Secondo il V Rapporto Assogestioni-Censis, le giovani generazioni di risparmiatori hanno più probabilità di effettuare scelte avventate a fronte di eventi improvvisi, come guerre o crisi economiche.
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Sulla scelta di investire o meno i propri risparmi, il freno principale, a oggi, è legato al timore di subire perdite. E la maggiore avversione al rischio è presente nelle giovani generazioni (82,7%), contro il 76,4% degli adulti e il 71,2% dei risparmiatori “anziani”. Il dato è presente nell’aggiornamento del V Rapporto Assogestioni-Censis, da cui emerge come l’89,5% dei giovani dichiari di riuscire ad accantonare dei soldi, anche per brevi periodi e per diverse finalità (consumo o investimento). Oltre la metà (53,5%) utilizza il risparmio come fonte di sicurezza nel quotidiano, più prudenti in tal senso gli adulti (56,1%) rispetto agli anziani (34,4%). Legato alla componente anagrafica anche il risparmio finalizzato al semplice consumo (30,4% giovani, 20,8% adulti e 18,6% anziani) e quello con l’obiettivo di far fronte a spese importanti (acquisto di immobili o auto) che vede i giovani in testa con il 26% (il 17,7% nel caso degli adulti e il 3,3% degli anziani).
Il risparmio finalizzato all’investimento
Nello specifico del risparmio finalizzato all’investimento, il 44,4% dei giovani è più interessato a “costruire nel tempo sicurezza per sé stesso”, il 35,1% a proposte di differenziazione del portafoglio investimenti, il 35% a buoni rendimenti, il 18,7% alla necessità di non tenere i propri risparmi liquidi. Altri criteri sono il rispetto dei propri valori (23,7%). Si è già citata la minore avversione al rischio delle generazioni più giovani, a questo si associa anche un altro elemento “comportamentale”. Dall’indagine emerge infatti come il 56,9% dei giovani risparmiatori controlli in continuazione l’andamento dei propri investimenti, “con il rischio di fare cambiamenti in tempi brevi smentibili”, il 54,7% si fa condizionare da eventi improvvisi e dal clima che generano, ad esempio la guerra, l’ottimismo dei buoni risultati economici. Il 35,2% segue i comportamenti della maggioranza.
Emozionalità e decisioni avventate
Gli esperti di Censis e Assogestioni li definiscono “approcci che richiamano una emozionalità che rischia di generare decisioni avventate, non conformi al raziocinio che dovrebbe guidare le scelte di investimento”. Alla luce di questa tendenza, infatti, al 60,4% dei giovani risparmiatori (al 49,4% degli adulti e al 17,4% degli anziani) è capitato di modificare decisioni sull’utilizzo dei propri soldi a causa di notizie su eventi globali come guerre, crisi economiche globali o crisi in altri paesi (l’81,5% vuole essere informato meglio su questo tipo di eventi e sulle loro ricadute nazionali).
La tendenza alla “emozionalità” nell’investimento, diventa ancora più problematica nel caso di soggetti che hanno una conoscenza ancora “inadeguata” dei fenomeni economici e finanziari. Il 48,6% dei giovani risparmiatori non conosce l’impatto del tasso di interesse su un prestito bancario. Ancora più indicativa è “l’estraneità” agli strumenti di welfare integrativo: “Il 40,8% dei giovani dichiara di non sapere cosa sia la previdenza complementare, contro il 28,8% degli adulti e il 31,4% degli anziani”.
Cosa si aspettano i giovani dalla consulenza
In questo scenario, le aspettative dei giovani sulla consulenza finanziaria vanno, nel 41,7% dei casi in direzione di un aiuto nell’investire in prodotti dai buoni rendimenti, nel 40,5% nel minimizzare i rischi, il 32,6% vuole le informazioni e le conoscenze di cui di volta in volta ha bisogno, il 31,3% consigli relativi a prodotti molto flessibili, da cui uscire senza costi aggiuntivi, il 28,1% supporto nel capire ciò che conta per i loro investimenti, il 19,2% un supporto più globale, non solo finanziario, ma anche assicurativo, il 15% un contributo di rassicurazione sulle scelte che eventualmente effettua, il 12,5% di essere emancipati dal prendere decisioni difficili.
Quanto emerge dalla ricerca indica, in conclusione “l’urgenza di una consulenza tailor-made per i giovani, capace di riorientare i comportamenti potenzialmente nocivi relativi alla gestione del risparmio, nonché in grado di supportarli anche nella sua gestione quotidiana”.