Francesco Branda (UBS AM): “Un’esposizione più efficiente ai mercati con gli ETF multi-fattoriali”

-
Immagine ceduta

A livello mondiale aumentano i portfolio manager che per la costruzione della loro asset allocation preferiscono adottare una rotazione fattoriale anziché quella settoriale. Abbiamo discusso di questo interessante trend con Francesco Branda, head of passive & ETF specialist sales Italy di UBS Asset Management.

Branda commenta che “il mercato delle strategie fattoriali sta crescendo ad un ritmo più sostenuto rispetto gli altri segmenti del passivo. I tassi di crescita sono maggiori negli Stati Uniti ed Europa, da questo punto di vista infatti possiamo dire che i due mercati hanno caratteristiche molto simili. Si stima inoltre una crescita più accelerata per le strategie multi-fattoriali rispetto a quelle più tradizionali, come le strategie dividend, value e low volatility, che vengono usate ormai da più di 10 anni dagli investitori. Le strategie multi-fattoriali statisticamente proteggono di più il capitale in caso di drawdown del mercato e garantiscono sovraperformance rispetto agli indici tradizionali. Il singolo fattore non funziona in tutte le condizioni di mercato, per questo è utile mixare più fattori per estrapolare il premio al rischio. Queste strategie di solito ottengono risultati migliori nei mercati meno efficienti

Il mercato italiano deve essere ancora 'educato' a questa particolare tipologia di ETF, per favorirne lo sviluppo. Probabilmente perché alcuni investitori istituzionali preferiscono ancora utilizzare altri tipi di strumenti, come gli swap, per ottenere il risk premium. Credo che le strategie multi-fattoriali cresceranno soprattutto nell’ambito delle gestioni patrimoniali e nel retail. Mi aspetto inoltre che gli ETF multi-fattoriali vengano usati soprattutto in fase di asset allocation strategica. Essi permettono, infatti, di esporsi ad un determinato mercato in maniera più efficiente. Per esempio, per prendere posizione sull’azionario USA, piuttosto che esporsi ad un indice di mercato come l’MSCI USA, si può usare uno specifico ETF multi-fattoriale: esso consente un’esposizione altrettanto diversificata all’asset class con una sovraperformance di lungo periodo”, aggiunge l’esperto.

“Noi costruiamo gli ETF multi-fattoriali secondo un ‘equal approach’, cioè viene attribuito lo stesso peso a ciascuna delle strategie fattoriali e successivamente le implementiamo. Innanzittutto, stando alle analisi dell’ufficio studi, in questo modo la strategia funziona in maniera ottimale, rispetto al caso in cui si vogliano sovrappesare o sottopesare determinati fattori. Inoltre, procediamo in questo modo perché così il cliente è in grado di conoscere meglio lo strumento, e sa esattamente di cosa è composto. Questo è importantissimo, perché le costruzioni degli ETF multi-fattoriali possono essere diverse tra loro, pertanto un portfolio manager deve conoscere la costruzione della strategia per poterla inserire in maniera corretta all’interno dei suoi portafogli”, spiega Branda.

Altro elemento distintivo della gamma di ETF multi-factor di UBS è l’elevato numero di fattori presi in considerazione, ben sei (momentum, prime, value, quality, total shareholder yield, low volatility e size) offrendo così un’ampia diversificazione. Gli ETF di UBS permettono di prendere posizione con questo approccio multi-factor a tre mercati: US Equity, EMU e World. Ad oggi UBS AM non offre strategie multi-fattoriali sui mercati emergenti, dimensione però che, dichiara il manager, “potrebbe rappresentare un’importante area di crescita per questa tipologia di strategie”, conclude.