Fugnoli (Kairos): “La narrazione dei mercati è cambiata in peggio ma un nuovo equilibrio è possibile”

Alessandro Fugnoli
Alessandro Fugnoli, strategist, Kairos

“Da un mese all’altro le differenze nella psicologia dei mercati non potrebbero essere più grandi. Se agli inizi di maggio la narrazione diffusa era quella del meltup, cioè di un’accelerazione della crescita delle Borse - che peraltro durava già da inizio anno – un mese dopo a prevalere è l’idea di recessione globale, se non imminente nei prossimi 6-12 mesi”. A riassumere lo scenario attuale dei mercati è Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, società del Gruppo Julius Baer, nella sua rubrica 'Al 4° PIANO con Alessandro Fugnoli'.

Secondo l’esperto, siamo ritornati al clima del 4° trimestre 2018, quando si prevedeva la fine del ciclo decennale di crescita e le Borse erano calate drasticamente. Ma rispetto a quel periodo c’è una grande differenza: “allora il discorso della Fed era ancora focalizzato su una politica di rialzo dei tassi per il 2018/2019/2020. Oggi, invece, sappiamo che l’Istituto centrale americano è orientato alla pazienza e alla stabilità e, qualora la struttura dei tassi dovesse cambiare, lo farà verso il basso”, spiega Fugnoli. Un dato di non poco conto visto che dà non solo alle Borse (che sono scese molto meno) ma anche ai bond (soprattutto quelli di alta qualità) un forte sostegno, dal momento che si prevede una politica espansiva, non solo della Fed ma di tutte le Banche centrali.

Cosa è cambiato

Lo strategist di Kairos riassume così i principali cambiamenti dell’ultimissimo periodo: “Da una parte c’è stata una pausa di consolidamento a cui si sono accompagnate due evidenze: un rallentamento nella crescita americana e una rottura delle trattative tra USA e Cina”. Rispetto al primo punto, Fugnoli spiega che nei primi mesi dell’anno, di fronte a una ripresa dell’economia, molte aziende hanno accumulato scorte che ora sono da vendere, motivo per cui la produzione ristagna (ma si tratta, dice lo strategist, di un fenomeno passeggero).

Per quanto riguarda, invece, il secondo aspetto, abbiamo assistito a un inasprirsi dei toni e a una trasformazione del conflitto tra USA e Cina da commerciale a strategico. “Questo”, sottolinea Fugnoli, “ha creato preoccupazione unitamente alle misure adottate da Trump nei confronti del Messico che non hanno una logica commerciale bensì interna (Trump usa l’arma delle sanzioni commerciali per un obiettivo che non è commerciale). Questo disorienta i mercati e crea una situazione nuova indefinita”, spiega l’esperto.

Un nuovo equilibrio

A detta di Fugnoli, tuttavia, la situazione non è così compromessa come i mercati ritengono. In primo luogo perché le Banche centrali sono di nuovo orientate a una politica di sostegno delle economie e dei mercati; poi perché le trattative commerciali hanno sì avuto una forte battuta d’arresto ma potrebbero riprendere (“l’imprevedibilità di Trump gioca nelle due direzioni”, sottolinea lo strategist, e infine perché i dati macroeconomici e dei profitti delle società, soprattutto negli Stati Uniti, non sono compromessi.

“Certo la crescita USA è meno brillante dello scorso trimestre ma non siamo ancora in una situazione che possa far pensare a una recessione imminente. I mercati troveranno un nuovo equilibrio. Anche la Fed”, conclude, “così come successo nel quarto trimestre del 2018, ritiene che la situazione economica sia migliore di quanto pensino i mercati e molto fa pensare che anche questa volta abbia ragione”.