Esistono ancora extra rendimenti nel mercato fixed income?

FundsPeople

Da quando la componente cedolare e l’effetto duration sono venuti a mancare, il mercato fixed income mostra una parvenza sterile per gli investitori, che sono costretti a cercare fonti di rendimento alternative. Eppure le cose possono assumere una forma diversa, se si cambia il punto di vista e si assume un approccio flessibile e globale in grado di cogliere ugualmente delle opportunità all’interno dell’universo del reddito fisso. In occasione della tavola rotonda virtuale sul mercato obbligazionario gestori e fund selector hanno espresso le loro opinioni a riguardo.

“I mercati obbligazionari oggi sono manipolati dalle Banche centrali, avere una strategia globale e un processo value può aiutare meglio a identificare le opportunità che queste possono creare con i loro programmi d’acquisto”, spiega David Roberts, head of Fixed Income di Liontrust. “Per esempio l’anno scorso la differenza di rendimento tra Bund e Tresuries era di circa il 2%, qualche mese fa abbiamo poi venduto questi Titoli di Stato, quando era scesa all’1%. Facendo uno switch tra titoli governativi europei e statunitensi si possono ancora creare ottime trades”, suggerisce il gestore. “In Europa un altro aspetto interessante è rappresentato titoli high quality inflation-linked, soprattutto su posizioni long term che incorporano le aspettative di inflazione”.

Guardare ai trend di lungo periodo può essere una soluzione per navigare un mercato con tassi di rendimento ai minimi. “Una valida opzione è offerta dal carry trade su alcuni segmenti del mercato obbligazionario”, afferma Antonio Cannizzaro, portfolio selection manager di Eurizon Capital SGR. Il fund selector conferma l’importanza della flessibilità che consente di cambiare tra le varie classi di attivo in grado ancora di generare alpha. “Ma per partecipare a questo mercato ‘anabolizzato’ bisogna essere anche consapevoli dei rischi che ad esso sono associati”, aggiunge. “Dobbiamo basarci sui fondamentali, puntando su temi particolari, altri esempi sono i titoli inflation-linked, che possono inglobare ottimi trend di crescita, oppure gli investimenti obbligazionari ESG che saranno guidati da una domanda sempre più consistente”, spiega.

Per riuscire ad avere una visione di lungo termine è necessario anche modificare il modo con cui ci si espone a questa asset class. “Occorre uscire dagli schemi tradizionali e assumere un approccio dinamico e barbell per la gestione del portafoglio obbligazionario”, commenta Giuseppe Patara, fund selector e portfolio manager di Credit Suisse. “Abbiamo un’esposizione rilevante al rischio di credito, ma anche ampi buffer di liquidità da sfruttare quando si presentano nuove opportunità. Favoriamo i governativi con duration limitata, i titoli inflation-linked, e bond corporate investment grade dato il supporto delle Banche centrali, sebbene ci sarà un aumento dei downgrade. Un’altra buona opzione è il debito emergente in hard currency, un’area che beneficia di emittenti più solidi dal punto di vista macroeconomico rispetto al passato, e che ha mostrato una crescita delle nuove emissioni inferiore rispetto ai Paesi sviluppati. Ci aspettiamo inoltre una fase di progressiva debolezza del dollaro, della quale i Paesi emergenti potranno beneficiare”, conclude.

La duration ha ancora possibilità

In un mercato altamente volatile come quello attuale il ruolo della duration non può essere trascurato. Per Daniele Fontanili, senior investment manager di Insurance Portfolios Investment Strategy nella business unit Generali Investments, Asset & Wealth Management in realtà coupon e duration continuano a essere una buona risposta alle loro esigenze. Il portafoglio ha una porzione core, buy and hold, in cui sono concentrate le duration più lunghe che devono matchare le liabilities, tramite sia governativi che corporate. “Con un approccio più olistico gestiamo poi una parte complementare dell’asset allocation con strategie più dinamiche, anche quantitative e meno direzionali. Il nostro obiettivo è generare profitti attraverso una ricerca di alpha sistematica”, dichiara il gestore. “Per fare ciò cerchiamo di bilanciare i rischi, siamo molto selettivi ed evitiamo ogni forma di black box strategy, che riteniamo troppo complesse e con un alto numero di prodotti strutturati”, conclude.

“La duration può ancora offrire extra rendimenti, ma avere una giusta view a riguardo è diventato più difficile per via dell’intervento pervasivo delle Banche centrali”, sostiene Simone Pecoretti, senior portfolio manager di Fideuram Investimenti SGR. “Ora si attende lo steepening delle curva statunitense, che, se realizzato, potrebbe permettere di tornare ad un’esposizione nella parte long”. Secondo il fund buyer un altro segmento da tenere in considerazione sono gli emerging markets bond, sia in local, che hard currency. “Tuttavia l’approccio nei confronti di questa asset class è ancora piuttosto riduttivo, nel senso che in questa classificazione vengono raggruppati emittenti con caratteristiche tra loro molto diverse. Pertanto, per cogliere il potenziale di questa asset class in continua espansione, è necessaria una valutazione ed una capacità di selezione ancora più accurata rispetto ad un’esposizione generica”, conclude.