Secondo una ricerca di Scope Ratings l’ammontare complessivo investito in ELTIF supera “significativamente” le stime del 2021. Private debt asset class più gettonata. Italia e Francia mercati più evoluti.
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Un mercato più ampio del previsto, spinto dagli investimenti privati e dagli stimoli normativi e (per quanto riguarda l’Italia) fiscali. Tanto emerge da una ricerca di Scope Ratings, agenzia di rating europea, che ha indicato in 7,5 miliardi di euro la stima del capitale complessivo collocato negli European Long Term Investment Funds (ELTIF) nell’Unione. “La stima più recente a fine aprile 2021 era di 2,4 miliardi”, scrivono i ricercatori che riportano il nuovo ammontare emerso da un sondaggio su 31 gestori patrimoniali in merito a 43 (dei 53 prodotti registrati e commercializzati al 31 dicembre 2021) ELTIF registrati presso quattro autorità di controllo dei mercati nazionali (NCAs), oltre alla nostra Consob, la francese AMF, la spagnola CNMV e la CSSF in Lussemburgo, e presenti nel registro tenuto da ESMA. Complessivamente i 43 ELTIF vantano masse per 7 miliardi, mentre i dieci prodotti su cui Scope non ha sufficiente visibilità si aggirano tra i 200 e i 700 milioni (da qui la stima per 7,5 miliardi complessivi).
Le asset class più richieste
Nel dettaglio, il private debt emerge come l’asset class più “gettonata”: il settore attrae infatti il 36% dei volumi di investimento (2,53 miliardi per 16 prodotti), seguito da quello delle infrastrutture (31% dei volumi, 2,17 miliardi); il 26% circa del patrimonio (1,82 miliardi) è investito in ELTIF che puntano sul private equity, mentre il restante 7% è veicolato in diverse asset class (nove prodotti). Un altro dettaglio riguarda l’identità degli investitori: mentre il 46% dei prodotti è riservato ai soli investitori professionali, oltre la metà (54%) può essere collocata sia tra investitori professionali, sia tra soggetti retail.

Tra i gestori più attivi individuati da Scope, figurano Amundi, Azimut, BlackRock, CommerzReal, Muzinich e Partners Group.
Il mercato italiano
Il maggior numero di prodotti è registrato presso la CSSF (ben 23) e sono commercializzati in diversi Paesi del blocco, segue la Francia con 18 ELTIF (di cui sei distribuiti anche al di fuori del suolo francese). Dieci ELTIF sono registrati in Italia, due in Spagna, e sono distribuiti soltanto sui rispettivi territori nazionali. I mercati più evoluti, su questo fronte, sono tuttavia quello italiano e francese. La piazza tricolore è dominata da investitori privati, “che beneficiano di incentivi fiscali a determinate condizioni”, mentre in Francia (che vanta anche la storia più lunga) sono principalmente investitori professionali. La Germania sconta un certo ritardo nel settore, secondo Scope la ragione sarebbe da attribuire a una certa diffidenza montata nel mercato tedesco dopo i bassi ritorni degli investimenti chiusi durante la crisi finanziaria.
Nel dettaglio sull’Italia, emerge un volume di mercato pari a 1,83 miliardi per un totale di 28 ELTIF commercializzati. Come detto sono gli investitori privati a guidare la raccolta, il dato è confermato anche dal taglio medio dei prodotti con investimenti generalmente inferiori ai 100 mila euro per cliente. A giustificare questo “fermento”, scrivono gli analisti, sono gli incentivi fiscali riservati ai prodotti “PIR compliant”. Il regime fiscale degli ELTIF è, infatti, assimilabile a quello dei PIR alternativi per un periodo minimo di detenzione di cinque anni. Ci sono altre ragioni che facilitano la distribuzione degli ELTIF. In primo luogo la presenza di società come Azimut, che vanta un’importante offerta di questi prodotti (a fine 2021 erano sei), a questo si aggiunge la presenza di una solida rete di consulenti finanziari nel Paese che hanno spinto sui prodotti. La ricerca sottolinea, inoltre come “Dei nove prodotti che investono in più asset class, gran parte del volume totale, di circa 478 milioni (ossia il 6,8%), è distribuito in Italia. Questo perché molti dei prodotti ELTIF PIR compliant non sono limitati a un'unica asset class”.
Driver di crescita
A spingere sull’acceleratore per il futuro degli ELTIF, secondo Scope sono due variabili. In primis un driver di crescita potrebbe essere rappresentato dalle modifiche regolamentari in discussione in sede europea, volte a ridurre le restrizioni su offerta e distribuzione. A questo si sommerebbero i vantaggi derivanti dalla creazione di un mercato secondario in quanto, soprattutto gli investitori retail, “vedono l'illiquidità della maggior parte dei prodotti ELTIF come un ostacolo”. Scope cita ancora l’esperienza italiana, che mostra come “gli incentivi fiscali possono essere un ulteriore importante motore di crescita per il mercato”. Anche l’UE potrebbe essere interessata a una commercializzazione più diffusa degli ELTIF, che potrebbero rivelarsi come “uno strumento potente nell'implementazione del Green Deal europeo, in quanto promuovono gli investimenti in beni reali e in infrastrutture”. Di conseguenza, ci sono molti elementi che suggeriscono che lo slancio recentemente osservato nel mercato degli ELTIF continuerà.
Prospettive
E questo è confermato da un altro dettaglio che indica come siano stati registrati più prodotti nel 2020 che tra il 2016 e il 2019. In chiusura, Scope riporta come il volume stimato del mercato degli ELTIF, compreso tra 7,2 e 7,7 miliardi di euro, rappresenti ancora soltanto una piccola quota (0,11%) del mercato totale degli investimenti in fondi chiusi, ma evidenzi il loro potenziale di crescita. "Dopo alcune difficoltà iniziali, gli ELTIF si stanno affermando nel mercato europeo del private banking e tra gli asset manager", scrivono gli analisi che indicano come l'andamento si evidenziato sia dal numero di ELTIF registrati nel tempo sia dal numero di gestori. L'indagine Scope mostra che molti gestori patrimoniali che hanno già o avevano un ELTIF in distribuzione stanno lavorando su prodotti di follow-up. Inoltre, alcuni nuovi prodotti sono entrati in distribuzione all'inizio del 2022.