Geopolitica e finanza: lo scenario 2016-2020

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Dal 2020 i fondi d'investimento saranno i nuovi protagonisti. A dirlo Carlo Pelanda, esperto in scenario globali, studi strategici, politica economica e Teoria dei sistemi. Ospite al 5º Congresso nazionale FeeOnly di Consultique SpA, lo scorso giovedì 17 e venerdì 18, il professore di economia all'Università Guglielmo Marconi di Roma si accalora sui futuri scenari geopolitici e finanziari nel periodo 2016/2020. All'indomani della decisione della Fed, che ha lasciato i tassi a minimi storici, quel che resta certo sono i timori di avversi sviluppi fuori dai confini statunitensi, specie nelle economie emergenti. La Cina preoccupa non poco, i motivi di pessimismo non mancano e i mercati emergenti stanno riservando qualche delusione ai risparmiatori che avevano puntato sulle economie in rapida crescita. Molti Paesi dipendenti dal Gigante asiatico e dai prezzi delle materie prime stanno soffrendo. "Meglio concentrarsi su Eurozona e Stati Uniti" taglia corto il docente.

Nel breve periodo (2016 e 2017), secondo Pelanda i mercati dovranno affrontare una "stagnazione o crescita minima del sistema globale". In Cina ci sarà una stabilizzazione precaria, una perdurante incertezza basata sulla combinazione tra sforzo del regime di mettere le cose a posto e un enorme disordine strutturale pregresso; la crisi dei Paesi emergenti sarà tamponata a fatica; l'America andrà bene, ma con incertezze dovute al rischio di bolla e sbolla mentre l'Eurozona diventerà quasi una locomotiva mondiale, ma a mezza forza". Insomma l'instabilità finanziaria soffierà ancora sui risparmi degli investitori.

Le cose andranno meglio negli anni successivi (dal 2018 al 2020). "Si prevede una buona ripresa economica - sottolinea Pelanda - ma crescenti rischi geopolitici che potrebbero minarla". Nello specifico l'esperto parla di una frammentazione del numero globale in blocchi regionali nell'ambito di un nuovo reticolo di accordi di libero scambio, ma strutturati come aree d'influenza geopolitica: un blocco amerocentrico (euromaricano più il Giappone), un blocco sinocentrico e un blocco russocentrico. E questa frammentazione geopolitica avrà un impatto sul ciclo finanziario globale. 

Dal 2020 ci sarà poi "un'irruzione nell'economia reale della cibereconomia con cambiamento totale dei parametri di riferimento economici", afferma l'accademico. In questo conteso le borse continueranno ad essere sempre  gli attori primari, i fondi d'investimento diventeranno i nuovi protagonisti mentre il sistema bancario tradizionale subirà una contrazione. "Ci sarà anche una grossa incertezza sulle decisioni nei fondi pensione con un conseguente indirizzo verso una finanza a ciclo più breve".