Fondi pensione: gli investitori cercano maggior flessibilità

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foto: autor 401(K)2013, Flickr, creative commons

Il dato è elevato: secondo il 78% degli investitori istituzionali internazionali la maggioranza dei fondi pensione non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di investimento a lungo termine. Lo riporta un sondaggio fatto da GAM, a margine di un evento riservato ai clienti istituzionali, tenutosi in Svizzera a fine maggio. A parlare c’erano anche Jean-Claude Trichet, ex presidente della BCE, e José Manuel Barroso, ex presidente della Commissione europea, oltre a una serie di specialisti in investimenti. E il dibattito sui piani pensionistici europei è sempre tra i più spinosi.

Tenuto conto dell’aumento della longevità della popolazione, la regolamentazione è vista come una barriera cruciale per la generazione di rendimenti sufficienti a soddisfare gli impegni e, secondo il 65% degli intervistati la normativa dovrebbe essere cambiata per permettere ai piani pensionistici una maggiore flessibilità nelle scelte di asset allocation. “Gli investitori sono giustamente preoccupati circa le modalità con cui gli impegni pensionistici potranno essere soddisfatti e ritengono che occorra un approccio di investimento flessibile per porvi rimedio", spiega Alexander Friedman, CEO del gruppo. "La sfida cruciale per i gestori dei fondi è quella di offrire ai clienti strategie che siano differenziate e in grado di aggiungere valore significativo. Nell’attuale condizione del mercato non si può fare affidamento sugli investimenti passivi: gli investitori si aspettano forti convincimenti da parte dei gestori cui si affidano, e GAM ritiene che ciò sia essenziale per offrire rendimenti attraenti”.

D'altronde il rischio geopolitico, la mancata ripresa economica e i movimenti dei tassi di interesse sono percepiti da parte degli investitori come i rischi principali. Tuttavia, solo il 34% degli intervistati prevede un’uscita della Grecia dall’Eurozona nei prossimi dodici mesi, ed ancora meno (9%) ritiene che il Regno Unito abbandonerà l’Unione Europea con il governo appena formatosi.
È chiaro che la politica resta il fattore di rischio principale per i mercati, anche se i fondamentali sono sufficientemente solidi per impedire a questa incertezza di far deragliare la ripresa in corso", continua Alexander Friedman. "Il contesto di investimento è cambiato sensibilmente negli ultimi anni, e crediamo che i mercati abbiano raggiunto un punto di svolta; il rally indiscriminato del mercato sta per finire e gli investitori devono adottare un approccio autenticamente attivo per identificare le fonti di alpha per gli anni a venire.

La metà degli investitori istituzionali che hanno risposto al sondaggio di GAM prevede infatti di aumentare la propria allocazione su prodotti attivi nei prossimi tre anni mentre solo il 13% intende incrementare i propri investimenti in prodotti passivi. Per la seconda metà del 2015, il 38% si dice intenzionato ad accrescere i suoi investimenti in prodotti alternativi, il 35% nell’azionario europeo e il 27% in quello dei mercati emergenti.