Energia pulita, la sfida per gli investitori di oggi e domani

Energy transition
Energy transition

Non è un momento facile per gli investimenti ESG. I mercati si muovono in uno scenario profonda incertezza dovuto alla persistenza di un'inflazione al di sopra del suo livello obiettivo a cui si aggiunge la guerra in Ucraina e infine, ma non da ultimo, in cui si inserisce il cambio di rotta delle politiche monetarie delle banche centrali. Nonostante i timori legati alle performance degli ultimi mesi, la sostenibilità resta ai primi posti tra le richieste degli investitori. Questo anche perché uno dei grandi temi al centro delle iniziative di investimento nei prossimi anni sarà la transizione ecologica.

Secondo l'Energy Transition Investment Trends 2022, gli investimenti globali in questo processo hanno raggiunto il livello record di 755 miliardi di dollari nel 2021, grazie anche alla pressione politica dei paesi di tutto il mondo. Le installazioni globali di energia eolica e solare hanno raggiunto nuovi record nel 2020 e nel 2021, così come le vendite di veicoli elettrici, e la COP26 di Glasgow ha portato progressi su diversi fronti importanti. Gli obiettivi dello zero netto del governo ora coprono o sono destinati a coprire il 90% delle emissioni globali.

Allo stesso tempo, la crisi globale dell'energia e delle materie prime, l'ambiente macroeconomico in rapida evoluzione e le sfide politiche offuscano l'orizzonte. Può essere difficile discernere quali di questi siano rischi reali e soprattutto i costi per la transizione verso le basse emissioni di carbonio. Come sfruttare i vantaggi della transizione ecologica in portafoglio e come gestire i rischi di un mercato ormai inflazionato? Ne abbiamo discusso con i partecipanti della seconda tavola rotonda targata Insights ESG.

Missione ESG, fornire rendimento gestendo il rischio

Il contesto legato alla transizione energetica "è destinato a rimanere". Ne è convinto Matthieu David, Head of Italian Branch di CANDRIAM. "Quindi investire nelle aziende impegnate in questa transizione rimane un'opportunità, ben allineata con il dovere fiduciario degli asset manager nei confronti degli investitori: cercare di fornire rendimento gestendo anche la componente di rischio.

Matthieu David CANDRIAM
Matthieu David, CANDRIAM

Il tema rimane un trend di lungo periodo: a fine 2020 la Commissione europea ha aggiornato gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030, portandoli al 55%, un impegno al quale non possiamo sottrarci e e che coinvolge tutte le aziende, in particolare quelle quotate, affinché facciano investimenti e attirino il capitale necessario per poterci riuscire. I consumatori sono pronti a pagare un premio aggiuntivo sui prodotti green, proprio perché c'è una componente valoriale importante al loro interno", aggiunge Daivid. "Ci sono quindi diversi elementi che giustificano il fatto che sia considerato fuor di dubbio che la transizione sarà un'ottima opportunità di investimento. Sarà inoltre sempre vero che le società che si muovono per prime verso queste tematiche avranno un vantaggio significativo. Chi sarà in ritardo verrà messo sotto pressione dal punto di vista della reputazione, che sappiamo essere un asset molto importante nella composizione del valore di un'azienda sul mercato", conclude il manager.

Il punto non è "se" ma "come" agire

La transizione ecologica "va fatta, soprattutto dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino che ha esacerbato problemi legati alla transizione come l'aumento dei prezzi dell'energia", evidenzia Antonio Forte, international sales director Italy di Liontrust. Secondo Forte, "ovviamente ha dei costi elevati, ma allo stesso tempo vi sono un sacco di investimenti e commitment da parte dei governi europei.

Antonio Forte Liontrust
Antonio Forte, Liontrust

Per cui il tema principale non è se farla o meno, ma come farla. Credo che gli asset manager attivi svolgano un ruolo fondamentale, perché hanno il compito di cercare le società private in grado di trovare soluzioni innovative al problema dell'energia. Ci stiamo avviando verso la standardizzazione dei dati di emissione, un passo significativo: c’è bisogno di mettere un po' d'ordine e il lavoro di alcune associazioni va nella direzione di standardizzare il modo in cui i dati sulle emissioni delle aziende vengono riportati, offrendo la possibilità agli investitori privati di poter fare delle decisioni di investimento basate su numeri reali e standardizzati. Credo che questa sia una grande opportunità e vada nella direzione giusta". 

Un tema sempre più sistemico

ESG? Una questione sistemica. "Il tema della natura e della biodiversità, con un focus più ampio sulla gestione del capitale naturale, non può che guadagnare importanza andando avanti, in quanto vi sono segnali crescenti che le sfide ambientali stiano diventando sistemiche e quindi che stiano iniziando a impattare i mercati finanziari, le economie e la società così come la conosciamo", commenta Tommaso De Giuseppe, partner, Head of Sales Italy di BlueBay AM. "Questo trend è sostenuto da molteplici driver, come ad esempio la connessione tra cambiamento climatico e obiettivi Net Zero", aggiunge. "In quest’ottica, ci aspettiamo che, anche sul fronte degli investimenti, l’attenzione rivolta agli ecosistemi terrestri e marini e a un approccio più circolare alla produzione e al consumo, vada aumentando. Gli investitori, infatti, possono cavalcare questi trend focalizzandosi sui temi quali il cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse e la preservazione della biodiversità. Per farlo riteniamo che l’approccio più idoneo sia quello tematico sostenibile e fortemente attivo, sostenuto da una solida expertise interna", sottolinea De Giuseppe.

