Secondo uno studio di Zeb, Morningstar e ALFI il Vecchio Continente detiene l'83% del patrimonio globale dei fondi sostenibili. Rappresentano il 16% del patrimonio totale dei fondi, mentre negli Stati Uniti e in Asia corrispondono rispettivamente solo all'1 e al 5 per cento.
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L'Europa si conferma la culla mondiale dei fondi sostenibili, in netto vantaggio rispetto agli Stati Uniti e l'Asia, dove questa tipologia di investimenti fatica a guadagnare terreno. Il Vecchio Continente detiene infatti l'83% del patrimonio netto globale dei fondi sostenibili, che ammonta a circa 2,4 trilioni di euro. È quanto emerge dal secondo studio annuale sui fondi d’investimento sostenibili in Europa condotto dalla società di consulenza Zeb, da Morningstar e dall’Associazione Lussemburghese dell’Industria dei Fondi (ALFI). Il patrimonio dei fondi sostenibili in Europa ha raggiunto quasi 2.000 miliardi di euro alla fine del 2021, con un aumento del 71% rispetto al 2020. Inoltre, numeri alla mano, il primato europeo si avverte anche nella quota di mercato dei fondi sostenibili rispetto al totale di quelli domiciliati: in Europa rappresentano il 16% del patrimonio netto totale, mentre negli Stati Uniti e in Asia corrispondono rispettivamente solo all'1 e al 5 per cento.
La regolamentazione è il fattore chiave
Secondo l’analisi di Zeb, Morningstar e ALFI il fattore determinante per lo sviluppo dei fondi sostenibili in Europa è la regolamentazione. “La Commissione europea e i suoi organi di vigilanza stanno guidando la corsa della regolamentazione, avendo gettato le basi per un futuro sostenibile con un ampio kit di strumenti di divulgazione, reporting e classificazione”, si legge nel report. “Altre regioni del mondo, in particolare gli Stati Uniti e l'Asia, hanno fissato solo pochi requisiti meno severi in materia di investimenti sostenibili”, dicono.
Per gli autori dello studio nonostante il notevole interesse per la sostenibilità negli Stati Uniti, la decisione del precedente governo americano di ritirarsi dall'Accordo sul clima di Parigi ha probabilmente fatto sì che gli investitori, gli azionisti e il regolatore spostassero la sostenibilità in fondo all'agenda. “La firma del Presidente Biden nel 2021 per rientrare nell'Accordo sul clima è un passo importante verso un obiettivo globale comune, anche se il precedente scostamento potrebbe aver fatto perdere agli Stati Uniti molto terreno nella corsa verso il net zero”, si legge nel report. “Nel frattempo, in Asia manca un quadro ESG basato su classificazioni o divulgazioni che permetta la standardizzazione e il benchmarking nei mercati”, spiegano.
La tabella più sopra illustra lo sviluppo globale dei mercati dei fondi sostenibili. Il loro volume totale è cresciuto significativamente del 62% all'anno negli ultimi tre anni, fino a raggiungere un livello di circa 2.400 miliardi di euro. Ma uno sguardo più attento conferma che l'Europa è saldamente in testa quando si tratta di asset sostenibili, con un'impressionante quota di mercato dell'83%. Al contrario, sia gli Stati Uniti che l'Asia sono molto in ritardo con una quota di mercato del 13% e del 4% rispettivamente. “È sorprendente notare che le quote di mercato in ciascuna regione siano rimaste relativamente costanti durante questa fase di crescita”, si legge nel report. “Ciò significa che anche se l'Europa ha visto un enorme sviluppo degli asset sostenibili negli ultimi tre anni, gli Stati Uniti e l'Asia sono stati in grado di tenere il passo e di assicurarsi la propria quota di mercato”, avvertono. “Tuttavia, la quota di mercato degli asset sostenibili non dà non dà alcuna indicazione dei progressi compiuti finora nel trasferimento di asset dai fondi convenzionali verso quelli sostenibili”, si legge. Inoltre, se si considerano le basse quote di asset sostenibili sul totale degli asset negli Stati Uniti (1%) e in Asia (5%), secondo gli autori dello studio, appare chiaro che gli investimenti sostenibili sono ancora una nicchia in questi mercati.“Il che indica uno scarso interesse da parte degli investitori e, probabilmente, una scarsa conoscenza dell'intera popolazione sulle specificità degli investimenti sostenibili”, commentano.
Ancora molta strada da percorrere
Questo dato contrasta con la corrispondente quota del 16% in Europa, che conferma la sua posizione di leader negli investimenti sostenibili. Eppure, concludono da Zeb, Morningstar e ALFI, sebbene in Europa siano stati compiuti notevoli progressi nel trasferire asset verso fondi sostenibili, una quota inferiore al 20% indica che anche qui c'è ancora molta strada da fare per i fondi sostenibili per diventare il nuovo standard di riferimento per gli investimenti.