ELTIF, strumenti simili al private equity alla portata degli investitori retail

ELTIF News
Celine Nadon (Unsplash)

Sono indicati come una delle alternative a disposizione degli investitori per diversificare i portafogli in questa fase di alta correlazione tra le principali asset class tradizionali. Parliamo degli ELTIF, strumenti europei che compiono sette anni di vita ma non sono ancora riusciti a decollare. In questa voce del Glossario FundsPeople spieghiamo di cosa si tratta.

Cosa sono gli ELTIF?

ELTIF è l’acronimo del termine inglese European Long Term Investment Fund, ossia fondo di investimento europeo a lungo termine. Si tratta di organismi chiusi con una data di scadenza prestabilita, simili ai fondi di private equity, e sono stati lanciati dall’Unione europea nel 2015 nell’ambito del piano Juncker. 

Gli ELTIF perseguono un duplice obiettivo. Da un lato, mirano a far confluire capitali verso le piccole e medie imprese (PMI) europee, che dispongono così di una fonte di finanziamento alternativa. Dall’altro, consentono agli investitori retail europei di accedere in modo regolamentato ad asset class istituzionali che in passato erano riservate ai soli clienti professionali.

Come investono?

Il requisito più importante è che al termine del periodo di costruzione del portafoglio almeno il 70% del patrimonio del fondo deve essere investito in strumenti a lungo termine emessi da società quotate o private con una capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro. Non bisogna infatti dimenticare che l’obiettivo degli ELTIF è potenziare gli investimenti nelle piccole imprese, che hanno più difficoltà a ottenere finanziamenti tramite altri canali. 

Il periodo di costruzione del portafoglio non può essere superiore a metà della durata del fondo (quindi al massimo cinque anni). Durante il ciclo di vita del fondo, gli ELTIF possono impiegare fino al 30% del patrimonio in strumenti a breve termine e possono investire una quota massima del 10% in un singolo ELTIF. 

Un’altra caratteristica di questi strumenti è la diversificazione del portafoglio. Ad esempio, gli investimenti in altri ELTIF non possono superare il 20% su base aggregata e non è possibile impiegare più del 10% in una sola società o nei suoi strumenti.

La leva massima consentita è del 30%, la scadenza non può essere superiore al ciclo di vita del fondo e non sono ammessi investimenti in materie prime o vendite allo scoperto; l’uso di derivati è consentito solo a fini di copertura.

Chi può investire in questi prodotti?

Uno dei capisaldi di questo tipo di fondi di investimento chiusi a lungo termine è che permettono agli investitori retail di accedere a uno stile di investimento tipico del private equity, che finora era rivolto solo alla clientela istituzionale. Il regolamento europeo fissa in 10 mila euro l’importo minimo iniziale per un investimento in ELTIF, contro i 100 mila euro richiesti ad esempio dagli hedge fund. E se un investitore dispone di un patrimonio finanziario inferiore a 500 mila euro, non può impiegare in ELTIF più del 10% del portafoglio. 

Tuttavia, l’EFAMA ha chiesto alla Commissione europea di rendere più flessibili le norme di accesso a questi fondi, abbassando l’importo minimo iniziale a mille euro.

Quanti sono?

In base ai dati a fine ottobre 2021, in tutta l’UE sono stati approvati solo 57 prodotti di questo tipo per un controvalore complessivo di 2,4 miliardi di euro.

Quali sono le potenziali novità in arrivo?

Alla luce dello scarso successo riscosso da questi veicoli tra gli investitori e le società di gestione, l’EFAMA ha presentato alla Commissione europea una serie di proposte mirate ad aumentare l’attrattiva di questi strumenti.

Una delle richieste avanzate è la riduzione dell’investimento minimo, come già detto, ma c’è dell’altro.

- Trasformare gli ELTIF in organismi di tipo aperto, in aggiunta alla struttura originaria di tipo chiuso, eliminando le attuali limitazioni al ciclo di vita del prodotto e introducendo condizioni di riscatto adeguate e strumenti di gestione della liquidità idonei.

- Ampliare le categorie di strumenti attualmente ammissibili per comprendere altre tipologie di fondi e start-up non quotate.

- Abbassare l’attuale soglia di 10 milioni di euro per gli investimenti in asset reali, ampliando così il ventaglio di opzioni a disposizione dei gestori per includere progetti di investimento di minori dimensioni.

- Garantire la neutralità fiscale della struttura ELTIF per trasformarla in uno strumento di investimento redditizio. Ad oggi i trasferimenti di quote sono soggetti a imposizione fiscale, a differenza di altri fondi di investimento.

Quando saranno implementate queste modifiche?

La maggior parte di queste proposte sembra godere del favore della Commissione europea, ma è probabile che ci voglia parecchio tempo per implementarle a causa della guerra Russia-Ucraina. “Prima dell’invasione era in programma che verso la metà o la fine di quest’anno venisse presentata una nuova bozza da approvare prima o poi nel corso del 2023. Probabilmente queste scadenze saranno rinviate”, commenta José Luis González Pastor, membro del team Private Equity & Alternative Investments di Neuberger Berman.