L’analisi di Maxi Rohm, gestore del Neuberger Berman Global Equity Megatrends Fund pone l’accento sui megatrend più significativi degli ultimi anni dai quali far emergere buone opportunità d’investimento.
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Molto rumore per nulla? Non è esattamente così quando si parla di intelligenza artificiale ma vale la pena comunque prestare grande attenzione all’hype che si è andato creando nel corso degli ultimi anni attorno al trend dell’intelligenza artificiale. A dirlo è Maxi Rohm, Portfolio manager del Neuberger Berman Global Equity Megatrends Fund. “Quando si tratta di investimento azionario è bene fare attenzione al clamore generato dall’inteligenza artificiale generativa. È chiaro che le aziende coinvolte con l’AI stanno vivendo un fantastico presente e hanno davanti a loro un attrettanto brillante futuro ma – in qualche caso - le loro valutazioni ci rendono poco tranquilli. Ad esempio, per alcuni tra i Magnifici Sette, non ci sentiamo così sicuri di prendere questo livello di rischio e, per questo, abbiamo solo Alphabet in portafoglio”, ammette il gestore di questo fondo con Rating FundsPeople 2024.

La strategia tra convinzione e disciplina
La strategia è nata nel 1991, “e si basa sulla necessità di essere investitori il più possibile pazienti il che si ottiene attraverso una logica di investimento basata sull’alta convinzione. Scegliamo solo pochi e selezionati investimenti, al momento si tratta di circa 23-24 titoli in portafoglio, siamo molto attenti nella selezione e spendiamo molto tempo con i leader delle aziende che abbiamo in portafoglio così da avere una conoscienza profonda della aziende, cosa che ci permette di minimizzare i rischi e restare pazienti nelle fasi sfidanti”, dice Rhom raggiunto da FundsPeople negli uffici di Milano di Neuberger Berman in occasione di un suo recente viaggio.
Si diceva, uno degli obiettivi è quello di minimizzare i rischi d’investimento. “Per fare questo ci limitiamo a scegliere dei business che sono davvero supportati da venti favorevoli, anche per questo nel nome del fondo c’è la parola megatrend. Sono megatrend che supportano ognuna delle aziende in portafoglio, proteggendolo dalle oscillazioni di natura macroeconomica. Ne abbiamo 9 al momento e ci guidano verso business con una crescita futura visibile e prevedibile, a volte più lenta altre più veloce”, prosegue. Inoltre, si mettono sotto la lente quelle società caratterizzate da una forma di unicità lato prodotto, servisio o tecnologia, e che sono posizionate al meglio per beneficiare di questi megatrend. “Bisogna anche essere molto disciplinati, e questo è uno dei motivi per cui abbiamo fatto bene nel 2022, poiché, quell’anno, eravamo investiti in nomi che trattatavano a valutazioni ragionevoli. Insomma, non è la stessa cosa se la caduta avviene dal primo o dall’ultimo piano”, ci tiene a sottolineare il gestore.
Come si diceva all’inizio, la bolla dell’AI impensierisce il professionista ma a anche la disruption collegata al trend AI. "Le aziende piccole e grandi stanno investendo molto per adattarsi ai propri settori in trasformazione e sopravvivere. Ci saranno vincitori e vinti. In tutti i settori un elemento di differenziazione fondamentale, a nostro avviso, sarà avere a disposizione asset di dati privati su cui fare leva", commenta.
In un universo investibile estremamente ampio come quello azionario globale, un mandato più flessibile aumenta anche la convinzione. "Un mandato più flessibile ci permette di trovare opportunità in tutto lo spettro del mercato. Spesso troviamo opportunità d'investimento in titoli a più piccola capitalizzazione associati ad un business solido, ben gestito e con valutazioni più ragionevoli, come ad esempio l'azienda leader nel settore dei prodotti per animali domestici nel Regno Unito", afferma.
Update di portafoglio
Quello di Neuberger Berman Global Equity Megatrends Fund è un approccio di lungo periodo infatti, “deteniamo ancora aziende dal 2006 e 2007 ma abbiamo anche un turnover del 20% circa, l’anno scorso abbiamo aggiunto due nuovi nomi al portafoglio e un altro nel corso di questa prima parte dell’anno. Di recente abbiamo anche abbandonato o ridotto diversi investimenti, in particolare di società che si occupano del tema della transizione energetica e che hanno quindi goduto di un significativo apprezzamento del prezzo azionario, una nel nostro megatrend delle infrastrutture energetiche e un'altra nel nostro megatrend dell'efficienza energetica", spiega.
Infine, per ciò che riguarda l’esposizione geografica, “teniamo in conto il fattore rischio quindi preferiamo guardare alla fonte dei ricavi piuttosto che al luogo, la composizione in questo senso è molto simile a quella dell’MSCI Word: 55% US, 25% Europa e altri Paesi sviluppati, 20% emergenti”, conclude Rohm.