Elezioni USA, quanto saranno rilevanti?

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Jonathan Simcoe, Unsplash

Partito il conto alla rovescia per le elezioni USA. La data del 3 novembre è ormai alle porte ed è alto l’interesse tra gli investitori sull’esito del voto, per i possibili impatti sull’economia e sugli investimenti. Nonostante i sondaggi suggeriscano il cosiddetto ‘Blue Sweep’, ossia la vittoria del candidato Democratico Joe Biden, nessuno si azzarda a dare il Presidente in carica Donald Trump per finito, soprattutto dopo il flop degli exit poll delle scorse presidenziali che davano Hillary Clinton per vincente.

L’appuntamento elettorale giunge nel clima di pesante incertezza per il Covid-19. La pandemia sta avendo forti ripercussioni sul voto e non soltanto a livello di dibattito politico. Anche da un punto di vista prettamente logistico per arginare i contagi secondo le previsioni degli esperti più della metà dei 160 milioni di voti saranno espressi per posta, contro i 30 milioni del 2016. Questo fattore apre l’incognita che il conteggio delle schede subisca dei ritardi, con una probabile impennata della volatilità se si dovesse aprire una fase di incertezza sul vincitore. “Il buon senso ci dovrebbe indicare che il prossimo Presidente sarà Biden, ma lo scenario è ancora aperto: non sappiamo ancora cosa voteranno gli elettori silenti, che non rivelano le loro intenzioni di voto ai sondaggisti”, afferma Ken Taubes, CIO US di Amundi Pioneer. “Inoltre il vero rischio per i mercati è di non conoscere il risultato del voto per molti giorni o addirittura settimane”, aggiunge.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che una vittoria democratica al Senato non è affatto scontata, nonostante Joe Biden abbia un buon margine di vantaggio nei sondaggi: “Biden ha bisogno di assicurarsi questa vittoria per portare avanti il suo programma a favore del lavoro e dell'aumento della spesa pubblica”, afferma Jeanne Asseraf-Bitton, Global Head of Market Research di Lyxor Asset Management.

Scenario di vittoria dei Democratici

Nel caso di una 'Blue Sweep' e con una maggioranza democratica al Senato, un pacchetto di stimoli di 2,2 trilioni di dollari diventerebbe probabilmente legge nel primo trimestre del 2021. Nella seconda metà del 2021 potrebbe poi essere approvato un importante pacchetto economico decennale che rifletterà l'agenda dei Democratici. “Questo prevedrebbe presumibilmente l’aumento del salario minimo a 15 dollari all'ora e aumenterebbe le tasse sugli individui con patrimoni consistenti e sulle grandi aziende. Al tempo stesso, ci sarebbe una maggiore spesa pubblica, in particolare per le infrastrutture, l'istruzione e l'energia pulita. Eventuali tasse bancarie e misure antitrust potrebbero pesare sui servizi finanziari e sul settore tecnologico, mentre una legislazione volta all’abbassamento dei prezzi dei farmaci avrebbe un impatto sui settori Pharma e Biotech”, prevede Asseraf-Bitton. Sul versante della politica estera una vittoria di Biden porterebbe ad un atteggiamento nel complesso più conciliante: “La contrapposizione con la Cina non sarebbe abbandonata: il colosso asiatico è destinato a rimanere in ogni caso il rivale strategico, visto che il sentimento anti-cinese è largamente condiviso (e bi-partisan). In tale contesto, per non disperdere le energie e non rischiare di restare politicamente isolati, è ipotizzabile una ripresa del multilateralismo, mediante riavvicinamento alla NATO e all’Unione Europea con cui i Democratici condividono, peraltro, l’attenzione per le tematiche ambientali”, osserva Andrea Delitala, head of Euro Multi Asset di Pictet Asset Management.

Se i Repubblicani resistono

Se Biden otterrà la presidenza ma non la maggioranza del Senato, sarà probabilmente raggiunto un accordo con i Repubblicani per portare avanti il pacchetto di aiuti economici da 1,5 trilioni di dollari per fronteggiare l’emergenza Covid-19. “Tuttavia, nel caso in cui Trump riesca a mantenere il potere, con una maggioranza del Senato, un pacchetto di 1,5 trilioni di dollari rimane probabile, ma questo avrà un'attenzione molto maggiore sulle priorità del partito repubblicano”, spiega Asseraf-Bitton.

Impatti sul lungo termine

In questo clima di grande attesa, la lettura che giunge da Flossbach von Storch AG è all’insegna del ‘disincanto’: “A nostro avviso, il risultato sarà irrilevante, per lo meno per chi si occupa di investimenti a lungo termine. Infatti né Trump né Biden saranno in grado di cambiare i principali driver del mercato dei capitali. Non potranno intervenire sulla politica della banca centrale, che rimarrà espansiva per lungo tempo. Gli stimoli fiscali non scompariranno, date le conseguenze del coronavirus sull’economia statunitense. E infine, ma non meno importante, anche il conflitto con la Cina continuerà probabilmente con la stessa intensità, a prescindere da chi siederà alla Casa Bianca in futuro”, conclude Philipp Vorndran, Capital Market Strategist.