ETF in Italia superano i 100 miliardi, Sandrin (LGIM): "Ancora spazio per la corsa"

Giancarlo Sandrin News
Giancarlo Sandrin, foto concessa (LGIM)

Nonostante le incertezze per la ripresa dalla crisi del Covid-19, continua a fiorire il mercato degli ETF in Italia, che incontrano sempre maggior apprezzamento tra gli investitori. Nel primo trimestre 2021 l’AUM del mercato ETFplus di Borsa Italiana ha raggiunto il record di 108 miliardi di euro, con un aumento di oltre il 35% rispetto al dello scorso marzo 2020. Un trend di crescita che lo ha portato a superare per la prima volta la cifra simbolica dei 100 miliardi di masse. “È un traguardo importante, che dimostra quanto stia continuando a crescere l’interesse per questi strumenti”, afferma Giancarlo Sandrin, country head Italy di Legal & General Investment Management (LGIM).

L’Italia rappresenta circa il 10% dell’intero mercato europeo. Ma, considerando sempre l’Europa, e paragonando il mercato degli ETF a quello complessivo dei prodotti UCITS, i passivi rappresentano solamente il 10% del totale. Un dato di interesse che fornisce un’indicazione di quanto ci sia ancora spazio per la corsa degli ETF. “Dal 2015 a fine 2020 la crescita del mercato dei prodotti UCITS (ETF compresi) è stata secondo i dati EFAMA di circa il 7% mentre per gli ETF secondo i dati ETFGI siamo di fronte ad una crescita annua di circa il 20%, quasi tre volte più forte”, segnala Sandrin.

I driver della crescita

Se ci si sofferma sui fattori trainanti degli ultimi mesi emergono due evidenze, da un lato quella legata all’appetito crescente per le soluzioni tematiche, dall’altra quella degli investimenti sostenibili. “Nel 2020 in Italia questi due fattori sono stati il driver di crescita delle masse, con oltre la metà dei nuovi flussi totali sul mercato degli ETF italiano. A fine marzo 2021 sono ancora le principali strategie d’interesse per gli investitori. Per quanto riguarda la sostenibilità, sarà interessante capire quali approcci saranno vincenti. Esistono molteplici strategie sostenibili sul mercato, come best-in classe, exclusion, climate/carbon approach, che se dovessero essere sviluppate su tutte le asset class attualmente disponibili creerebbero una frammentazione difficilmente gestibile. Ad oggi abbiamo più di mille ETF quotati su Borsa Italiana, con il 10% responsabile di oltre il 50% dei volumi, in tutta Europa il loro numero è di oltre 2000”, spiega.

e possibili scenari...

Secondo Sandrin possiamo aspettarci due conseguenze da questo approccio. Primo lo spostamento degli ETF provider dai core index agli indici sostenibili, che potrebbe portare anche con chiusure di fondi o fusioni degli ETF più piccoli. “Ma questo dipenderà molto da quanto cambieranno i benchmark dei clienti”, avverte. “Fintanto che fondi pensione e benchmark di gestioni e fondi di fondi sono basati su indici “classici” è difficile prevedere uno spostamento epocale. Ad oggi, infatti, in Italia il peso dei sostenibili rimane a circa il 10% degli asset totali in ETF, in linea con la media Europea. Quando i nuovi prodotti (o quelli esistenti) inizieranno ad adottare nuovi benchmark, potremo vedere un nuovo scenario di crescita ancora maggiore. Inoltre dovremo vedere come gli Stati Uniti abbracceranno queste strategie, essendo ad oggi il loro peso ancora sotto il 2%, secondo i dati Trackinsight e ETFGI”, spiega.

Un secondo scenario riguarderà invece quali strategie sostenibili avranno la meglio. “Qui entrano in gioco non solo considerazioni metodologiche (meglio best-in class, exclusion o altro), ma anche quale sarà la miglior definizione stessa dello scoring di sostenibilità. Esistono vari provider e come gli addetti ai lavori ben sanno, a differenza delle agenzie di rating, i giudizi molto spesso sono veramente differenti. Si creerà un layer di gestione attiva del rating?”, si domanda Sandrin.

“Guardando nuovamente al mercato italiano notiamo con chiarezza una propensione verso prodotti sempre più multi-asset e sempre più focalizzati su singoli temi, aree geografiche e tipologie di bond, nei quali possano esserci maggiori possibilità di trovare il corretto profilo di rischio e rendimento. Il mercato degli ETF sta andando in questa direzione con la sua offerta sempre più granulare. In aggiunta si registra un continuo incremento nell’utilizzo degli ETF da parte anche dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, che vedono negli ETF, in particolare quelli tematici, un utile supporto nel dialogo con la clientela e nell’implementazione di investimenti di tipo tematico. Date queste premesse non è impossibile aspettarsi per fine 2025 un raddoppio nelle masse degli ETF, con il nuovo traguardo dei 200 miliardi di euro”, conclude l’esperto di LGIM.