Stagflazione, che cos’è e cosa significa per l’economia

Inflazione
Nathan Dumlao (Unsplash)

Quando cominciavamo a credere che il 2022 sarebbe stato un anno di accelerazione della crescita, anche se moderata, e che l’inflazione avrebbe finito per rallentare con l’aiuto della normalizzazione della politica monetaria, è scoppiata una guerra. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha spinto al rialzo i prezzi del petrolio, con l’impatto che ne consegue sull’inflazione, e rappresenta una minaccia per le prospettive di crescita non solo dell’Europa, ma anche del resto del mondo. Per questo motivo, tra le centinaia di commenti pubblicati in questi giorni dalle società di gestione per analizzare il conflitto in corso, comincia a spuntare qualche riferimento al termine stagflazione. In questo articolo vediamo di cosa si tratta e quali sono le sue conseguenze.

Che cos’è la stagflazione?

È un fenomeno che si produce quando si presentano contemporaneamente due circostanze: l’economia attraversa una fase di stagnazione, caratterizzata da un calo della produzione, e al contempo si registra un aumento dell’inflazione, ossia una crescita dei prezzi. Questo scenario potrebbe verificarsi nel contesto attuale? Gli esperti ritengono che sia ancora presto per parlare di stagflazione e sembrano escluderla a breve termine, ma è importante tenerla presente. Torniamo al significato di questo termine analizzando i precedenti storici del fenomeno e vediamo quali conseguenze può avere per l’economia. Di fatto, la stagflazione mette in discussione la relazione inversa tra inflazione e disoccupazione tracciata dalla curva di Phillips.

Le cause

Possono essere diverse e sono legate all’effetto distorsivo di uno o più fattori esterni sul normale meccanismo della domanda e dell’offerta.

Una delle cause più frequenti di questo fenomeno è lo spostamento negativo dell’offerta che si verifica quando un evento spinge al rialzo i costi produttivi e la curva di offerta aggregata si sposta a fronte di un calo della produzione e di un aumento del livello dei prezzi. In altre parole: stagflazione.  

Secondo Paul Samuelson, premio Nobel per l’economia, nelle economie miste la stagflazione è riconducibile alle misure governative attuate per regolare l’economia. Le decisioni delle autorità hanno ripercussioni sull’occupazione e sull’economia e impediscono la correzione naturale della disoccupazione e la recessione industriale.

Esempi storici

Il termine stagflazione fu coniato da Ian MacLeod, ministro britannico. Quando? Sembra che lo pronunciò per la prima volta durante un discorso alla Camera dei Comuni nel 1965 quando lanciò un avvertimento contro le condizioni gravi e inedite in cui versava l’economia, perché la fase di stagnazione della crescita era accompagnata da un aumento dell’inflazione.

La stagflazione si ripropose anche negli anni ’70.Tra il 1973 e il 1975 i prezzi del greggio raddoppiarono e i Paesi importatori di petrolio registrarono un periodo di simultanea inflazione e recessione. Negli USA il tasso di inflazione misurato dall’indice dei prezzi al consumo (IPC) superò il 10% per la prima volta da diversi decenni, mentre il tasso di disoccupazione salì dal 4,9% nel 1973 all’8,5% nel 1975.

Situazione che tornò a ripetersi sul finire degli anni ’70. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) ridusse di nuovo l’offerta di greggio per far salire i prezzi e le quotazioni più che raddoppiarono tra il 1978 e il 1981. Ancora una volta, il risultato fu la stagflazione. L’inflazione, che era leggermente diminuita dopo i primi tagli alla produzione da parte dell’OPEC, superò nuovamente il 10% l’anno; nel giro di pochi anni la disoccupazione aumentò da circa il 6% nel 1978-79 al 10% circa.

Cosa significa per un’economia attraversare una fase di stagflazione?

Significa maggiore povertà per tutti i ceti sociali e maggiori difficoltà per qualsiasi misura correttiva presa dal governo. Perché? Si viene a creare un circolo vizioso: nonostante gli interventi mirati a incrementare la produzione, l’inflazione soffoca qualsiasi accenno di ripresa della crescita. In definitiva, si tratta di una situazione anomala che confuta la teoria economica e mette in crisi i meccanismi correttivi dei mercati.

Come spiega Yves Bonzon, CIO di Julius Baer, “un livello più alto dei tassi di interesse che si limita a compensare un tasso di inflazione più elevato può essere associato a uno scenario di stagflazione”. Secondo l’esperto, “in un contesto di disuguaglianza sociale a livelli record, un aumento strutturale dell’inflazione che non fosse accompagnato da un incremento della produttività, e quindi dei salari reali, colpirebbe in modo crudele e sproporzionato i redditi più bassi”.

Uno scenario di stagflazione può innescare cambiamenti a livello di politiche monetarie e governative. Il Blue Paper di Amundi sull’agenda di Biden cita proprio quanto successo negli anni ’70. “Le grandi crisi come le guerre, le epidemie o una cattiva gestione economica spesso comportano un drastico cambiamento a livello di politica di governo.  Negli anni ’70 la stagflazione fu il catalizzatore della Reaganomics, ovvero gli interventi messi in campo dal Presidente Ronald Reagan per ridimensionare il ruolo del governo nell’economia”. Come spiega il paper, “tra le altre cose le politiche varate in quegli anni diedero inizio a una fase di deregolamentazione, riduzione delle imposte, tagli alla spesa pubblica e impulso al libero mercato. Il neoliberismo si consolidò fino a diventare il principale pilastro delle politiche economiche statunitensi e sostanzialmente è rimasto tale anche ai giorni nostri”.

Dobbiamo preoccuparci?

“Se alla Russia verranno imposte restrizioni alle esportazioni nel settore dell’energia o se Mosca attuerà rappresaglie, ad esempio tagliando le forniture di energia, uno shock dei prezzi delle materie prime farebbe aumentare il rischio di stagflazione” affermano gli esperti di Erste AM. Arrivati a questo punto, la raccomandazione principale è di ridurre l’esposizione ai settori ciclici e aumentare la ponderazione dei segmenti in grado di beneficiare di un picco dell’inflazione.

“All’apice di un periodo di stagflazione si può verificare un avvicendamento ai vertici della classifica delle asset class più redditizie. In questo scenario, i mercati azionari potrebbero generare rendimenti più moderati, mentre l’oro e le materie prime produrrebbero ritorni superiori” sostiene Sean Markowicz, CFA, strategist research and analytics di Schroders.