Fed, la probabilità di un rialzo dei tassi è scesa dal 48% al 36%

Emilio_Quintana
foto: autor Emilio Quintana, Flickr, creative commons

Instabilità politica in Grecia, che andrà alle elezioni anticipate il 20 settembre, con l’annuncio delle dimissioni di Tsipras, verbali della riunione del FOMC di fine luglio che suggeriscono come la Fed non abbia fretta di alzare i tassi d’interesse, tensioni sui mercati dei Paesi emergenti, Cina in primis, petrolio Wti, sceso sui minimi degli ultimi sei anni e mezzo. Il contesto globale, inevitabilmente, sta mettendo in difficoltà le Borse di tutto il mondo. Tanto che il Morgan Stanley Capital Index Emerging Markets, l’indice che raggruppa le società a maggiore capitalizzazione di 23 paesi emergenti, è arrivato ieri al terzo giorno consecutivo di ribasso muovendosi su livelli che non si vedevano dall’agosto 2009 intorno a 828 punti.

L’indice Ftse MIB ha ceduto il 2,15% a 22.481 punti e il Nasdaq ha perso l’1,59% e il Dow Jones l’1,16%. Mentre il dollaro sta ampliando la sua discesa contro l’euro con gli investitori che continuano a ridurre le loro scommesse su un’imminente stretta monetaria, l’euro ha toccato un massimo intraday a 1,1225 dollari. La borsa di Shanghai ha perso oltre il 3% e dai massimi toccati a fine giugno ha incassato un calo del 43%, bruciando quasi 3.600 miliardi di dollari. Anche la borsa brasiliana è scesa di quasi il 2%, toccando il livello più basso dalla fine del 2014. Male anche la borsa di Istanbul, finita su livelli che non si vedevano da quasi un anno, con la lira turca che ha aggiornato il minimo storico mentre il paese si prepara al voto, che con ogni probabilità sarà il primo novembre.

Ma torniamo ai verbali della riunione del FOMC. La pubblicazione delle minute del meeting del FOMC della Federal Reserve di luglio non ha dato molti elementi per confermare se la Commissione sarà pronta o meno ad alzare i tassi d’interesse al prossimo incontro, previsto a settembre. I membri del FOMC hanno riconosciuto il continuo miglioramento del mercato del lavoro e sebbene “la maggior parte abbia ritenuto che le condizioni per un consolidamento della politica monetaria non siano state ancora raggiunte, i funzionari hanno sottolineato che ci si sta avvicinando a quel punto”, commenta Lisa Hornby, gestore obbligazionario di Schroders. Continua: “sebbene la maggior parte dei funzionari della Fed creda che le pressioni deflative siano transitorie, la nuova pressione sui prezzi dell’energia, registrata dal momento dell’incontro a oggi, potrebbe essere causa di timori”.

Dunque non si è fatto chiarezza sulla possibilità che a settembre i tassi siano alzati, anche se la probabilità di un rialzo è comunque scesa, nelle misure basate sui mercati, dal 48% al 36%. Conclude: “la curva dei Treasury si è fatta più ripida al momento della pubblicazione delle minute, con la parte corta che ha sovraperformato quella lunga. Gli spread sul credito si sono allargati di 1 punto base nella seduta del giorno”. Del resto, i dati macro USA si sono rivelati poco influenti: le nuove richieste di sussidi di disoccupazione si sono attestate pressoché sui livelli di una settimana fa a 277.000 da 274.000, leggermente sopra le aspettative (271.000). Le vendite di case esistenti a luglio sono state pari a 5,59 milioni, nettamente sopra i 5,4 milioni di unità attese, viceversa l’indice di luglio è sceso dello 0,2% contro stime di un incremento di +0,2%.