Gli investimenti “best in class” sono aumentati del 9% all’anno

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foto: autor 401(K)2013, Flickr, creative commons

Un confronto tra banche etiche e banche tradizionali. Ma non solo. Nel secondo rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa (presentato qualche giorno fa a Bruxelles), realizzato dall’italiana Fondazione Finanza Etica in cooperazione con la spagnola Fundación Finanzas Éticas, entrambe appartenenti alla rete di Banca Etica, c'è spazio anche per un approfondimento sugli importanti risultati raggiunti da fondi SRI.

In Europa, dal 2015 al 2017, i patrimoni investiti in fondi SRI che usano il criterio “best in class” sono aumentati in media, infatti, del 9% all’anno, sfiorando i 600 miliardi di euro. È sempre più diffuso il criterio dell’azionariato attivo, con un numero crescente di azionisti che partecipano alle assemblee delle imprese nelle quali  investono i fondi per chiedere informazioni dettagliate e proporre azioni sulle strategie di sviluppo aziendali in tema di ambiente, sociale e governance.

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Nel documento si approfondisce anche un aspetto che sta diventando sempre più cruciale: l’approccio all’investimento con un focus all’ambiente e che prevede l’esclusione di aziende che non hanno una strategia rispetto al consumo di fonti fossili (carbone, petrolio, gas). Ormai sono oltre 1.000 a livello globale le banche, le fondazioni, gli ordini religiosi, le università, i comuni, le assicurazioni e i fondi  pensione che hanno deciso, con varie modalità, di disinvestire dal fossile. Si parla di quasi 7.200 miliardi di dollari. Una cifra enorme, pari a circa il 40% del prodotto interno lordo europeo. Il report identifica anche alcuni strumenti che i risparmiatori possono usare per verificare il reale impegno su questo tema delle banche o delle società finanziarie.