ESG, l'ingrediente che fa bene ai fondi pensione

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Ashim D’Silva, Unsplash

Che i fattori ESG si stessero conquistando un posto speciale nel cuore di molti investitori retail è cosa ben nota. Il desiderio di associare alle proprie scelte d’investimento una valenza sociale è un trend confermato da molte indagini. Parallelamente, però, stiamo anche assistendo a un crescente interesse tra gli investitori istituzionali nei confronti delle componenti ESG, a riprova della loro capacità di perseguire molteplici obiettivi.

“L’adozione di strategie d’investimento guidate da principi ESG ha un futuro nei portafogli istituzionali”. Lo dicono chiaro e tondo da State Street Global Advisors con dati alla mano: quelli raccolti nell’ultima indagine globale* condotta su 475 istituzioni, tra cui fondi pensione pubblici e privati, endowment, fondazioni, family office, fondi sovrani, Banche centrali ed enti sovranazionali.

Come si legge nel report “Performing for the future. ESG’s place in investment portfolios. Today and tomorrow”, l’80% degli intervistati ha dichiarato di avere un qualche tipo di strategia ESG all’interno del proprio portafoglio e il 68% ha ascritto alla sua integrazione un significativo miglioramento dei rendimenti ottenuti, oltre che della gestione della volatilità. A dirsi soddisfatto o molto soddisfatto della performance finanziaria della propria strategia ESG è ben l’84% degli intervistati.

Nonostante ciò, l'esposizione complessiva a queste strategie rimane bassa: “In media solo un terzo degli investimenti di chi adotta questi principi incorpora effettivamente criteri ESG”, scrivono da SSGA. Le previsioni, tuttavia, parlano di una crescita di circa il 40% del portafoglio nei prossimi due anni.

Lo studio ha evidenziato anche delle interessanti differenze a livello regionale. Stupisce, data la sua lunga tradizione negli investimenti responsabili, il ritardo dell’Europa rispetto agli USA per livello di esposizione alle strategie ESG. Il 27% degli investitori statunitensi integra fattori ESG in almeno metà dei propri investimenti, mentre in Europa e in Asia-Pacifico il dato scende al 17% e 15%, rispettivamente. L’allocazione media in strategie di tipo ESG tra gli investitori europei e statunitensi si aggira tra il 25 e il 49% mentre per l’Asia-Pacifico la metà degli investitori hanno meno del 25% degli investimenti con allocation ESG.

“C'è un cambiamento collettivo nel mondo degli investimenti istituzionali ora che fondi pensione e gestori stanno cominciando a pensare diversamente alle implicazioni a tutto tondo dei loro investimenti", ha detto Chris McKnett, responsabile del business globale ESG presso SSGA. "La questione non è più se le strategie ESG vadano considerate come parte del proprio mandato, ma piuttosto come si stiano attivamente perseguendo opportunità di investimento che aiutino a raggiungere gli obiettivi finanziari, incoraggiando nel contempo il cambiamento di processo”.

Come ogni approccio all’investimento, anche in questo caso le sfide non mancano. Per il 57% degli intervistati, ad esempio, è difficile valutare le prestazioni rispetto ai concorrenti mentre per il 56% una delle problematiche chiave è la valutazione dei gestori esterni delle strategie ESG. Quasi la metà (49%) dei fondi pensione vede nelle commissioni e nelle spese i principali ostacoli per un’ulteriore integrazione delle strategie ESG nei portafogli, seguite dalla carenza di competenze interne in materia.

* In UK, Francia, Germania, Italia, Svizzera, Paesi nordici, Paesi Bassi, Corea, Singapore, Giappone, Cina, Hong Kong, Australia e Stati Uniti.