Gli scenari futuri del QE

Draghi
European Parliament, Flickr, Creative Commons

Sarà un processo graduale e all’occorrenza reversibile. Le ultime parole di Mario Draghi sono state chiare. Non ci saranno strappi, insomma. “La cornice della forward guidance evolverà gradualmente”, avverte il riassunto della riunione della Banca centrale europea. L’idea è evitare bruschi movimenti nelle condizioni finanziarie. Le minute uscite a dicembre hanno poi ribadito il messaggio: “anche quando gli acquisti netti si azzereranno, l’orientamento della politica monetaria resterà molto espansiva attraverso lo stock cumulato dei titoli acquistati, i futuri reinvestimenti e la forward guidance sui tassi”. La fine del Qe e dell’uscita dal mondo dei tassi negativi resta ancora indefinita. Ma certamente questo nuovo anno non sarà noioso per il board della BCE. In attesa di capire se già nella prossima riunione del 25 gennaio si vedrà, seppure minimamente, un mutamento di lnguaggio in merito alla politica monetaria, al momento quello che già da inizio anno è scattato è la riduzione dgli acquisti mensili da 60 a 30 miliardi di euro fino al settembre 2018, ma la data di inizio di un tapering è quantomeno vaga.

D’altronde “da quando sono stati introdotti i vari programmi di acquisto di strumenti di debito da parte della Banca centrale europea, nel panorama obbligazionario europeo e mondiale c’è stato un enorme mutamento del mercato”, affermano dall’ufficio studi di Marzotto SIM. “Tale cambiamento è palpabile guardando i controvalori totali detenuti dalla BCE a fine novembre 2017 in milioni di euro":

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Il programma iniziato a marzo 2015 ha avuto una media di acquisti mensili di 60 miliardi fino a marzo 2016. Da aprile 2016 a marzo 2017 di 80 miliardi, per poi tornare a 60 miliardi fino alla fine del 2017. Da gennaio 2018 a settembre 2018 gli acquisti avranno un controvalore di 30 miliardi come esemplificato nella successiva tabella la quale non tiene conto del reinvestimentimento delle cedole incassate e dei titoli rimborsati:

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“Nel 2018 il supporto della BCE rimarrà presente grazie al reinvestimento delle cedole e dei rimborsi che saranno estremamente corposi”, spiegano gli analisti. “Nonostante la riduzione del 50% degli acquisti mensili prevediamo che il controvalore totale reale si ridurrà decisamente di meno in quanto nel prossimo anno sono previsti rimborsi per un totale di 137 miliardi di cui il 78% ovvero 106 frutto dei rimborsi dei titoli di Stato europei”.

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Per Marzotto SIM il segmento dei corporate investment grade europei è il più costoso di tutto il panorama obbligazionario mondiale. “Da quando è stato introdotto l’8/06/2016 il programma di acquisto CSSP gli spread con i governativi hanno eccessivamente ristretto senza offrire in molti casi la possibilità di trarre un rendimento maggiore dai corporate rispetto ai governativi. A nostro avviso l’euforia su tale segmento potrebbe presto finire costituendo (come già è visibile in sporadici casi) una potenziale perdita sul valore nominale di titoli che sono usciti con cedole troppo basse. Pertanto potrebbe rivelarsi una mossa corretta andare a cercare il rendimento nel segmento high yield dei governativi europei, in quanto nonostante la valutazione al di sotto del grado di investimento alcuni Paesi godono del supporto della BCE”.