L’Anima Obbligazionario Corporate, fondo con Rating FundsPeople 2023, vanta un track record di 24 anni, periodo in cui è riuscito a performare regolarmente nei confronti dell’indice di riferimento.
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Un fondo che non cerca di replicare il benchmark, ma di batterlo attraverso una solida strategia di bond picking. È quanto mette in atto l’Anima Obbligazionario Corporate, fondo con Rating FundsPeople 2023 che mira a ottenere rendimenti nel campo delle obbligazioni investment grade. Il fondo, il cui benchmark è 80-20 (80% obbligazionariocorporate area euro e 20% liquidità), vanta un track record più che ventennale (esiste dal 1999) e una continuità gestionale, fin dal suo lancio, in capo a Gianluca Ferretti responsabile divisione corporate and balanced funds di Anima SGR.
Oggi il prodotto detiene AuM per oltre un miliardo di euro (fonte: Anima, 1/09/23) e in 24 anni è riuscito a performare regolarmente nei confronti del benchmark. La ragione? “Una gestione attiva che consente di individuare i migliori titoli, supportata anche da un quadro regolamentare flessibile”, spiega Ferretti a FundsPeople. “Il fondo è in euro, ma può prendere anche titoli in valuta estera purché coperti dal rischio di cambio”. A questo si aggiunge “la possibilità di avere fino al 30% di titoli non investment grade”, opzione che ha una duplice valenza per il team di gestione: “In primis siamo meno soggetti agli umori dei rating provider, e nell’eventualità di un downgrade non siamo tenuti a vendere un titolo se ancora certi della sua validità”. C’è poi la possibilità di investire “in maniera contenuta” (fino al 30%, appunto) in titoli non investment grade “ma in cui riteniamo vi sia una traiettoria positiva nel rating”.
Tra le opzioni garantite dalla citata flessibilità regolamentare, Ferretti richiama anche quella di “sfruttare, nell’ambito della struttura del capitale, il punto che ci sembra più interessante”. Il concetto necessita di un esempio pratico: “Un emittente investment grade (ad esempio una banca italiana) può emettere subordinati che sono sub-investment grade. Ebbene, se il team di gestione ritiene che il T2 sia più interessante del senior noi siamo formalmente investiti su uno strumento sub-investment grade, ma l’emittente in sé è investment grade”.
La strategia
Una visione organica del mercato obbligazionario, dunque, che si riflette anche nella strategia di investimento con la presenza (o meno) di titoli del benchmark all’interno del portafoglio. Alla base della selezione, il lavoro del team di analisi su ciascun nome (in Anima sette professionisti si occupano di analisi del credito), “che ci consente di essere sovraesposti, di volta in volta, sui titoli che riteniamo più interessanti”. Per comprendere le scelte degli ultimi mesi, l’esperto richiama lo scenario macro e la “stretta monetaria più vigorosa, veloce e coordinata degli ultimi 40 anni”, ricordando come, storicamente, “i cicli di politica monetaria restrittiva finiscono con una recessione o con uno shock finanziario, più o meno diffuso e ampio”. E il momento attuale si configura come “il culmine delle politiche monetarie restrittive”, per cui “il tema delle banche centrali è passato, mentre il tema per i prossimi 6-12 mesi (o più) sono le ripercussioni sulla congiuntura”. Ferretti richiama l’inevitabilità di una fase di rallentamento, e “siccome i fondi ragionano in un’ottica di medio lungo termine, noi ci posizioniamo, appunto, per affrontare il medio e lungo termine”. Posizionamento che si traduce, in primis, in un sottopeso di corporate, ossia “70% nel fondo rispetto all’80% del benchmark” in quanto “in fase di rallentamento economico gli asset non governativi tendono a sottoperformare”.
È il secondo punto, però, che l’esperto evidenzia come più rilevante, ossia una duration in linea o leggermente superiore a quella del benchmark (“in modo che se dovessimo assistere a un calo dei tassi non sottoperformeremmo rispetto all’indice di riferimento”). Come si ottiene? “Non con la parte lunga della curva dei crediti, ma con titoli di Stato super core (fondamentalmente Usa e Germania)”. A questo si somma la tendenza dei governativi a sovraperformare in fasi di recessione, tendenza ancor più evidente nei governativi core che hanno, dalla loro, anche la caratteristica di essere “gli strumenti più liquidi” nel mondo obbligazionario. Questi fattori, insieme, hanno spinto il team di gestione “a costruire una posizione con oltre il 15% di titoli governativi di Paesi di qualità creditizia eccellente con scadenza media e lunga”. Pur con tale assetto prudente, “l’yield to maturity del fondo è superiore a quello del benchmark, e questo non per un’alchimia – conclude Ferretti –, ma perché sfruttiamo due terzi di quel 30% consentito dal regolamento per andare a prendere strumenti sub-investment grade: questo ci dà il pick up di rendimento e ci riporta in linea o al di sopra del rendimento del benchmark”.
Leggi l'intervista anche sul magazine FundsPeople di ottobre, n. 77.