SFDR: cos'è e come ha promosso finora gli investimenti sostenibili

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Foto: Lukasz Szmigiel (Unsplash)

Il regolamento europeo relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR, dal suo acronimo in inglese) nasce dalla volontà di governi e leader del settore privato nell’Unione europea di sviluppare un’economia sostenibile. Per raggiungere questo obiettivo è necessario indirizzare i flussi di capitali verso iniziative efficaci in grado di promuovere e rendere possibile un’economia più sostenibile. Questo contesto ha dato vita all’SFDR, ormai quasi due anni fa. Cos’è, a chi si applica e quale impulso ha dato finora agli investimenti sostenibili? Lo spieghiamo in questa voce del Glossario FundsPeople.

Cos’è l’SFDR?

SFDR è l’acronimo in inglese del regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari che si inserisce nel Piano d’azione UE per la finanza sostenibile. Questo piano comprende un insieme di norme interconnesse concepite per promuovere gli investimenti sostenibili e uno dei suoi pilastri fondamentali è l’SFDR, entrato in vigore il 10 marzo 2021.

Come spiega J.P. Morgan AM in questo post, l’SFDR “aiuta gli investitori richiedendo maggiore trasparenza nell’indicare quanto i prodotti finanziari tengano conto delle caratteristiche ambientali e/o sociali, costituiscano investimenti sostenibili o si pongano obiettivi sostenibili”. L’idea è che queste informazioni vengano presentate in modo più standardizzato per aiutare gli investitori a distinguere e confrontare le numerose strategie di investimento sostenibili oggi disponibili.

A chi si applica il regolamento SFDR?

La portata del regolamento SFDR è molto ampia. In questo articolo spieghiamo che si applica ai consulenti finanziari così come agli operatori del mercato finanziario, compresi gli asset manager, le banche di investimento e gli istituti di credito che forniscono servizi di gestione di portafoglio.

Questo criterio porta i fondi pensione, le compagnie di assicurazione e altri attori istituzionali nel campo di applicazione del regolamento.

Le classificazioni degli investimenti

Come dicevamo in apertura, la missione dell’SFDR è aiutare gli investitori a scegliere tra prodotti che presentano un diverso grado di impegno nei confronti degli investimenti sostenibili. L’SFDR classifica i prodotti finanziari in tre categorie. Per questo motivo, i gestori patrimoniali e i consulenti per gli investimenti devono fornire informazioni sulle modalità adottate nei confronti di due temi chiave: i rischi di sostenibilità e i principali effetti negativi.

Articolo 6: prodotti che integrano i rischi di sostenibilità. Queste strategie integrano considerazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) nel processo decisionale di investimento, oppure spiegano perché il rischio di sostenibilità non è pertinente.

Articolo 8: prodotti che promuovono caratteristiche di sostenibilità. Queste strategie integrano in modo esplicito considerazioni ambientali e/o sociali nella gestione degli investimenti. Rappresentano un passo avanti rispetto ai prodotti articolo 6, ma non hanno come obiettivo investimenti sostenibili.

Articolo 9: prodotti che hanno come obiettivo investimenti sostenibili. Queste strategie si distinguono perché perseguono un obiettivo di investimento sostenibile esplicito in termini di risultato. L’informativa deve indicare quali sono gli obiettivi di investimento del prodotto, in che modo intende conseguire i risultati stabiliti e quali indicatori di sostenibilità verranno utilizzati per misurare tali risultati.

Ma chi decide se un prodotto è soggetto all’articolo 8, all’articolo 9 o a nessuno dei due? Poiché l’SFDR verte sull’informativa e non sulla prescrizione, classificarlo spetta al soggetto che fornisce un prodotto finanziario e/o la relativa consulenza.

Qual è l’impatto dell’SFDR sull’industria finanziaria?

Come spiega in questo contributo Adrie Heinsbroek, principal responsible investment di NN IP, con questo nuovo regolamento gli operatori di mercato, come “i gestori patrimoniali e i consulenti finanziari, avranno un ruolo fondamentale nell’attuazione del Piano d’azione dell’UE”. Infatti, ormai “i gestori patrimoniali non possono più limitarsi ad affermare di avere fondi sostenibili. Dovranno dimostrarlo ed essere in grado di provare la piena conformità del processo decisionale di investimento, della gestione del rischio e della pubblicazione dei dati relativi ai prodotti”.

Il punto della situazione

Come già detto, l’SFDR è una normativa che si inserisce nell’ambizioso Piano d’azione UE per la finanza sostenibile, per cui al momento si può fare solo un bilancio provvisorio dei suoi risultati. E questo per diversi motivi. In particolare, anche se il regolamento è già in vigore, mancano ancora tutta una serie di sviluppi necessari perché possa esprimere appieno il suo potenziale. Inoltre, la complessità e l’elevato numero di disposizioni di questo pacchetto normativo rendono difficoltosa la sua applicazione da parte degli operatori di mercato.

Tuttavia, l’SFDR ha già un certo impatto sull’attività quotidiana dell’industria dell’asset management che va oltre i compiti degli uffici legali e la predisposizione della mera documentazione tecnica. Quella che all’inizio sembrava solo una semplice classificazione giuridica è infatti diventata una specie di etichetta, una sorta di marca o denominazione.

Superare gli ostacoli

Oggigiorno sono ancora pochi i prodotti che si definiscono pienamente sostenibili. In questo senso Kristina Church, head of Responsible Strategy di BNY Mellon IM, spiega che “il Regolamento SFDR è un passo importante nella direzione giusta, ma il settore dell’asset management ha ancora molti ostacoli da superare”. Tra questi segnala la mancanza di standardizzazione e le discrepanze tra i fornitori di dati. Sottolinea inoltre quanto sia importante che la comunità finanziaria tenga conto degli aspetti sociali e a questo proposito auspica che “le autorità si dedichino al più presto a definire chiaramente una classificazione o tassonomia sociale più significativa”.