Fund selector italiani: i fattori per una migliore selezione

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Giorgio Fata

L’attività di selezione dei fondi ha registrato negli ultimi anni un’importante evoluzione, passando da processi prettamente focalizzati sull’analisi quantitativa ad uno scenario più dettagliato e sofisticato in cui la valutazione qualitativa è diventata parte predominante dell’attività. Nella prima parte della round table organizzata con i fund selector di quattro realtà italiane del risparmio gestito, Funds People è entrata dunque nel dettaglio dei criteri di selezione dei fondi di ogni singola società, per capire quali possano essere i parametri volti a supportare una scelta ottimale.

In generale, l’attività di fund selection si separa appunto nella componente quantitativa e qualitativa, assemblando i risultati delle due analisi per avere un quadro il più dettagliato possibile su un determinato prodotto o investimento. Diverso però è il peso che ogni singolo team di fund selector attribuisce ai due tipi di analisi. Ad esempio, Mario Unali, senior analyst di Kairos Investment Management, sostiene come la priorità della società sia quella di “guardare al vantaggio competitivo dei gestori rispetto alla concorrenza”, partendo soprattutto da “considerazioni qualitative legate alla bravura del manager nel gestire il capitale; cerchiamo di capire se i gestori abbiano effettivamente un vantaggio competitivo a prescindere dall’asset class o dalle aree geografiche”.

A detta di Unali, il processo di selezione dell’asset manager risulta quindi completamente diverso da quello dei suoi competitor, e ciò è anche dato dal fatto che, operando quasi esclusivamente su investimenti alternativi, non vengono svolte valutazioni quantitative a benchmark. “Puntiamo molto sulla capacità di trovare delle idee diverse rispetto a quelle che vanno per la maggiore. Svolgiamo un lavoro quantitativo solo dopo aver individuato un team di gestione o un singolo gestore, a nostro parere, meritevole. Svolgiamo un lavoro ‘in-house’ con strumenti sviluppati nel tempo”, spiega Unali.

Il team investimenti di Kairos IM è composto da quattro fund selector generalisti, basati a Londra, non suddivisi per strategie ma bensí per area geografica, dove il CIO ricopre un ruolo di superpartes. Tre di questi sono focalizzati rispettivamente su Europa, America e Asia. In aggiunta, vi è un’unità di risk management, basata a Milano, che riporta direttamente al CEO della società, e che svolge gran parte del lavoro quantitativo, in termini di strumenti, utilizzando i dati grezzi dei gestori (esposizione storica, track record, ecc.), nonché effettuando una serie di analisi che permettono di ottenere informazioni precise sulla generazione storica di alpha, la performance rolling, ecc.

Ci sono poi strutture, quali Fideuram Investimenti SGR, in cui l’attività di selezione attribuisce il medesimo peso sia all’approccio quantitativo, con uno screening preliminare svolto su fattori quali track record, masse gestite, gestione del rischio, capacità di generale alpha nonché consistenza nel processo di investimento, che a quello qualitativo, con un’analisi dettagliata delle capabilities in termini di esperienza e composizione del team di gestione, processo di generazione delle idee, costruzione e composizione del portafoglio, gestione delle esposizioni ai fattori di rischio, ecc.

A detta di Luca Anzola, head of Fund Research and Alternative Investments – Gestioni Multimanager della SGR, le nuove idee di investimento vengono, quindi, discusse a livello di team su base periodica. “L’obiettivo è quello di selezionare i fondi attraverso un processo che valorizzi l’esperienza ed il contributo di tutti i membri del team, in cui operano diversi analisti, specializzati per asset class. Questa struttura permette di avere una copertura ampia delle strategie, non solo azionarie ed obbligazionarie ma anche absolute return e alternative, attraverso sia strumenti di data provider esterni (come Bloomberg e Morningstar) che strumenti sviluppati internamente (principalmente con il supporto di applicativi come Matlab)”, spiega Anzola.

David Karni, responsabile Selezione Fondi e Consulenza di BCC Risparmio&Previdenza, mette in evidenza come dalla società dispongano di uno screening quantitativo ‘home made’, con un modello caratterizzato da una componente di forecast, quindi non solo ‘backward looking’ ma anche ‘forward looking’, il quale si concentra maggiormente su share ratio e performance. “Diciamo che è un modello che funge da prima guida, in più bisogna considerare i vari meeting settimanali che abbiamo con i gestori. In secondo luogo, vi è la componente qualitativa dove siamo molto concentrati sul rigore del processo, quindi controlliamo se i titoli che il gestore ha acquistato siano allineati con il suo processo di investimento. A mio parere, è la mancanza di coerenza nel processo di investimento in sé che fa decadere la selezione o meno di un fondo”, afferma Karni.

I dati utilizzati dall’asset manager sono serie storiche provenienti da infoprovider. “Tutto il resto è ‘fatto in casa’. Il team è attualmente composto da quattro professionisti che si dedicano alla fund selection, utilizzata per la gestione diretta di fondi di fondi. Da cinque anni abbiamo una piattaforma di advisory, quindi di distribuzione di fondi di terzi, che rappresenta una parte fondamentale dell’attività dato che è molto importante svolgere il lavoro commerciale, di promozione. In ultima istanza, stiamo ristrutturando il team delle gestioni patrimoniali, coinvolgendolo nella fund selection, dato che dal 2018 abbiamo intenzione di investire maggiormente sulle linee di gestioni patrimoniali. Personalmente, svolgo un ruolo da superpartes tra i team”, conclude l’esperto.

Infine, Giorgio Mastropietro, fund selector di Sofia GP SGR, spiega come anche dal suo team si focalizzano in primis su uno screening quantitativo, per poi creare un peer group ad hoc. “Il nostro database è composto da peer group da noi classificati che contano circa 1.600 fondi, suddivisi rispettivamente all’analisi di tre professionisti e osservati ‘one by one’ durante il tempo”, sostiene il fund selector.

Mastropietro spiega in seguito come il secondo passaggio avvenga in maniera molto più attiva, “quindi prendendo contatto con la fund house, per capire l’esposizione che il gestore ha in quel determinato momento, le sue view, le sue preferenze, accumuliamo tutte queste caratteristiche e andiamo a vedere quale sia il fondo ideale per la nostra view attuale. Alla base, escluse le tematiche absolute return, c’è sempre la chiamata di confidenza sulla tematica del mercato”.

Il team di Sofia GP è composto da due professionisti che svolgono la fase di ricerca e di partecipazione ai vari eventi delle fund house. “Non abbiamo una specializzazione interna; svolgiamo dei meeting settimanali insieme al responsabile delle gestioni, per fare il punto sul lavoro della settimana, su eventuali novità rilevanti, ecc. Utilizziamo dei tool sviluppati su Excel, uniti alla componente quantitativa, suddivisa nell’utilizzo di Morningstar Direct, Deus e un ulteriore programma statistico di programmazione”, conclude Mastropietro.