto prezzo/utile. Fanno sapere che “l’impatto positivo sul capitale sarebbe di 20 punti base, che permetterebbe a Unicredit di raggiungere un Common equity tier 1 (senza considerare l’asset quality review) a fine anno dell’11%, livello decisamente adeguato”.