ETF, una soluzione irrinunciabile per l’efficienza di portafoglio

Foto: Funds People
Foto: Funds People

Un aumento esponenziale. Questa la portata del cambiamento verificatosi negli ultimi anni relativamente allo studio e all’utilizzo degli ETF per la costruzione di portafogli da parte degli investitori professionali. Una conferma con cui si apre la tavola rotonda organizzata da Funds People per discutere di ETF tematici, ma che non può non prendere le mosse da una disamina più generale dell’uso che viene fatto dai fund selector degli strumenti passivi.

Costo e difficoltà degli attivi

“Abbiamo progressivamente incrementato l’utilizzo di ETF nelle gestioni sebbene l’obiettivo principale della nostra selezione sia quello di andare ad individuare gestori attivi con portafogli piuttosto concentrati che siano in grado di generare alpha in modo consistente nel tempo”, afferma Andrea Daffara, fund selector di Sella SGR. “L’evoluzione di mercato”, aggiunge, ““ci ha portato, tuttavia, ad adottare nei nostri portafogli anche strumenti passivi ed ETF tematici per catturare quelle opportunità di investimento che i gestori generalisti possono tralasciare”.  “L’utilizzo di fondi passivi e ETF”, conferma Daniel Squindo, portfolio manager di BCC Risparmio&Previdenza, “è ormai diventato uno strumento fondamentale per la riduzione del TER di portafoglio”. “L’esposizione a asset class efficienti è ormai effettuata per la maggior parte tramite strumenti passivi a fronte anche di una difficoltà da parte dei fondi attivi nel generare alpha su questi comparti”, completa.

Un fattore, quest’ultimo, che, secondo Luca Vaiani, head of Investment Strategy and senior portfolio manager di Fideuram Investimenti SGR, ha determinato l’ulteriore accelerazione di un trend già in atto. “Dobbiamo tenere in considerazione che il rendimento generato dai fondi attivi ha un certo grado di ciclicità”, fa notare Vaiani, “e la combinazione con fondi passivi permette di abbassare i costi e gestire il tracking error di portafoglio”. “Possiamo inoltre diminuire lo spazio della gestione attiva quando vediamo che questa è in difficoltà per poi tornare ad aumentarlo quando è riscontrabile una ripresa”, prosegue. Un’operazione che Fideuram Investimenti SGR ha messo in atto nel 2018, rivela il manager, in particolare relativamente al reddito fisso, ma che non ridimensiona la portata del cambiamento.

Lo confermano i dati forniti da Alessandro Marchi, fund analyst di Euromobiliare SIM, che sottolinea come a seguito della ristrutturazione contestuale alla nascita della SIM del Gruppo CREDEM si sia passati da una percentuale di utilizzo complessiva degli ETF del 2-3% al 40% circa. “Manteniamo un’allocazione tradizionale per quanto riguarda l’utilizzo degli ETF in portafoglio”, dichiara relativamente all’attuale approccio di Euromobiliare SIM. “Abbiamo una parte core con utilizzo di strumenti molto competitivi da un punto di vista di prezzo e basati su indici broad riferiti alle principali asset class, mentre sulla parte satellite del portafoglio utilizziamo ETF settoriali con funzione tattica”, specifica Marchi.

Investimenti tematici e ricerca di rendimento

È nel comparto degli ETF tematici che potenzialmente si incrociano le collegate esigenze di contenimento dei costi e ricerca di rendimento. “Trovare yield significa saper individuare nuovi driver di crescita, poiché quelli su cui siamo stati abituati a fare affidamento in passato sono in evidente difficoltà”, dichiara sul punto Giancarlo Sandrin, country head per l’Italia di Legal&General Investment Management. L’industria guarda, infatti, ai trend di lungo periodo legati a demografia, tecnologia, ambiente e più in generale innovazione come ad una possibilità di rintracciare una crescita altrimenti anemica. Come estrarre tale crescita e quale sa il grado di efficienza restituibile dagli strumenti indicizzati relativamente a trend caratterizzati da un alto grado di complessità saranno l’oggetto dei prossimi articoli.