Fondi alternativi, perché piacciono così tanto?

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Giorgio Fata

È difficile poter dare una definizione univoca di fondo alternativo. Per semplificare si possono così definire tutte quelle strategie di investimento non ricollegabili ad un benchmark di mercato, e quindi che hanno un profilo di rischio/rendimento che tende ad essere decorrelato rispetto alle asset class tradizionali. Di solito gli elementi discriminanti per distinguerli sono la liquidità e l’orizzonte temporale. Da un lato ci sono infatti strategie liquide, che di fatto replicano gli hedge fund, però all’interno di un framework normativo più stringente, e dall’altro tutto il mondo dei private market. Negli ultimi anni questa tipologia di fondi ha riscosso particolarmente successo, abbiamo chiesto pertanto le motivazioni a tre gestori italiani di alternativi in occasione della tavola rotonda organizzata da Funds People.

Luca Anzola, head of Fund Research & Alternative Investments - Gestioni Multi Manager di Fideuram Investimenti SGR, ha commentato: “I fondi alternativi tendono a riscuotere maggiore successo solitamente dopo fasi di mercato caratterizzate da un aumento della volatilità. I mercati, infatti, ultimamente hanno sperimentato una forte incertezza e gli investitori, di conseguenza, sono alla ricerca di fonti di rendimento diverse da quelle tradizionali. In realtà, però, questi prodotti non andrebbero considerati solo in ottica di breve termine, ma dovrebbero essere inseriti all’interno dei portafogli con un peso che va dal 5% al 15-20% a livello strategico e di medio-lungo termine. Anche la letteratura scientifica in materia sostiene che l’investimento alternativo non debba essere usato in maniera esclusivamente tattica, ma soprattutto strategica ed essere presente nell’asset allocation di un portafoglio al fine di migliorarne l’efficienza nel lungo termine”.

“I liquid alternative (gli hedge funds in formato UCITS) iniziano ad attirare l’interesse degli investitori, ma al momento non hanno ancora raccolto tanto, anche se le aspettative rimangono alte. Quando i mercati azionari ed obbligazionari termineranno il loro trend rialzista, e la volatilità continuerà ad aumentare, questi prodotti saranno in grado di decorrelare e proteggere i portafogli. Molti investitori credono che il bull market non sia finito, e gli investimenti passivi faranno meglio degli attivi, come successo nell’ultima decade, motivo per cui questa tipologia di fondi non ha ancora raggiunto masse importanti. Ad ogni modo l’interesse e la domanda c’è, in alcuni casi anche in sostituzione degli investimenti passivi, come strumenti di protezione. Per quanto riguarda la parte illiquida dei private asset, la domanda si è tradotta anche in raccolta molto forte, forse perché risentono meno della volatilità, dato che riguardano aree di mercato meno soggette a inflow ed outflow, per la natura stessa dell’investimento”, aggiunge Sara Cazzola, head of research di Hedge Invest Sgr.

“Abbiamo osservato un boom degli investimenti alternativi illiquidi, che sono un po’ figli del bull market e della vasta liquidità presente sul mercato. Questo, infatti, ha permesso di dirottare le risorse sui private market, soprattutto in relazione ai segmenti obbligazionari. Nel 2018, con i primi segnali di una potenziale riduzione della liquidabilità di questa tipologia di prodotti, il mercato è ritornato a considerare maggiormente i fondi alternativi più liquidi. Infatti, nelle fasi più turbolente di mercato, la liquidabilità degli investimenti torna ad essere un elemento importante da prendere in considerazione, ed è un tema su cui, a nostro avviso, tornerà l’attenzione”, ha dichiarato Marco Seveso, responsabile investimenti e gestore delle strategie alternative di Soprarno SGR.