Gestione passiva 2.0. Le sfide dei principali ETF provider in Italia (parte III)

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L’industria europea degli ETP rimane concentrata, nonostante l’ingresso di nuovi operatori negli ultimi anni. Secondo i dati Morningstar (al 31 dicembre 2016), iShares (gruppo BlackRock) detiene il 46,4% del mercato con quasi 253 miliardi di euro di masse in gestione. Al secondo posto troviamo db X-trackers (gruppo Deutsche Bank), che ha conservato il secondo posto, nonostante i deflussi dello scorso anno, con una quota di mercato pari a 9,8% (il dato non considera la gamma db-X Etc). Lyxor rimane in terza posizione con 9,37%. A seguire, UBS, Amundi, Vanguard e State Street che hanno attratto nuovi flussi e guadagnato quote di mercato sui concorrenti. Il mercato negli ultimi 3-4 anni si è normalizzato e, benché questo processo nel 2016 si sia parzialmente arrestato, è destinato a continuare. 

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Se nelle prime due parti della tavola rotonda coi responsabili dei principali ETF provider Funds People si era concentrata sull'evoluzione della gestione passiva e sull'impatto della MiFiD II sugli ETP, nella terza parte abbiamo discusso delle principali sfide nel medio lungo termine dei principali player dell'industria degli ETF in Italia.

Negli ultimi mesi, UBS ETF ha allargato la gamma di ETF quotati su Borsa Italiana attraverso nuove esposizioni obbligazionarie e con nuovi prodotti SRI. Gli ETF SRI stanno caratterizzando sempre più la parte core del portafoglio di istituzionali e wealth manager. Il 20% della raccolta dello scorso anno si è concentrata su temi social responsible. “I punti di forza di UBS ETF sono la capacità di offrire idee innovative, come la gamma di prodotti sui TIPS americani, che permette agli investitori di spacchettare le duration (sulla parte più breve 1-10 anni, sulla parte più lunga 10+ anni). Considerato l’ingente numero di prodotti di diversi provider disponibili sul mercato, sulla parte core equities ci aspettiamo che un numero sempre crescente di investitori porrà sempre più attenzione nella scelta, selezionando il miglior prodotto esistente sulla base della qualità della replica e dei costi”, dice Simone Rosti, responsabile di UBS ETF per il Sud Europa.

Lyxor ETF lavora sempre di più con svariate tipologie di intermediari su soluzioni basate su ETF come gestioni patrimoniali, fondi pensione e unit linked. Marcello Chelli, referente per i Lyxor ETF in Italia, spiega che “quella dell’architettura aperta è una scelta scontata nel 2017. Nel panorama del risparmio gestito, Lyxor si distingue dalle sue origini per la capacità di innovare portando sul mercato prodotti in grado di anticipare le esigenze degli investitori. Un esempio recentissimo di capacità di innovazione di casa Lyxor riguarda la quotazione di un ETF che ha come sottostante le aspettative di crescita dell’inflazione negli USA. Si tratta di uno strumento unico in Italia ma anche in Europa e molto diverso rispetto ai tradizionali ETF su bond Inflation Linked in quanto offre il vantaggio di non perdere valore nel caso di rialzo dei tassi di interesse. Rispondono poi sicuramente all’esigenza principale degli investitori in questo momento i nuovi ETF Lyxor single short sui future di BTP e BUND, ideati per coprire un portafoglio obbligazionario dal rischio di rialzo dei tassi oppure per guadagnare dal rialzo stesso”.

IShares continuerà a siglare partnership con i clienti per creare prodotti dove c’è una prevalenza nell’utilizzo di iShares. Giancarlo Sandrin, head of asset management clients di iShares Italia, afferma che “il nostro obiettivo è fornire al cliente soluzioni aggiuntive e innovative, che non si limitano al fornire il singolo mattoncino, ma cercano di aiutare il cliente anche nell’ottimizzazione del portafoglio e nel controllo del rischio tramite la piattaforma Aladdin. Stiamo pensando di ampliare la gamma fixed income, focalizzandoci sul lancio di shareclass su obbligazioni Eurohedge (in valuta USD, EUR Hedged) e continuiamo a spingere sul tema dell’european equity. In ambito ESG, abbiamo annunciato alcune novità a fine 2016, sia in ambito equity sia obbligazionario”. Il tema ESG non si limita ad un concetto di etica ma rappresenta una modalità di investimento che consente di selezionare dei titoli gestiti con dei criteri validi a livello di corporate governance e gestione delle risorse energetiche.

Amundi ETF è cresciuto più velocemente del mercato negli ultimi cinque anni ed ha registrato risultati record nel 2016, con oltre quattro miliardi di raccolta netta. Questo trend positivo sta continuando nel 2017, con flussi importanti verso la gamma sulle azioni europee, le obbligazioni a tasso variabile e le azioni giapponesi. “In termini di sviluppi futuri, ci stiamo focalizzando su tre punti: sviluppo della gamma fixed income, innovazione e cercheremo di essere molto vicini alla distribuzione e alle reti per creare in partnership dei prodotti con sottostanti ETF. Per quanto riguarda la componente fixed income, siamo stati i primi a proporre una gamma completa sui floater, in Europa siamo gli unici ad avere una gamma completa su questi prodotti”, dice Vincenzo Sagone, responsabile ETF & Indexing Business Unit di Amundi SGR.

I regulator hanno riconosciuto il modello di State Street Global Advisor come modello efficace per il lancio di ETF. Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs Italia spiega che “la replica física è stata una caratteristica da cui non ci siamo mai discostati e lungo la quale si è recentemente sviluppata l’industria degli ETF. Pur rimanendo fedeli al nostro approccio pioneristico, ci focalizziamo sui prodotti Smart Beta, fixed income e sector. Per quanto riguarda la componente fixed income, abbiamo una delle gamme più esaustive di ETF in questo segmento, con 36 ETF europei: per esempio il Global Convertible è l’unico ETF a offire un’esposizione sulle obbligazioni convertibili globali. Apparteniamo ad una società di gestione che rimane fedele al proprio modello multi-asset class, utilizzando il veicolo ETF per dare accesso a strategie che di fatto sono ampiamente utilizzate all’interno del Gruppo”.