Gaudenzi (Eurizon): “Il 2022 è stato un primo test sul vantaggio delle aziende più avanti nella transizione circolare”

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Corrado Gaudenzi, foto ceduta (Eurizon)

Il 2023 sarà il “banco di prova” per i bilanci di molte società del settore manifatturiero. In particolare “il conto economico relativo a quest’anno metterà in luce i costi che hanno sostenuto le aziende più avanzate nella transizione verso un modello circolare rispetto a quelle che sono maggiormente dipendenti dall’acquisto di materie prime vergini”. Corrado Gaudenzi, head of long term sustainable strategies di Eurizon Capital SGR, ne è certo. “Sul fronte macroeconomico, il 2022 ha fatto emergere aspetti di criticità importanti legati all’aumento del costo delle materie prime”. E quello che si è concretizzato negli ultimi 12 mesi è da considerare, insomma, come “un primo test per verificare la portata del vantaggio competitivo delle aziende che sono più avanti nel processo di transizione circolare”. Anche il settore della generazione dell’energia rientra nel computo. Tuttavia l’impatto è stato diverso: “Il tema vero riguarda, in questo caso, i profitti eccezionali registrati dalle aziende del settore, e come questi profitti possono essere ritenuti sostenibili a livello sociale”.

La finanza, tuttavia, resta ancora alla finestra. “Il settore finanziario occupa oggi una posizione ancora marginale nel panorama dell’economia circolare”, afferma l’esperto sottolineando le poche iniziative nel settore. “Il nostro gruppo (Intesa Sanpaolo .ndr) ha rinnovato nel piano industriale il plafond di sei miliardi di prestiti agevolati per le aziende che vogliono intraprendere un percorso di transizione circolare. Tuttavia registriamo ancora pochi competitor con prodotti focalizzati sul circular”, rimarca Gaudenzi che gestisce il fondo Equity Circular Economy partito a marzo

Il sistema Paese

Il tema, dunque, è vissuto come centrale in primis dal manifatturiero, che è anche la colonna vertebrale del sistema economico italiano. Ed è visto, appunto, in ottica di sistema. “È il sistema Paese nel suo complesso che deve compiere questa transizione: da un lato il settore pubblico deve predisporre le infrastrutture per facilitare la transizione, le aziende a loro volta devono riconvertire il proprio modello produttivo sapendo che questo genererà nel medio lungo periodo un vantaggio competitivo importante”. La posta in gioco, d’altronde, è molto elevata: “Non soltanto perché si tratta di eliminare la dipendenza da materie prime vergini, ma anche perché così facendo si promuove un modello di business in cui aumenta la fidelizzazione del consumatore”.

Le iniziative normative a livello di blocco UE posizionano questa area del mondo come quella in cui il processo di transizione verso la circular economy è più avanzato “la buona notizia è che l’Europa è il posto giusto per individuare alcuni leader della transizione circolare”, sostiene Gaudenzi che non rileva clamorosi ritardi a livello di normativa “la velocità con cui si riescono a portare avanti queste modifiche dipende non soltanto da cosa possono mettere in campo i regolatori ma anche da come il sistema evolve”.

A livello di singola iniziativa finanziaria, l’impegno di Eurizon va quindi in direzione del “perfezionamento della metodologia messa a punto nel corso degli anni per misurare il grado di circolarità delle aziende”. Gaudenzi lo definisce come uno strumento fondamentale per poter individuare in ogni settore quali aziende sono leader nella transizione circolare. “Vogliamo offrire la possibilità ai nostri investitori di avere gli strumenti per puntare su queste aziende – afferma –, come il fondo lanciato a marzo di quest’anno”. In futuro secondo l’esperto sarà fondamentale l’engagement con le società quotate affinché rendano più trasparenti le proprie politiche in tema di transizione circolare, “a oggi non tutte le aziende rendicontano in modo adeguato su questo fronte, in parte questo è dovuto al fatto che uno dei pilastri della Tassonomia Ue, quello sulla circular economy, deve ancora essere definito in maniera completa; ma noi ci aspettiamo che ci sia una spinta da parte delle aziende a rendere disponibili anche in anticipo informazioni rilevanti”.