131 fondi, 26 emittenti e un volume di negoziazione che si è quadruplicato rispetto all’anno scorso, ma stenta ancora a decollare in attesa che un grosso player internazionale scateni l’effetto valanga.
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Una partenza lenta ma con una crescita costante: 131 prodotti da parte di 26 emittenti e 57 milioni di euro negoziati nei primi quattro mesi dell’anno. Per Alberto Schiesaro, di Equita SIM, l’avvio del mercato dei fondi quotati non è stato brillante, soprattutto per due motivi: in primis, la modalità di quotazione completamente diversa -che non prevede un prezzo alla compra-vendita del fondo sul mercato- è stata difficile da far digerire, specialmente alle banche depositarie. In secondo luogo, l’aver pensato fin dall’inizio di dare un taglio retail al mercato, mentre forse andavano prima convinti gli investitori istituzionali. “Il mercato è poi partito. I numeri si stanno incrementando, ma è un processo lento”, afferma Schiesaro e "i volumi, seppure quadruplicati rispetto all’anno scorso, sono ancora molto bassi”.
Volume negoziato
Q1 2016 | Q2 2016 | Q3 2016 | Q4 2016 | Q1 2017 | ABR-17 | |
Trades | 192 | 351 | 647 | 601 | 550 | 189 |
Turnover (€ m) | 10,75 | 21,37 | 25,63 | 33,04 | 30,76 | 26,14 |
“C’è un periodo di adozione, che può essere più o meno lungo” dice Giordano Martinelli, vice presidente di AcomeA SGR. “E molto dipende anche da come i players di mercato si pongono nei confronti di una novità”. Oggi i fondi di investimento quotati in Borsa sono visti come erano visti gli ETF all’inizio, come una competizione nei confronti dei fondi venduti dalle banche. “Chi pensa così è miope, la quotazione non può che essere un miglioramento dell’offerta. Si tratta di due tipi di risparmiatori diversi: quello che si compra il fondo allo sportello bancario avvalendosi del servizio di consulenza e quello che se lo compra da solo in Borsa. È come chi va dal benzinaio: c’è chi scende dalla macchina e fa benzina da solo e c’è chi invece si fa fare il pieno dal distributore”.
Un ampio mercato
Le società che hanno deciso di quotare i fondi non hanno scelto la Borsa come unico canale di distribuzione. Molte il vero business lo fanno con altri canali, come la raccolta diretta. “Abbiamo creduto sin dall’inizio in questo nuovo canale di vendita che consideriamo complementare, e non necessariamente alternativo, a quello del collocamento tradizionale”, spiega Alberto Alfiero, vice direttore generale di Banca Finnat.
Società emittenti e relativi fondi quotati in Borsa
Fonte: Borsa Italiana.
Emittenti | OICR |
Sella Gestioni | 1 |
EGF | 1 |
Rivage | 1 |
AISM | 1 |
Finlabo | 1 |
Silk | 1 |
Amagis | 2 |
Hypo | 2 |
Method | 2 |
Alessia | 3 |
Woodpecker | 3 |
Zenit | 3 |
VG SICAV | 4 |
8a+ | 4 |
Selectra | 4 |
Base Investment Sicav | 4 |
Atomo | 5 |
Diaman | 5 |
Eiger | 5 |
Atlante | 6 |
TCW | 8 |
Plurima | 8 |
Compam | 11 |
New millennium | 15 |
AcomeA | 15 |
Pharus | 16 |
Totale (al 30/05/2017) | 131 |
“Un importante vantaggio, per chi offre i fondi quotati, è l’ampiezza potenziale del mercato: se venissero meno le resistenze del sistema bancario il mercato potenziale sarebbe estremamente ampio. Qualunque cliente potrebbe investire indipendentemente dall’esistenza di un accordo di collocamento tra la fund house ed il proprio intermediario”. Per Martinelli “non c’è la corsa a quotare i fondi, perché il mercato è osteggiato e non è fluido”. E Schiesaro aggiunge: “Se qualche grosso player internazionale decidesse di quotarsi, probabilmente scatenerebbe quell’effetto emulazione che tutti stanno aspettando. L’offerta su questo mercato è ancora poco variegata ma sono fortemente convinto che gli scambi sul mercato organizzato potranno affiancare in modo efficiente la raccolta tradizionale”.
Categorie dei fondi quotati
Fonte e classificazione: Borsa Italiana. Dati al 30/05/2017.
Nuovi stimoli
Se da un lato uno stimolo alla quotazione dei fondi può venire dalla negoziazione dei prodotti PIR compliant, che stanno riscuotendo grande successo tra gli investitori, dall’altro “un mercato di fondi quotati aperti può diventare anche un punto di riferimento e di sviluppo per il mondo della consulenza indipendente e del fintech”, afferma Martinelli. “L’investitore fa da solo la parte di esecuzione (risparmiando sui costi di gestione) e paga al consulente la fee del servizio. Ormai la mancanza di educazione finanziaria non è più una scusa, se un investitore è in grado di comprare un ETF, sicuramente può anche comprare un fondo, e i fondi si comprano con la stessa facilità con cui si compra un qualsiasi titolo quotato. È solo una questione di tempo, è una strada già segnata”, conclude.