Foà (AcomeA SGR): “Una boutique indipendente con focus sulle PMI e forte preferenza per la gestione attiva”

L’attenzione alla gestione colloca AcomeA in una precisa posizione nel mercato, in quanto va a comprendere “segmenti che i grandi asset manager coprono in maniera più ‘laterale’, poiché più concentrati sugli investimenti mainstream”. A fornire una sponda a questa affermazione arriva il focus della società sulle PMI italiane, “un mercato grande, certo, ma per un asset manager che gestisce centinaia di miliardi di euro ha comunque una dimensione residuale. Per noi quello delle piccole e medie imprese è invece un settore molto importante, che seguiamo con risorse dedicate, e questo fa la differenza”.

Da questa focalizzazione, anche una lettura privilegiata sull’andamento del settore che, “in linea di massima, performa meglio del largo mercato”. Nel 2023, tuttavia, soprattutto per l’Italia, la tendenza è stata inversa, “in quanto si è assistito, sì, all’ottimo andamento dell’azionario guidato dai titoli finanziari favoriti dal rialzo dei tassi, ma le società quotate all’Euronext Growth Milan (EGM) hanno proceduto più a rilento”, afferma Foà ricordando come tra il 2022 e lo scorso anno si sia verificato anche un altro fenomeno peculiare del mercato italiano: “La prima ‘scadenza’ legata all’agevolazione fiscale per quanti avevano sottoscritto fondi PIR tra il 2017 e il 2018” (si ricorda che dopo cinque anni, i PIR danno diritto all’esenzione dalla tassazione sui rendimenti e sulle imposte di successione). “La somma di questi due fenomeni ha un po’ pesato sul segmento delle PMI”. E anche il 2024 è iniziato un po’ a rilento, “non tanto per i risultati economici, che sono buoni, ma per il proseguimento della concentrazione del mercato su tematiche precise (vedi finanziari)”, l’esperto sottolinea che questo andamento, però, “per l’investitore attento rappresenta un buon punto d’ingresso”.

Oltre alla forte focalizzazione sulle PMI, il presidente identifica spazi di crescita importanti legati anche all’impatto dell’intelligenza artificiale nel risparmio gestito. “L’evoluzione dell’IA rappresenta un elemento nuovo, che osserviamo con interesse. Da un punto di vista dei titoli che se ne avvalgono per la loro attività il percorso sembra promettente (anche se bisogna diffidare da un eccesso di entusiasmo)”. Sotto il profilo della gestione, invece, “l’impatto maggiore è determinato dalla disponibilità dei dati e informazioni. In particolare – rimarca Foà –, le potenzialità più evidenti sono legate alla possibilità di ‘scremare’ la mole di dati macro di cui il gestore tiene conto nel suo lavoro quotidiano, dai risultati delle aziende agli impatti che le notizie possono avere su un singolo titolo, settore o Paese”.

Queste evoluzioni si applicano anche allo sviluppo di nuovi prodotti: “Di recente abbiamo lanciato un certificato sul mercato azionario europeo, commenta il presidente, con riferimento alla decisione di diventare sponsor di un indice che è  utilizzato come sottostante di un Actively Managed Certificates (AMC) emesso da UniCredit. “Il certificate replica l’andamento di un paniere di dieci titoli europei large cap, selezionati e periodicamente ribilanciati attraverso l’expertise discrezionale dei gestori di AcomeA SGR supportati da una piattaforma di Intelligenza Artificiale sviluppata dalla fintech specializzata Axyon AI”.

Altra tematica che ha accompagnato l’evoluzione della SGR indipendente negli anni è una “convinta” preferenza per la gestione attiva. “Per una boutique specializzata, il team di gestione ha un ruolo centrale: il gestore non si adagia sulla gestione a benchmark ma è tenuto a operare scelte ‘originali’ che (auspicabilmente) devono andare nella direzione di una minore volatilità o maggiore performance rispetto all’indice di riferimento”. L’avanzata delle strategie di investimento legate alla gestione passiva è osservata con interesse dall’esperto: “È un fenomeno che ha preso il via decine di anni fa, a partire dall’idea che ‘è difficile battere il mercato’. Ecco, nel tempo questa proposizione, che per certi versi si è rivelata anche corretta, è diventata di successo, e oggi la gestione passiva non segue le performance dei mercati: le condiziona, e i dati sull’andamento dei flussi in direzione dei fondi passivi negli Stati Uniti e in Europa ne sono una prova”. Secondo Foà, questo fenomeno, tuttavia, apre spazi per chi fa gestione attiva, in particolare nel settore obbligazionario, “dove i numeri sono diversi e non si presenta la dimensione in termini di indici e possibilità di investimento garantita dall’azionario”.