Ecco perché la prima tranche di Tltro è andata al di sotto delle aspettative

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L’esito della prima asta Tltro della BCE è stato piuttosto timido. E, a sentire gli esperti, si fa sempre più inevitabile l’avvio di un quantitative easing, ovvero un massiccio piano di acquisti di asset privati e soprattutto di titoli di Stato dei Paesi di Eurolandia. L’ammontare dei fondi richiesti lo scorso giovedì dalle 255 banche europee è stato di soli 82,6 miliardi di euro, mentre erano in molti ad aspettarsi di arrivare almeno a 120-110 miliardi.

In parte lascia perplessi il fatto che le banche non abbiano approfittato dell’offerta della BCE di finanziamenti quadriennali al tasso dello 0,15%. Ma, secondo gli analisti, è meglio sospendere il giudizio per il momento dato che, per valutare davvero l’efficacia dell’operazione messa in campo dalla BCE, bisognerà aspettare la seconda asta, quella dell’11 dicembre, quando sarà messo a disposizione delle banche un massimo di 317,4 miliardi (l’ammontare complessivo massimo delle prime due aste è di 400 miliardi).

Secondo Enrico Vaccari, fund manager di Consultinvest SGR, “a dicembre probabilmente le richieste saranno superiori e più prossime ai 200 miliardi perché, a quel punto, le banche avranno un’idea più chiara delle loro necessità di finanziamento e della loro strategia sui prestiti all’economia reale in quanto conosceranno i risultati sull’AQR (asset quality review, ndr) e sugli stress test e avranno completato il processo decisionale sull’allocazione del budget per il prossimo anno. Inoltre, molte banche hanno temuto di non riuscire a collocare molto credito. Del resto, dal canto loro, non è certo questo il momento migliori per riuscire a erogare prestiti alle aziende con le prospettive economiche che restano nere.

Infine, questo è un momento in cui le banche sono sottoposte a una serie di scadenze, tutte molto strette”. Il riferimento va anche al fatto che, con valuta 24 settembre, 33 banche dell’Eurozona rimborseranno in anticipo i prestiti ottenuti dalla BCE in occasione delle due LTRO (Long Term Refinancing Operation) condotte tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012. Queste banche, fa sapere l’Eurotower, restituiranno in tutto 19,8 miliardi di euro. Dal momento che si tratta di una cifra quasi quadrupla rispetto a quella della scorsa ottava (5,9 miliardi) e di quelle che vengono mediamente rese settimanalmente, è probabile che gli istituti di credito abbiano accelerato il rimborso delle LTRO per sostituirle, anche parzialmente, con i prestiti TLTRO ricevuti giovedì dalla BCE in occasione della prima asta per questo tipo di crediti. Da notare che i prestiti TLTRO vanno regolati per valuta il 24 settembre, lo stesso giorno in cui si regolano i rimborsi anticipati di LTRO.

Continua Vaccari: “ da qui si vedrà l’impatto netto della liquidità poi all’inizio di ottobre ci sarà il programma di acquisto degli ABS da 400 miliardi. La bassa richiesta porterà a spingere di più sull’acquisto di ABS da parte della BCE e questo aiuterà le banche senza aspettare la loro richiesta di funding. Non è escluso, a questo punto, di arrivare poi al quantitative easing, che è la misura che piace di più alle banche. Il percorso è consistente e fa parte di un programma già ben tracciato. Tutto questo impianto procedurale fa parte di una serie di misure che porteranno la Bce a giocarsi le sue carte migliori”. Secondo Angelo Dipasquale, responsabile del fixed income di Equita SIM, “sono fattori tecnici oggettivi che hanno determinato questo esito. C’è da ricordare che ci sono ancora in piedi le vecchie LTRO che costano meno e che sono in scadenza da qui a dicembre: le nuove hanno uno spread di 10 pb sul tasso ufficiale di sconto della BCE mentre le altre erano senza spread. Quindi le banche, soprattutto quelle dei paesi core, aspettano quindi a prendere quelle nuove perché costano di più. Con un tasso sui depositi in BCE che è del -0,20%, con titoli di stato hanno rendimenti negativi o prossimi allo zero, prendere una liquidità che costa 0,15% e doverla impiegare a tassi negativi li ha scoraggiati.

È una procedura tecnica costosa in termini di tempo e di risorse e molte banche hanno preferito rinviare a dicembre. Inoltre c’è incertezza sulla necessità del capitale. Questa deriverà da AQR e stress test e molte non sanno quanto sarà la loro capacità effettiva di effettuare prestiti anche perché sanno di avere davanti otto aste e di avere due anni di tempo. Per le banche italiane, gli esami quali AQR e gli stress test potrebbero portare fino a 1,5-2 punti percentuali di abbattimento del core tier 1. Quello che manca a molte banche è il capitale e fino a che non hanno una visibilità su questo, hanno preferito rinviare questa scelta. Infine, la contingente situazione economica asfittica mette freni su un approccio al credito più espansivo. La BCE chiederà sempre di più alle banche di essere capitalizzate”.

Tra gli istituti di credito, sono state quelle italiane (insieme alle spagnole con 15 mld) a partecipare di più, portando a casa più di 23 miliardi di euro. Per Unicredit si parla di 7,75 miliardi, Intesa Sanpaolo ha partecipato per 4 miliardi su un potenziale di 12,5 miliardi. Mps ha ricevuto 3 miliardi, 2,24 miliardi Iccrea, 2 miliardi Bper, 1 miliardo il Banco Popolare e 1 il Credito Valtellinese, 735 milioni Credem e 570 milioni circa Mediobanca. Non hanno partecipato Bpm e Veneto Banca che probabilmente si presenteranno all’asta dell’11 dicembre. Anche Ubi Banca non ha presentato richieste.