Ponderare costi di oggi e benefici di domani

Il costo della transizione non è però un tema che può essere ignorato da parte degli investitori. "La transizione energetica ha costi elevati. Ma è importante che il percorso di decarbonizzazione vada avanti, fino a entrare nel cosiddetto mainstream", evidenzia Angelo Natale, director Distribution Italy di Federated Hermes. Per Natale "rimangono comunque delle differenti opinioni sul mercato in merito a questa transizione, soprattutto il discorso legato all'aumento dei costi, che ha creato due scuole di pensiero. La prima promuove tutte le pratiche ESG ma ne sottolinea i costi e il problema inflazionistico. La seconda invece ricorda che senza agire ci saranno delle conseguenze sul clima e quindi il problema risulterà ancora più inflazionistico. Sono entrambe scuole di pensiero valide, credo che sia una questione di equilibrio. Siamo in una fase di transizione strutturale dell’economia, la cosa importante è l'orizzonte temporale: nel breve periodo ci possiamo attendere pressioni inflazionistiche, poi il costo delle soluzioni verdi dovrebbe iniziare a scendere.

Angelo Natale Federated Hermes
Angelo Natale, Federated Hermes

Gli investimenti del breve devono essere ponderati con i benefici e i guadagni che avremo nel lungo termine. Il nostro lavoro di investitori è quello di assumere una view di lungo termine e cogliere nel tempo i benefici degli investimenti sostenibili. Con essenziali sostegni governativi, investimenti aziendali in infrastrutture, R&D, nuove tecnologie e produzioni sostenibili permetteranno alle aziende di trarre significativi benefici ed efficienze a medio e lungo termine. Questi aiuteranno le aziende a far crescere la loro base di consumatori e, a sua volta, la loro quota di mercato. Attraverso questo cambiamento ci saranno vincitori, quelli che stanno pensando in anticipo, accantonando questo cambiamento contro invece quelli che non stanno investendo e rispondendo.  In quanto tale, è così che sfruttiamo i vantaggi: identificando i vincitori".

Una questione di emissioni

L'energia verde è attualmente al centro della transizione ecologica. "L'Agenzia Internazionale dell'Energia ha stimato che la spesa per l'energia pulita dovrebbe triplicare entro il 2030", ricorda Frank Di Crocco, Head of Banks and Wealth Management di Invesco. I fondi Invesco "non finanziano solo società che producono energia. L'aggiornamento e l'espansione delle reti di trasmissione e distribuzione dell'elettricità, fondamentali per la fornitura di nuove fonti di energia verde, sono altrettanto importanti. Altri settori chiave da evidenziare sono l’automotive, con il passaggio ai veicoli elettrici e il settore bancario", aggiunge il manager.

Frank Di Crocco Invesco ok
Frank Di Crocco, Invesco

"L’importanza delle banche per il cambiamento climatico non è legata alle loro stesse emissioni che sono relativamente leggere, ma piuttosto alle emissioni delle aziende che finanziano. In Invesco avremmo potuto semplicemente scegliere di evitare la questione del carbonio in questo settore concentrandoci sulle banche al dettaglio che non forniscono finanziamenti e consulenza all'industria pesante. Tuttavia, crediamo che sia meglio includere le banche che, pur finanziando industrie ad alta intensità di carbonio, hanno politiche chiare e l'ambizione di ridurre il loro utilizzo di combustibili fossili, mentre aumentano i prestiti verdi", conclude Di Crocco.

Marcello Matranga
Marcello Matranga, Robeco

"Si comincia a consolidare l'urgenza di dover percorrere una strada di abbattimento dell'anidride carbonica non solo da parte delle aziende, ma di tutto l'ecosistema in cui viviamo", spiega Marcello Matranga, country head di Robeco Italia. Secondo Matranga "la scienza non lascia spazio a dubbi: c'è un tema certificato di insostenibilità del percorso economico che non trova più spazio in una logica di sostenibilità futura. Ci sono però modalità e percorsi già dettati dalla scienza che rendono ancora possaibile il raggiungimento degli obiettivi sul clima". Come? "Noi proponiamo ormai da un decennio una modalità che vuole essere inclusiva nella definizione di universo investibile, cercando tutti quei passaggi strategici nella catena del valore di questa transizione energetica e lavorando con società che in questo momento devono fare un cambio di paradigma importante. A partire dal tema delle rinnovabili: bisogna ragionare su tecnologie che permettono di efficientare l'utilizzo delle fonti energetiche e di abbatterne di molto l'utilizzo pro capite. Le opportunità sono moltissime, lo si può fare in maniera molto diversificata, tenendo conto delle dimensioni finanziarie che non devono essere perse di vista, proprio perché prima di tutto siamo gestori finanziari attivi. Bisogna farlo con un'attenzione molto chiara rispetto ai profili di rischio/rendimento del cliente", sottolinea il manager.