Finlabo Dynamic Equity, il primo della sua categoria

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Non solo compie dieci anni dal lancio, ma si posiziona al primo posto della categoria Long/short Equity Europa per la perfomance a 10 e a 3 anni. Guardando alla decade trascorsa, il Finlabo Dynamic Equity ha sempre sovraperformato rispetto ai propri benchmark di riferimento, accumulando un ritorno medio annuale del 5,59% (Dynamic Equity-Classe R) pur mantenendo moderati livelli di volatilità.

Finlabo SIM, la boutique nata a Recanati dall’idea di due compagni universitari (Alessandro Guzzini e Anselmo Pallotta nella foto da sx a dx) si distingue per l'utilizzo di modelli quantitativi e per la specializzazione in strategie di tipo absolute return che puntano a generare rendimenti interessanti, alla minimizzazione delle perdite e alla conservazione del patrimonio, che li ha portati ad avere risultati positivi anche in anni difficili. Nel corso degli ultimi 10 anni anni, hanno realizzato performance di molto superiori rispetto alla media degli hedge funds con un alpha del 6-7% annuo, grazie all’efficacia e all’affidabilità dei loro modelli.

E adesso celebra il successo di uno dei loro fondi di punta, grazie ad “una strategia d’invetimento che sfrutta due leve importanti per la generazione di performance e per la riduzione del rischio: la prima è la selezione dei titoli e la seconda la copertura dinamica del portafoglio mediante futures su indici”, spiega a Funds People Alessandro Guzzini, CEO della società. “In questi anni siamo stati in grado di generare una sovraperformance significativa investendo sulle migliori società europee e allo stesso tempo riducendo molto il rischio ed il drawdown del fondo grazie alla strategia di copertura”.

Qual è la strategia del fondo? Che tipo di scelta di asset allocation?

Il fondo è focalizzato su azioni europee, ed ha un approccio long/short direzionale, nel senso che può variare il beta del portafoglio a seconda delle condizioni di mercato. L’obiettivo infatti che ci siamo dati è di dare rendimenti importanti nelle fasi rialziste proteggendo al contempo il capitale nei ribassi.

Come ci si può proteggere dal rischio?

La gestione del rischio avviene principalmente attraverso la vendita di futures su indici azionari che va a neutralizzare il rischio di mercato del portafoglio azionario. Il livello di copertura viene gestito seguendo un modello di hedging dinamico che tiene conto dell’analisi della volatilità e del trend

Quali sono i settori e i Paesi da tenere d'occhio al momento?

Crediamo che con molta probabilità quest’anno continuerà ad essere dominato dalla volatilità, con fasi risk on e risk off che si alterneranno anche a seconda degli eventi geopolitici. Sarà quindi molto importante la gestione del timing, mentre a livello settoriale riteniamo che lo scenario rimanga piuttosto problematico per banche e assicurazioni. Siamo più positivi invece su settori difensivi come il real estate ed il food and beverage.

Qual è il processo di selezione del fondo?

Il nostro processo di stock picking si avvale di un modello multifattoriale che analizza indicatori sia fondamentali che tecnici: in particolare i principali fattori che entrano nel modello sono i multipli di mercato, gli indici di bilancio, il trend dei prezzi e delle stime sugli utili. In parole più semplici siamo alla ricerca di buone società con una interessante crescita degli utili e con una buona valutazione, e vogliamo avere comunque una conferma tecnica dai prezzi di mercato.

Quest'anno, secondo i dati Morningstar, le strategie alternative sono in crescita. Quali stili di gestione potrebbero stare sul podio nel 2016, secondo lei?

Riteniamo che le strategie long/short equity rappresentino uno strumento molto importante per la costruzione di un portafoglio; in particolare riteniamo che ad essere premiati potranno essere i gestori come noi con un approccio flessibile all’esposizione al mercato.

Il Finlabo Dynamic Equity è stato quotato in Borsa italiana lo scorso giugno. Come sta andando?

La quotazione in borsa vuole essere un canale aggiuntivo per raggiungere il nostro target di clientela formato prevalentemente da private banking, istituzioni e family offices. Per ora sono ancora pochi gli intermediari che accedono al segmento ETF-Plus ma vediamo un trend in crescita.

In anni di esperienza di gestione, cos'è cambiato nel mondo del risparmio gestito?

Abbiamo assistito ad una progressiva polarizzazione del mercato: da una parte le grandi società che offrono sempre più strategie “passive” magari tramite ETF, dall’altra boutique come la nostra che hanno un approccio molto attivo all’investimento e mirano alla generazione di alpha. Riteniamo che non ci sia spazio per chi sta in mezzo e che tale processo sia destinato ad intensificarsi con l’arrivo della MIFID 2.