Gli avvertimenti da parte di alcuni asset manager internazionali

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Umberto Rotundo, Flickr, creative commons

A fine anno, le società di gestione internazionali tendono a pubblicare i loro outlook per l’anno successivo. In generale, questi tendono ad essere sempre ottimisti, soprattutto quando le condizioni macroeconomiche sono positive. Tuttavia, negli ultimi giorni è stato dato un segnale diverso, di maggiore prudenza. Alcune entità raccomandano ai loro clienti di preparare i loro portafogli per una fase di mercato non favorevole rispetto a quella degli ultimi anni.

Pascal Blanqué, group chief investment officer, e Vincent Mortier, deputy group chief investment officer di Amundi SGR, ritengono che “i mercati stanno iniziando a scontare un rallentamento sincronizzato della crescita mondiale visto che il picco dell'accelerazione degli utili sembra essere progressivamente alle nostre spalle. I rialzi dei tassi di interesse negli USA, anche se modesti in termini assoluti, hanno pesato sui mercati emergenti, penalizzati di recente da alcuni eventi specifici (Turchia, Argentina) con fondamentali deboli. Il clima di avversione al rischio è stato ulteriormente aggravato dalla legge di bilancio presentata dal governo italiano; le mosse più recenti di avversione al rischio hanno investito anche gli Stati Uniti colpendo soprattutto i titoli tecnologici che presentano valutazioni molto elevate. Le implicazioni dei conflitti commerciali sono un altro tratto caratteristico del contesto attuale”.

“Ci sembra prematuro affermare che ci troviamo in un mercato ribassista. Dal nostro punto di vista, la configurazione che si sta delineando ha più a che vedere con una correzione che con un ritorno vero e proprio ad un mercato ribassista. Tuttavia, crediamo che la ridefinizione dei prezzi delle diverse classi di attivo proseguirà ed è troppo presto per segnalare aggressivamente delle opportunità di acquisto. Abbiamo ridotto il rischio complessivo spostandoci verso i segmenti quality e value più difensivi nel comparto azionario e incrementando la duration in quello obbligazionario (titoli di Stato core, in particolare i Treasury americani).

Larry Hatheway, capo economista di GAM Investments, commenta che “ottobre è stato un mese difficile, con brusche battute d’arresto nei mercati azionari globali e l’aumento di volatilità per tutte le categorie di investimento. A nostro giudizio, questo riflette la percezione che abbiamo ormai superato il livello massimo della crescita economica globale e degli utili negli Stati Uniti e che si intravedono pochi catalizzatori positivi all’orizzonte. La recente turbolenza segna un cambio di direzione rispetto all’andamento dei primi nove mesi del 2018. Prevediamo un periodo di transizione abbastanza difficile. Non crediamo, però, che la fase rialzista sia giunta al termine. I mercati si stanno semplicemente prendendo il tempo necessario a stabilizzarsi. Per assistere all’inizio della ripresa, i segmenti che finora hanno faticato di più, per esempio i titoli value o i mercati come l’Europa, il Giappone e i Paesi emergenti, dovranno assumere la leadership che gli Stati Uniti non sono più in grado di mantenere. Sostanzialmente, crediamo che i mercati azionari miglioreranno, ma ci vorrà un po’ di tempo”.

Anche Jeff Rottinghaus, gestore equity US, e Quentin Fitzsimmons, gestore obbligazionario globale di T. Rowe Price, hanno dichiarato che “i timori legati a tassi di interesse in aumento, guerre commerciali, valutazioni elevate e rallentamento della crescita hanno spinto al ribasso i principali indici azionari globali di recente. Non è ancora chiaro quanto sarà lungo o profondo questo sell-off, ma è certo che, al momento, i mercati stanno attraversando una sorta di ripresa. Alcuni degli elementi che hanno portato a performance record per l’azionario USA nel 2018 potrebbero trasformarsi in ostacoli per il prossimo anno. Il contesto dovrebbe restare di supporto per gli investimenti, ma potrebbe diventare più complesso. La crescita economica e dei profitti delle aziende negli Stati Uniti è stata molto solida nel 2018, tuttavia alcune valutazioni sono elevate ed è probabile che assisteremo a una crescita più debole man mano che i tassi di interesse aumenteranno e l’impatto dei recenti tagli fiscali verrà meno. Una delle cause principali del recente declino è legata all’aumento delle aspettative per una continuazione dei rialzi dei tassi di breve termine da parte della Fed, che ha portato a un’impennata dei rendimenti obbligazionari. Tuttavia, bisogna sempre aspettarsi occasionali periodi di turbolenza e, nonostante il sell-off e l’impennata della volatilità, il contesto per l’azionario globale resta generalmente favorevole”.