Con l’ascesa degli investimenti socialmente responsabili (SRI, dall’inglese), il lessico delle case di gestione si è arricchito di numerosi termini nuovi.
Il glossario FundsPeople include già, ad esempio, voci relative al greenwashing e agli approcci SRI. Stavolta ci occupiamo di un termine che ha acquistato popolarità con la crisi del Covid: la stewardship.
Che cos’è?
La definizione di stewardship data dall’Associazione Italiana per la gestione etica delle risorse (Stewardship Italia), aderente all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), è quella di “gestione etica (responsabile) delle risorse”. Si tratta di uno strumento complementare rispetto agli SRI e implica una partecipazione attiva degli investitori per promuovere la transizione delle società in cui investono verso i fattori ESG. L’evoluzione del quadro normativo sostiene le principali attività di stewardship, ovvero l’engagement attivo e l’esercizio dei diritti di voto.
Attività di stewardship
La partecipazione degli investitori alle decisioni aziendali è di tipo trasversale e si articola principalmente su due modalità.
- Engagement
Si riferisce all’esigenza di avviare un dialogo attivo tra l’azienda e i suoi investitori per raggiungere insieme determinati obiettivi ESG.
- Voto attivo
Riguarda la capacità degli investitori di usare il proprio voto in sede di Assemblea degli azionisti per raggiungere un determinato obiettivo. Il voto può essere espresso direttamente, attraverso la partecipazione dei singoli investitori all’Assemblea, o indirettamente, tramite piattaforme e servizi di consulenza al voto.
Opzione in crescita, quest’ultima, non solo perché il proxy voting comporta un minore dispiego di risorse, ma anche perché permette di esercitare pressione in forma collettiva. L’attivismo tramite l’esercizio del diritto di voto diretto o per delega all’Assemblea generale è lo strumento principale con cui gli azionisti possono influenzare le strategie e le pratiche ESG delle società in cui investono.
Le attività di engagement e voto attivo possono essere realizzate in modo diretto, misto o collettivo.
Una delle principali iniziative collettive è la Climate Action 100+, che riunisce sotto lo stesso tetto gli investitori istituzionali interessati a esercitare un “engagement collettivo”. Un altro esempio è la Net Zero AM, un’iniziativa che ha tra i suoi obiettivi l’azzeramento delle emissioni di carbonio su base netta su tutti gli asset gestiti al più tardi entro il 2050 e che vede la partecipazione di oltre 300 società di gestione in tutto il mondo.
Qual è lo scopo della stewardship?
L’obiettivo non è soltanto influenzare le decisioni delle aziende, ma anche mitigare i rischi ai quali sono esposte a lungo termine. Di fatto, una crisi drammatica come quella del Covid ha dimostrato che le società con i migliori rating ESG hanno saputo gestire meglio le flessioni, sia in termini di ribassi registrati sui mercati in un anno volatile come il 2020 che di flussi di investimenti. È quanto emerge da vari studi, tra cui questo di Fidelity e questo di Morningstar.
Oltre ad accendere i riflettori sui potenziali rischi, la partecipazione attiva genera anche un impatto positivo sul contesto operativo, poiché spinge le aziende a migliorare le proprie prassi e il modo in cui affrontano le questioni legate alla sostenibilità.