L'intervista al gestore del Fondo Alto Internazionale Obbligazionario di Generali Investment Partners che ha ottenuto Rating FundsPeople 2023. Dal 2017 il comparto ha introdotto un cambio di prospetto che consente esposizioni fuori benchmark all’interno della cornice del fixed income.
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Il benchmark è un obbligazionario governativo. Tuttavia la necessità di una maggiore “flessibilità” impone un discostamento (in alcuni casi importante) dall’indice di riferimento. L’obiettivo? Sovraperformare l’indice di riferimento con una volatilità inferiore, creando un portafoglio con esposizioni fuori benchmark anche se sempre all’interno dell’ampia cornice del fixed income. Le indicazioni alla base del Fondo Alto Internazionale Obbligazionario di Generali Investment Partners perimetrano l’azione del comparto che, seppur vanti 24 anni di storia (è stato creato nel 1999), dal 2017 ha introdotto un cambio di prospetto che ha scardinato la precedente struttura, con la concessione di un approccio più flessibile al gestore e la garanzia di una gestione attiva che, nei mesi difficili del 2022, ha consentito di limitare le perdite e mettere in atto un recupero già all’inizio di quest’anno. Il comparto, che ha ottenuto Rating FundsPeople 2023, dallo scorso marzo è anche ex articolo 8 SFDR. Il cambio nello stile di gestione, spiega Stefano Fiorini, global fixed income fund manager della società, che gestisce il fondo dal 2017 “offre la possibilità di prendere posizioni in maniera più flessibile, anche attraverso derivati. Ad esempio, se si vuole un’esposizione a una determinata valuta, non è necessario comprare un bond ma si può passare dall’acquisto di un derivato: questo consente di avere esposizione valutaria senza prendere il rischio tasso”.
Strategia di asset allocation
Il benchmark del fondo, che detiene masse in gestione per 813 milioni di euro (Fonte Generali IP, dati al 31 maggio 2023) segue principalmente obbligazioni governative dei Paesi OCSE con una duration compresa tra uno e dieci anni. Qui entra in gioco l’asset allocation e la strategia di gestione attiva emersa con forza, come detto, nel 2022 quanto il rialzo dei tassi ha determinato quello che Fiorini definisce “il grande reset dell’obbligazionario”. Già dal 2020, con uno yield to maturity del benchmark prossimo allo zero, “si è cercato di diversificare in segmenti come le obbligazioni corporate, le obbligazioni di mercati emergenti sia in valuta locale sia in euro-dollaro, i bond inflation linked, in modo da offrire al risparmiatore un investimento che, nonostante condizioni di mercato difficili, rendesse il mondo obbligazionario appetibile, limitando il downside”. Un esempio dell’approccio attivo nell’asset allocation? “Le obbligazioni legate all’inflazione sono arrivate a essere il 30% del fondo tra il 2020 e il 2021, oggi il peso è calato a un 7%”.
I mercati emergenti
Un’altra componente che ha segnato un forte sviluppo è quella legata ai mercati emergenti, i quali “hanno avviato il rialzo dei tassi in anticipo rispetto alle economie sviluppate, e questo ha portato a un peso del 22% nel fondo nel 2022, mantenuto nel 2023 anche se l’esposizione valutaria è stata leggermente ridotta”. Il motivo del movimento in discesa della componente valutaria emergente è determinato da un calo dell’appetibilità degli emerging market man mano che i Paesi sviluppati aumentano i tassi. “Inoltre, il rialzo fa sì che il ciclo economico rallenti. Di fatto, il trade sui mercati emergenti si sta spostando da un trade legato alle valute a un trade legato più alla duration, in quanto saranno i primi a operare il taglio dei tassi”.
Componente valutaria
Anche la componente valutaria riveste un ruolo importante nell’asset allocation e questo è stato un altro motore di diversificazione nei 12 mesi precedenti: “Nel 2022 l’avere un’esposizione valutaria importante – rimarca il gestore –, ha limitato le perdite del fondo rispetto alle alternative fixed income che investono soltanto in obbligazioni euro”. Certo, quest’anno si è assistito a un “ribaltamento” della situazione in quanto “l’euro si sta prezzando, e quello che lo scorso anno era un fattore positivo quest’anno funziona da freno. Per cui, a oggi il rendimento del fondo si è abbassato per la componente valutaria, ma il prodotto continua a sovraperformare il benchmark in maniera consistente”.
Il movimento in atto, tuttavia, sta riportando l’asset allocation in termini percentuali verso il benchmark. “Negli ultimi mesi le obbligazioni americane, in seguito al rialzo dei tassi, hanno cominciato a essere appetibili e la percentuale di fondo allocata è aumentata. Tuttavia – conclude Fiorini – continuiamo ad avere esposizioni fuori benchmark al mondo credito, che in questo momento si attestano all’8%”.
Leggi l'intervista anche sul magazine FundsPeople di settembre, n. 76.