UBS AM presenta l’outlook 2025: l’eccezionalismo degli Stati Uniti prosegue, ma le aspettative sono già molto alte. Europa e Cina hanno già incorporato molte attese negative, mentre i dazi potrebbero risultare più bassi di quanto minacciato da Trump.
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L'azionario americano sembra destinato a continuare a dominare nel 2025, ma anche altre regioni, come l'Europa e la Cina, potrebbero presentare opportunità da non sottovalutare. Entrambi i mercati, infatti, hanno già incorporato molte notizie negative, e un contesto macroeconomico meno critico del previsto potrebbe fornire un importante sostegno alle performance. “L’eccezionalismo degli Stati Uniti rispetto alle altre economie globali, emerso con forza nel 2024, sembra destinato a proseguire. Tuttavia, con aspettative già molto elevate, sarà sempre più complesso per gli USA mantenere il ritmo delle attuali performance”, avverte Teresa Gioffreda, Investment Strategist di UBS AM, che ha presentato l’outlook 2025.
Gli USA continuano a crescere
Negli USA, la casa di gestione si aspetta una crescita del PIL attorno al 2%, con un aumento dei redditi che dovrebbe sostenere i consumi. Ancora più alta la previsione di crescita della prima economia al mondo da parte del FMI, che la situa al 2,7% nel 2025. Le ultime rilevazioni parlano di un’inflazione sotto controllo negli USA, e la Fed, secondo Gioffreda, avrà spazio per tagliare due volte i tassi nel 2025. Sostenuta da questi fondamentali economici, la cavalcata dell’equity USA dovrebbe proseguire; il rally azionario dovrebbe però estendersi oltre i colossi delle “Magnifiche Sette”, coinvolgendo nuovi settori pronti a beneficiare dell’intelligenza artificiale (IA) e dei tagli delle tasse alle aziende sotto la presidenza Trump. Ma ci sono anche delle incognite: i dazi e le politiche di controllo dell’immigrazione che ridurrebbero la forza lavoro potrebbero innescare nuove fiammate dell’inflazione. Tuttavia, secondo Gioffreda, i dazi saranno implementati, ma in misura inferiore a quanto minacciato da Trump in campagna elettorale. “Lo stesso Trump è consapevole del rischio che possano influire sull’inflazione. Non ci aspettiamo tariffe così alte come annunciato, ma in parallelo neanche tagli alle tasse così significativi”, spiega. “I dazi cinesi non dovrebbero superare il 25%-30%, rispetto agli annunci fatti del 60%”, afferma.
Cina e Asia
Dal punto di vista della crescita, la Cina sembra aver raggiunto il target del PIL al 5% nel 2024, ma su questo risultato ha sicuramente influito l’impennata dell’export nell’ultima parte dell’anno, anche per acquisti anticipati prima dell’arrivo dei nuovi dazi di Trump. La previsione di UBS AM per il 2025 è di un PIL cinese al 4% (4,7% quella del FMI). “Per garantire una crescita di qualità sul lungo termine, serviranno però delle misure del governo centrale per sostenere i consumi. È indispensabile inoltre restaurare la fiducia delle imprese che investono nel Dragone, oltre a risolvere definitivamente la crisi del real estate. Per questi motivi siamo molto attenti a quello che potrà emergere nella riunione del Comitato centrale del partito di marzo”, dice Gioffreda. Rimanendo in Asia, l’India dovrebbe continuare a crescere anche quest’anno, perché più al riparo dalle contese geopolitiche, continuando a beneficiare della strategia “Cina +1” di diversificazione delle catene di fornitura delle multinazionali. Anche il Giappone, uno dei pochi mercati in cui l'inflazione è in aumento, potrebbe performare positivamente, con una BoJ pronta ad alzare i tassi e uno Yen in rafforzamento.
L'Europa potrebbe superare le attese
Tornado ai dazi, lo spettro principale in questi mesi sui mercati, la casa di gestione si aspetta tariffe selettive in base ai Paesi e ai settori economici. Messico e Canada sono nel mirino, e così anche l’Europa. Quest’ultima ha sofferto molto nel 2024 per una congiuntura sfavorevole che ha penalizzato soprattutto l’economia tedesca. E inoltre per l’incertezza politica in paesi chiave come la stessa Germania e la Francia. Nel 2025, l’Europa potrebbe sorprendere in positivo, anche per le aspettative sul continente molto basse. “L’Europa cresce poco, ma vediamo una ripresa nel 2025 con un PIL attorno all’1%”, dice Gioffreda. “Sulla regione pesa la crisi del manifatturiero, ma i mercati europei sono più sensibili alle politiche monetarie e la BCE dovrebbe continuare a allentare i tassi. Prevediamo 100 bps di tagli da parte di Francofote nel corso dell’anno. Inoltre, un auspicabile fine del conflitto in Ucraina, con una diminuzione dei prezzi dell’energia, potrebbe dare un ulteriore sostegno all’Europa. In virtù di questi fattori, abbiamo modificato la nostra view sulle azioni europee da non attraenti a neutrali”.
Reddito fisso
Passando alla view sull’obbligazionario, per i governativi USA il posizionamento del gestore è sulla parte breve della curva, fino a 7 anni, mentre il posizionamento è più tattico sul decennale. “I rendimenti sono previsti tra il 4% e il 5%, ma ci aspettiamo una maggiore volatilità per l’imprevedibilità di Trump e l’inflazione”, dice Gioffreda. Anche in funzione dei rendimenti interessanti, la preferenza del gestore è per il credito, in particolare in Europa, Asia e mercati emergenti. Sul fronte delle valute, il dollaro dovrebbe rimanere forte. “Non ci aspettiamo un indebolimento del biglietto verde, ma il potenziale di un ulteriore rialzo è limitato”, dice l’esperta. L’oro dovrebbe continuare la sua corsa: “Ci aspettiamo che la domanda continui a essere sostenuta per l’incertezza geopolitica e per gli acquisti del metallo giallo delle banche centrali”.