Fondo mio, quanto mi costi?

finanza
Olu Eletu, Unsplash

Quando si tratta di scegliere il prodotto di investimento più adatto alle proprie esigenze, un elemento importante – sebbene non l’unico - del processo decisionale riguarda i costi associati ad esso. In una recente indagine dal titolo “Distribution systems of retail investment products across the European Union”, la Commissione europea ha analizzato i costi e le spese dei diversi tipi di prodotti di investimento offerti attraverso i canali di distribuzione più comuni in 15 Stati membri* per evidenziare le differenze che intercorrono fra questi e che in un certo qual modo rappresentano ancora un ostacolo al raggiungimento della Capital Market Union.

Le informazioni raccolte per lo studio sono state reperite dai ricercatori della Commissione sui siti web di banche, compagnie assicurative, supermercati di fondi, broker online e piattaforme di social trading nel corso della prima metà del 2017 con l'intento di coprire l'80% del mercato retail in termini di masse gestite. A seconda del Paese, sono state identificate tra le 8 e le 15 entità più rilevanti tra quelle citate.

Risultati
Nel caso dei fondi, le informazioni sono state reperite dai prospetti e KIID disponibili online o dai dati Morningstar utilizzando l’ISIN del prodotto. Le voci considerate durante la ricerca dagli analisti sono state:

  • le spese correnti annue (ongoing charges), ovvero le commissioni addebitate su base regolare, comprese quelle di gestione del fondo;
  • le commissioni di entrata (entry fees), ovvero i costi di sottoscrizione proporzionali all’ammontare investito e addebitati una tantum;
  • le commissioni di uscita (exit fees), addebitate una tantum al momento del riscatto.

Non sono stati presi in considerazione le commissioni di performance perché non presenti nei KIID del 95% del campione di fondi analizzati.

Fondi obbligazionari

Per quanto riguarda le spese correnti, Paesi Bassi e Danimarca vantano i costi minori (0,68% e 0,70%) mentre l’Italia si piazza terzultima (1,30%). Dopo di lei, solo Estonia (1,35%) e Polonia (1,52%). Anche per commissioni di uscita il nostro Paese non è messo bene (2,20%), collocandosi al penultimo gradino, dopo il Regno Unito (5%). Le commissioni di ingresso più elevate, invece, vengono applicate in Spagna (5%) e Romania (3,5%).

obbligazionari

Fondi azionari

La categoria dei fondi azionari è la più costosa fra quelle analizzate nello studio. Così come per i prodotti obbligazionari, la maggiori spese correnti si registrano in Polonia (4,03%), con un dato di circa 4 volte superiore rispetto a Regno Unito (0,94%) e Paesi Bassi (1,10%). Per quanto riguarda, invece, le commissioni di ingresso e uscita, si nota che i fondi azionari italiani presentano costi di entrata sopra la media (4%) ma costi di uscita particolarmente bassi (0,4%).

Schermata_2018-06-01_alle_19

Fondi bilanciati

Rispetto ai prodotti bilanciati, i distributori polacchi sono ancora una volta quelli che applicano le maggiori spese correnti (3,26%) mentre Paesi Bassi e Regno Unito vantano le commissioni più basse, rispettivamente dello 0,82% e dell'1,02%. Guardando alle commissioni di entrata, Spagna, Svezia, Regno Unito, Romania e Germania presentano quelle più elevate (5%) mentre Danimarca e Paesi Bassi si collocano in cima alla classifica, con uno 0,32% e 0,11% rispettivamente. Per le exit fees, i Paesi più ‘cari’ sono la Repubblica Ceca, il Regno Unito (5%) e la Romania (4%).

Schermata_2018-06-01_alle_19

* Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito.