A fine giugno queste strategie hanno raccolto 2 miliardi di euro, quadruplicando quasi i risultati del primo trimestre. Il loro patrimonio si attesta a 22,3 miliardi.
Il secondo trimestre del 2019 si è chiuso con risultati non particolarmente positivi per l’industria del risparmio gestito e in particolare per i fondi aperti che hanno perso quasi 3,7 miliardi (qui l’approfondimento). Non si può dire lo stesso dei fondi sostenibili e responsabili*: stando ai dati di Assogestioni (che monitora l’offerta in questi prodotti da parte di 25 case di gestione, per un totale di 184 fondi) la loro raccolta a fine giugno è stata di 2 miliardi mentre il loro patrimonio si attesta a 22,3 miliardi.
Osservando l’evoluzione della raccolta di questi prodotti, negli ultimi quattro trimestri la tendenza è stata discendente, passando dai 682 milioni di fine settembre 2018 ai 563,4 di fine marzo 2019. Tuttavia, nell’ultimo trimestre abbiamo assistito a un rimbalzo della raccolta che è schizzata, come già detto, a poco più di 2 miliardi.
Fonte: Cubo, Assogestioni.
Chi raccoglie di più
Fatta eccezione per Schroders, SSGA e Sella, tutti gli asset manager hanno chiuso il trimestre con raccolte positive, che in alcuni casi hanno registrato notevoli incrementi rispetto al periodo precedente. È il caso di Amundi, prima in classifica per raccolta (+1 mld), Eurizon, seconda con 448 milioni e Pramerica, terza con i suoi 242 milioni.
Per quanto riguarda i patrimoni, invece, a occupare il podio sono Eurizon (6,5 mld), Etica SGR (4 mld) e Schroders (3 mld). Quest’ultima, stando sempre alle analisi di Assogestioni, offre il maggior numero di fondi sostenibili (42), seguita da Eurizon (28) e BNP Paribas (25).
Ranking dei gestori che offrono fondi aperti sostenibili e responsabili
Fonte: Assogestioni. Elaborazione propria. Dati ordinati per raccolta promossa.
* Ai sensi della guida alla classificazione di Assogestioni si qualifica sostenibile e responsabile un fondo che sulla scorta di una propria definizione operativa del concetto di responsabilità ha una politica di investimento che vieta l’acquisto di un insieme di titoli e/o privilegia l’acquisto di titoli sulla base di analisi che integrano criteri ambientali, sociali e di buon governo (Environmental, Social and Governance) all’analisi finanziaria.
Tale definizione è indipendente dalle specifiche modalità di applicazione dei criteri di selezione (comitato “etico” interno, società di consulenza, selezione esterna, benchmark).