Secondo il report di Morningstar fondi ed ETF ESG a livello globale vedono flussi in entrata per 4,3 miliardi di dollari nel secondo trimestre. Europa ancora in testa per sottoscrizioni (+11,8 miliardi).
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Andamento altalenante tra le diverse aree geografiche per i fondi sostenibili a livello globale. La dinamica dei flussi in entrata e in uscita dai fondi ESG, il patrimonio complessivo e l’andamento del lancio di nuovi prodotti sono al centro del report trimestrale diffuso da Morningstar da cui emerge un ritorno al segno più per i flussi in direzione di fondi e ETF ESG a livello globale per 4,3 miliardi di dollari USA, in netta controtendenza rispetto ai deflussi per 2,9 miliardi registrati nel primo trimestre dell’anno (“ricalcolati in via definitiva”, segnalano da Morningstar a motivare il cambio nei dati rispetto a quanto comunicato lo scorso maggio). “Il quadro dei flussi globali di fondi ESG inizia a migliorare”, commenta Hortense Bioy, head of sustainable investing research di Morningstar Sustainalytics, che indica come la dinamica negativa rileva all’inizio dell’anno sia cambiata. “Quest'anno i fondi ESG europei hanno raccolto più di 20 miliardi di dollari. Dall'altra parte dell'oceano, l'interesse degli investitori per i fondi ESG rimane contenuto, con continui deflussi, che però sono stati inferiori a quelli registrati nei due trimestri precedenti”. Il riferimento dell’esperta va al dettaglio per regione geografica dell’analisi, da cui emerge ancora una volta l’Europa come regina degli investimenti ESG con flussi positivi per 11,8 miliardi di dollari, mentre gli Stati Uniti riducono lo scarto rispetto al periodo gennaio-marzo (quando i deflussi si attestavano a 9 miliardi) con un segno meno a giugno per 4,7 miliardi.
Anche il Giappone vede un andamento meno “punitivo” rispetto al trimestre precedente (-1,7 miliardi) e vede un negativo per 1,3 miliardi, mentre i fondi sostenibili in Asia continuano ad attrarre nuovi capitali.

Se si estende il calcolo dei flussi netti rispetto al patrimonio totale, “il tasso di crescita organica dell'universo dei fondi sostenibili globali è stato dello 0,14% nel secondo trimestre, con un leggero miglioramento rispetto allo 0,01% del trimestre precedente” si legge nel report. Un dato positivo, certo, ma meno di quello del più ampio universo dei fondi, che con 200 miliardi di dollari di afflussi ha registrato un tasso di crescita organica dello 0,4% nello stesso periodo.
Patrimonio stabile
Si conferma stabile il dato relativo al patrimonio globale dei fondi sostenibili, pari a 3.100 miliardi. L’Europa, con 2.600 miliardi di patrimonio mantiene, come detto, il primato anche in termini di asset con l’84% del mercato complessivo. In seconda posizione, nonostante i chiari di luna, si confermano gli Stati Uniti, che con un patrimonio totale di 336 miliardi, ospitano l'11% del patrimonio globale dei fondi sostenibili, rispecchiando la distribuzione osservata tre mesi fa, mentre Asia ex Giappone, che costituisce solo il 2% del patrimonio globale, mantiene il terzo posto.
Lancio nuovi fondi
Continua il rallentamento nel lancio di nuovi prodotti. Sono 77 nel secondo trimestre che, andando a sommarsi ai lanci di gennaio-marzo indicano un’immissione sul mercato nei primi sei mesi dell’anno di circa 170 nuovi fondi sostenibili a livello globale, rispetto ai 325 dello stesso periodo dell'anno precedente. “Il rallentamento – si legge nel report – riflette una normalizzazione dell'attività di sviluppo dei prodotti sostenibili dopo tre anni di forte crescita, durante i quali quasi tutte le società di gestione patrimoniale si sono affrettate a costruire le loro gamme di fondi sostenibili di base per soddisfare la crescente domanda”. Gli analisti rilevano anche come i gestori siano a oggi “più selettivi e tattici nel loro approccio al lancio dei prodotti. Molti attendono anche la finalizzazione e l'attuazione delle normative europee, come i Sustainability Disclosure Requirements del Regno Unito e l'SFDR dell'UE, che determineranno i requisiti per le nuove strategie sostenibili”.
La classifica degli asset manager per AuM
Sul fronte degli asset manager, la classifica per AuM vede ancora una volta BlackRock in testa con 374,7 miliardi di dollari di asset sostenibili, di cui la maggior parte 301,7 miliardi) in ETF. In seconda posizione in classifica, UBS scalza Amundi, con 177,3 miliardi di AuM, soprattutto in fondi gestiti passivamente (104 miliardi), mentre Amundi vede un calo del patrimonio da 177 a 174,2 miliardi di AuM. L’asset manager internazionale, tuttavia, si colloca in prima posizione nei fondi gestiti attivamente con 82,2 miliardi di AuM (di cui 76 miliardi soltanto in Europa).

Il dato europeo
Nel dettaglio dei flussi europei, emerge anche nel secondo trimestre la prevalenza dei flussi in direzione dei fondi passivi, per 12,4 miliardi di dollari. Il dato positivo, è comunque relativo alla “raccolta trimestrale più bassa degli ultimi anni”, specificano da Morningstar, e si confronta anche con deflussi per circa 620 milioni di dollari dai fondi attivi (in miglioramento, comunque dai -11 miliardi del primo trimestre).

La continua ripresa dei flussi nell'universo dei fondi sostenibili europei si è tradotta in un moderato aumento del tasso di crescita organica allo 0,45% dallo 0,34% del trimestre precedente. “Tuttavia questo miglioramento va considerato nella prospettiva del contesto generale del mercato. In confronto, i fondi convenzionali hanno raccolto quasi 76 miliardi di dollari di nuovi capitali netti nel secondo trimestre e hanno registrato un tasso di crescita organica più elevato, pari allo 0,82%”, affermano gli esperti che hanno redatto lo studio.
Altro elemento all’attenzione sono le asset class che hanno determinato l’andamento della raccolta netta. Morningstar fa notare che sebbene i fondi azionari sostenibili abbiano registrato una ripresa, con afflussi per 3,4 miliardi rispetto ai 4,5 miliardi di dollari di deflussi del trimestre precedente, “i mercati azionari convenzionali hanno registrato afflussi molto più consistenti, quasi nove volte superiori”. Gli investitori hanno continuato a privilegiare le esposizioni al mercato con un forte orientamento alle large-cap statunitensi, mentre calano a poco più di 14 miliardi dai 20,5 del primo trimestre, i flussi verso i fondi fixed income. È importante sottolineare in questo caso come anche i flussi verso le obbligazioni convenzionali siano diminuiti nel trimestre, anche in seguito alla scelta della BCE di tagliare i tassi a giugno, mentre la Fed ha segnalato che, nella migliore delle ipotesi, ci sarà un unico taglio dei tassi nell'ultima parte dell'anno.
